L’Italia intera ha saputo che in provincia di Latina, a mezz’ora di auto dalla Capitale, si pratica una forma feroce di caporalato.
La conoscenza di questa vergogna la di deve alla tragica morte di Satnam Singh, un bracciante agricolo di 31 anni, deceduto tre giorni fa a causa delle ferite riportate mentre lavorava in un campo. Ma la situazione è divenuta unica nel suo genere perché il bracciante non solo non è stato portato in Ospedale ma addirittura abbandonato davanti casa sua ed a familiari e colleghi e’ stato addirittura requisito il telefono per evitare di chiedere aiuto . Questo triste evento ha portato alla luce le condizioni disumane in cui vivono e lavorano molti braccianti indiani nella Regione Lazio.
La comunità indiana della provincia di Latina è conosciuta per la sua instancabile dedizione al lavoro agricolo, ma purtroppo anche per essere vittima di sfruttamento ed essere sottopagati. Questi lavoratori, essenziali per l’economia agricola locale, affrontano quotidianamente una realtà di lavoro nero e stipendi miseri, vivendo in condizioni che non meriterebbe nessuno.
E il problema non è solo il Caporalato come sta venendo fuori ma tutto il contesto. Dalle Istituzioni che non sanno al cittadino che definisce l’incidente alla telecamera“una leggerezza “!
Sono tanti casi gravissimi e meno in quell’area dove tutti sanno e tutti si girano. Sarebbe bello se il mondo dell’informazione si occupasse di casi come quello di “ Bella Farnia”, una frazione di Sabaudia. Qui, bambini, ragazzi, anziani, disabili e adulti vivono in condizioni igienico-sanitarie disastrose. Senza accesso ad acqua potabile , gli abitanti sono costretti a utilizzare pozzi, la cui qualità dell’acqua è spesso incerta e non sottoposta a controlli adeguati. Le analisi chimico-batteriologiche sono un’incognita, e le autorità competenti, come l’Ato 4, l’ASL e Acqualatina SpA, sembrano ignorare queste emergenze.
Le condizioni di vita al Residence Bella Farnia Mare – Sabaudia sono una vergogna: mancanza di servizi igienici adeguati e assenza di infrastrutture mettono a rischio la salute e la dignità di centinaia di persone. È sconvolgente che in un paese civile, dove un’ora senza acqua può scatenare il caos, ci sia una comunità che vive costantemente senza accesso a questo bene fondamentale.
Le istituzioni locali e nazionali non possono continuare a far finta di non sapere di queste situazioni in Italia.
L’amministrazione comunale deve sapere sicuramente delle condizioni in cui vivono questi lavoratori, visto che i bambini di Bella Farnia frequentano le scuole locali. Eppure, l’inerzia regna sovrana. Dove sono i controlli dell’ASL? Perché il sindaco non reclama presso le istituzioni competenti?
Se un pozzo è inquinato, dovrebbe essere immediatamente chiuso e sanificato. Se le fognature non funzionano, dovrebbe esserci un intervento tempestivo. Lavoratori che sono invisibili per i diritti essenziali ma vitali o meglio indispensabili per la vita quotidiana dell’economia di quell’area.
La moglie Satnam, la signora Sony, disperata ha detto “ l’Italia non è un Paese buono” . A mio parere il peggior giudizio che l’Italia, terra che ha conosciuto il fenomeno dell’ emigrazione, possa ricevere, e più grave ancora se darlo sono cittadini che lavorano onestamente e che si integrano in maniera esemplare.
Le autorità devono intervenire non solo in risposta agli incidenti, ma soprattutto per prevenire tali tragedie. E sarebbe ma sarebbe ora che ci si occupasse delle condizioni di vita di chi lavora e si integra con la comunità locale a tal punto di condividere la stessa scuola con i nostri figli.
Se la politica fa finta di non conoscere questi problemi , il mondo dell’informazione faccia conoscere a tutti non solo la piaga del caporalato ma anche i problemi delle tante “Bella Farnia” dove vivono questi lavoratori e loro famiglie.
Forse l’Italia non diventerà in breve “ un Paese buono” ma immediatamente deve divenire un “ Paese Civile”.