Sondaggi politici: italiani angosciati dalla guerra in Ucraina, i rincari vengono molto dopo

Il Covid sparisce dalle principali preoccupazioni nonostante l'aumento dei contagi. Ora in cima alla liste delle angosce delle famiglie ci sono la guerra in Ucraina (63%) insieme al caro bollette, all'aumento dei prezzi (18%) e al lavoro (16%)

Sondaggi politici: italiani angosciati dalla guerra in Ucraina, i rincari vengono molto dopo
Sfollati ucraini
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14 Marzo 2022 - 15.18


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Sondaggi politici, la Guerra in Ucraina al primo posto e solo dopo i rincari. Questo perché si teme che la guerra scatenata da Putin possa avere ripercussioni in Italia nonostante la posizione del governo, della Ue e della Nato di non intervenire militarmente.

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Il Covid sparisce dalle principali preoccupazioni nonostante l’aumento dei contagi degli ultimi giorni. Ora in cima alla liste delle angosce delle famiglie ci sono la guerra in Ucraina (63%) insieme al caro bollette, all’aumento dei prezzi (18%) e al lavoro (16%). 

A dirlo è un sondaggio online sul sito http://www.toscana.coldiretti.it condotto da Coldiretti Toscana preoccupata per l’effetto psicosi che il conflitto tra Russia e Ucraina sta provocando sebbene le rassicurazioni delle principali catene di distribuzione. L’assalto agli scaffali, soprattutto per generi come la pasta, rischiano solo di alimentare le speculazioni insieme a sprechi alimentari.

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“La corsa agli scaffali di questo fine settimana è ingiustificata. La pasta sugli scaffali non mancherà ed il nuovo raccolto è ormai prossimo. – commenta Fabrizio Filippi, Ppesidente Coldiretti Toscana – E’ chiaro però che occorre intervenire nell’immediato per contenere i costi energetici delle attività produttive e distributive essenziali al Paese per evitare quei fenomeni speculativi che stanno facendo esplodere i prezzi affondando le imprese agricole, gli allevamenti, i pescherecci e le serre dove si producono fiori ed ortaggi costrette a vendere sottocosto nonostante i spaventosi aumenti di materie prime, concimi, energia”.

 Già a partire dalle prossime semine la Coldiretti ha offerto la propria disponibilità alle industria alimentare di lavorare da subito a contratti di filiera con impegni pluriennali per la coltivazione di grano e il riconoscimento di un prezzo di acquisto ”equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti nel rispetto della nuova normativa sulle pratiche sleali, per consentire di recuperare i livelli produttivi necessari. In Toscana, negli ultimi venti anni, e così in Italia, i campi destinati a grano duro, tenero e mais si sono ridotti notevolmente a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori e alla miopia dell’industria che ha preferito per convenienza economica comprare all’estero piuttosto che favorire la coltivazione di grano e dei principali mangimi per la zootecnia in ”casa” attraverso contratti di filiera.

“Le imprese agricole della Toscana possono tornare alle giuste condizioni – analizza ancora Filippi – grandi quantitativi di grano duro per contribuire al ridurre la nostra dipendenza dalle importazioni. La pandemia prima, la guerra ora, ci mettono di fronte alla necessità di cambiare radicalmente l’approccio del paese ai temi dell’approvvigionamento alimentare e energetici. Paghiamo ritardi e scelte sbagliate. Ma siamo ancora in tempo per invertire la rotta e tornare ad una sovranità alimentare nazionale di sistema europeo mettendo al centro l’agricoltura e le imprese agricole”.

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Il consiglio della Coldiretti è di programmare e diversificare gli acquisti privilegiando prodotti freschi e di stagione rivolgendosi ai mercati contadini, presenti ormai in tutte le città della Toscana, o direttamente dai produttori agricoli anche per evitare le speculazioni lungo la filiera che gonfiano il prezzo finale.

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