Dopo la pandemia si profilano nuovi problemi per il turismo. A causa della guerra in Ucraina e delle sanzioni contro la Russia, secondo l’Istat, ci sarà “un inevitabile azzeramento” della domanda russa e ciò “avrà un importante impatto sui ricavi” del settore. Per l’Istituto nazionale di statistica infatti “i turisti russi sono da tempo tra quelli con la maggiore capacità di spesa (145 euro di spesa pro-capite giornaliera nel 2018, al quarto posto dopo giapponesi, cinesi e canadesi) e tra quelli più inclini a privilegiare le strutture alberghiere di lusso (più del 40% delle presenze dei russi nel 2019 erano registrate in questa tipologia di struttura).
Gli effetti della prima crisi Ucraina nel 2014 L’Istat ricorda che il turismo di provenienza russa ha rappresentato una “fonte di domanda vivace nell’ultimo decennio, con un picco di quasi 8 milioni di presenze nel 2013. La prima crisi Ucraina del 2014, con le sue conseguenze di sanzioni economiche e la svalutazione del rublo avevano provocato un calo delle presenze dei russi in Italia che però, a partire dal 2017, erano tornate a crescere fino ai circa 6 milioni del 2019. Con gli effetti dell’emergenza sanitaria le presenze sono crollate a circa un milione nel 2020 e hanno avuto un ulteriore calo nel 2021 pari a circa il 40%”.