I pinguini stanno scomparendo a una velocità preoccupante. A Palmer Station, avamposto di una quarantina di scienziati e geologi americani, l’unica stazione a Nord in Antartide dagli anni Sessanta, gli esemplari che vi abitavano sono quasi del tutto estinti.
Secondo un reportage della Cbs News, oggi se ne conta l’85% in meno rispetto a 40 anni fa.
In numeri assoluti – racconta il capo della stazione di controllo da 18 anni, Robert Farrell – i pinguini sono passati da circa 9.000 a meno di 1.200.
E la situazione è destinata a peggiorare: i mari ghiacciati, necessari alla sopravvivenza di questi anfibi per la caccia al loro stesso cibo, continuano a retrocedere. Come se non bastasse, il ghiacciaio che torreggiava su quell’area dell’Antartide si è recentemente diviso in due per il calore che ne ha sciolto una parte, creando di fatto un’isola che non esisteva prima. “La situazione e la natura qui – ha spiegato alla Cbs Farrell – cambiano di continuo, cambiano proprio ogni giorno”.
Da tempo il problema esiste, e diventa sempre più grave. Riscaldamento climatico terrestre, scioglimento dei ghiacci. In un recente studio, pubblicato su Nature Scientific Reports, Gemma Clucas e altri scienziati delle Università di Southampton e Oxford e della Woods Hole Oceanographic Institution hanno raccolto in diverse colonie sparse per la Penisola antartica campioni di sangue di 537 pinguini appartenenti a tre diverse specie: pinguino di Adelia, pinguino antartico, e pinguino papua: “Nonostante il riscaldamento attuale apra nuove opportunità, la rapidità con la quale si sta verificando, causa soprattutto delle attività umane, sta creando fra i pinguini molti perdenti e pochi vincitori”, ha affermato Gemma Clucas. In particolare, i pinguini di Adelia e i pinguini dal collare dell’Antartide stanno diminuendo rapidamente, e solo i papua hanno popolazioni stabili, anzi si stanno espandendo verso siti di nidificazione sempre più meridionali.