Guida alla digital finance: criptovalute e token spiegati

Nonostante la loro apparente somiglianza, "coin" e "token" non sono affatto sinonimi e presentano differenze sostanziali che è cruciale comprendere per navigare con competenza nel panorama della finanza digitale.

Guida alla digital finance: criptovalute e token spiegati
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20 Agosto 2024 - 12.53


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Nel mondo in rapida evoluzione del Fintech (con l’accezione più ampia del termine si intende una qualunque applicazione di tecnologie e innovazioni digitali in finanza), le parole “coin” e “token” stanno diventando sempre più comuni. Entrambe sono legate all’universo delle criptovalute, un settore che sta trasformando il modo in cui concepiamo e gestiamo il denaro. Tuttavia, nonostante la loro apparente somiglianza, “coin” e “token” non sono affatto sinonimi e presentano differenze sostanziali che è cruciale comprendere per navigare con competenza nel panorama della finanza digitale.

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Le criptovalute, con il Bitcoin come pioniere, hanno introdotto una nuova era di decentralizzazione e sicurezza finanziaria, promettendo transazioni più veloci, sicure e senza intermediari tradizionali come le banche. In questo contesto, “coin” e “token” svolgono ruoli distinti, ma complementari. Mentre i primi sono generalmente utilizzati come un mezzo di scambio digitale, i secondi possono rappresentare una vasta gamma di asset all’interno di specifiche piattaforme blockchain. Inoltre, mentre tutte le criptovalute possono essere considerate token, non tutti i token sono criptovalute.

Questa distinzione è fondamentale non solo per chi investe o utilizza questi strumenti, ma anche per chi si occupa di regolamentazione, sviluppo tecnologico e innovazione finanziaria. Capire le differenze permette di sfruttare appieno le potenzialità offerte dalla blockchain, ottimizzando le strategie di investimento e partecipazione nei vari ecosistemi digitali.

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Coin, mezzo di scambio digitale

Come abbiamo anticipato le “coin” sono monete digitali create per essere un mezzo di scambio. Tecnicamente rappresentano vere e proprie frazioni di criptovaluta e si generano quindi dalla blockchain in questione. Ne esistono a migliaia, le più note sono due: Bitcoin ed Ether.

La Bitcoin è stata lanciata nel 2009 da un individuo (le ipotesi sulla sua reale identità sono molteplici) sotto lo pseudonimo “Satoshi Nakamoto”. È una criptovaluta decentralizzata che non dipende da banche o governi e che utilizza la tecnologia blockchain, un database dove vengono registrate le transazioni per garantire sicurezza e trasparenza delle operazioni.

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Ether è la criptovaluta nativa della blockchain Ethereum, lanciata nel 2015 da Vitalik Buterin. In pratica, Ethereum è anche una piattaforma open source che consente agli sviluppatori di creare e gestire smart contract e app decentralizzate (dApp) che servono per registrare operazioni con la massima trasparenza. 

Token: strumenti versatili e controllati

A differenza dei coin, i token sono gettoni di valore creati su un’infrastruttura blockchain preesistente e possono essere utilizzati per una gamma di asset o di utilità all’interno di un ecosistema. Ce ne sono di diversi tipi, a seconda della loro vocazione. Ecco i principali:

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Utility Token 

Gli utility token possono essere utilizzati per coprire spese di transazione o accedere a funzionalità premium all’interno di una piattaforma blockchain. Facciamo un esempio reale per capire meglio. La società italiana DTSocialize Holding, che opera nel settore Fintech, ha sviluppato un ecosistema (DTCircle) che permette agli utenti che fanno parte della sua community di gestire i propri asset utilizzando principalmente il token uTake, che permette di accedere a servizi e prodotti all’interno dei vari contenitori.

Security Token

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I security token, invece, rappresentano una forma di investimento e sono, in sostanza, la trasposizione digitale delle tradizionali azioni. Dal momento che rappresentano una quota di proprietà o i diritti al profitto di un’azienda, devono conformarsi alle leggi che regolamentano le transazioni finanziarie. In Italia i security token sono regolati da Consob, mentre negli Stati Uniti sono soggetti alle normative della SEC. 

Commodity Token e Token non fungibili (NFT)

Mentre i security token rappresentano beni non tangibili, i commodity token sono garantiti da beni fisici, come l’oro, il petrolio, o il caffè. Chi investe in commodity token possiede dunque materialmente ciò che ha acquistato e può scambiarlo in formato digitale sempre attraverso la blockhain.

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I token non fungibili (NFT), invece, rappresentano beni digitali unici, come opere d’arte, musica, o proprietà intellettuali. Sono intercambiabili, ma indivisibili e unici, e rappresentano proprietà digitali rare e collezionabili.

Vantaggi e potenzialità dei Token

1. Decentralizzazione: eliminano la necessità di intermediari, riducendo così i costi delle transazioni in assoluta trasparenza;

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2. Accessibilità: permettono a chiunque con una connessione internet di partecipare ai mercati globali;

3. Efficienza: grazie agli smart contract che automatizzano molte funzioni, gli errori sono ridotti e i processi accelerati.

La conoscenza approfondita di ciò che l’evoluzione finanziaria digitale sta offrendo permette di partecipare attivamente al processo di rivoluzione ora in atto sul panorama economico globale. Questa comprensione non solo facilita decisioni di investimento più informate e strategiche, ma apre anche la strada a nuove opportunità di innovazione e crescita in un mondo sempre più digitalizzato.

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