Se molti pensavano che il Patto di stabilità, sospeso per via della crisi pandemica, potesse essere archiviato dando più di un sollievo ai Paesi come l’italia, dovrà ricredersi e soprattutto svegliarsi dal questo sogno.
“Il Patto di stabilità ha funzionato, trattati non si cambiano”. Così il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, in un’intervista a un ristretto gruppo di giornali europei, pubblicata dal Corriere della Sera.
“Il Patto di stabilità, in base alla nostra valutazione, ha funzionato bene, ha abbastanza flessibilità come la crisi ha dimostrato: siamo stati capaci di attivare la clausola di salvaguardia e di fornire uno stimolo fiscale molto considerevole all’economia ma ci sono alcuni elementi che vanno affrontati. Bisogna assicurare una riduzione del debito graduale e credibile, serve una semplificazione delle regole, si devono soddisfare i bisogni di investimento”.
La premessa – continua Dombrovskis che ieri ha rilanciato a Strasburgo insieme al commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, la consultazione sulla riforma del Patto di stabilità e crescita – è che ”è essenziale ridurre l’alto debito pubblico perché questo determina come potremo rispondere a futuri choc ma dobbiamo farlo in un modo graduale e sostenibile; servono finanze pubbliche di qualità per promuovere investimenti pubblici, inclusi quelli per la transizione verde e digitale.
In questo contesto la Recovery and Resilience Facility (lo strumento dal quale dipendono i fondi dei Pnrr, ndr) è un’opportunità unica per coprire i bisogni addizionali di investimento. Un altro aspetto importante è la semplificazione: le regole sono diventate troppo complesse, le vogliamo semplificare e basarle su variabili misurabili. È poi importante costruire un consensus”.
“Dal mio punto di vista non c’è bisogno di cambiare i Trattati per introdurre importanti cambiamenti al quadro regolatorio fiscale europeo”, aggiunge il vicepresidente della Commissione Ue. “Quanto alla proposta legislativa, dipende da cosa emerge dalla consultazione pubblica, potrebbe essere anche non legislativa, una comunicazione interpretativa”. Un primo tentativo di riforma del Patto di stabilità e crescita risale al febbraio 2020, ma venne bloccato dalla pandemia.
Dombrovskis ha quindi risposto alla domanda su come l’Italia possa ridurre il debito pubblico molto alto e allo stesso tempo garantire gli investimenti necessari alla doppia transizione.
“La regola del debito richiede una riflessione su come rendere il percorso di riduzione più realistico e più favorevole alla crescita: questo è uno dei temi della consultazione pubblica che stiamo lanciando – ha spiegato – La Recovery and Resilience Facility non copre l’intero divario degli investimenti, perché il bilancio dell’Ue con l’Rrf vale il 2% del Pil, mentre i bilanci nazionali sono circa il 50% del Pil. L’Italia è il maggior beneficiario dela Rrf, ma certamente anche la composizione delle finanze pubbliche degli Stati membri sarà importante”.
Dombrovskis gela le aspettative su una modifica del Patto di stabilità: "Trattati non si cambiano"
Il vicepresidente della Commissione Ue: "Ha abbastanza flessibilità come la crisi ha dimostrato"
Preroll AMP
globalist Modifica articolo
20 Ottobre 2021 - 10.44
ATF AMP