Ora i grillini possono placare la base dando loro quello che è (per tutti) un ottimo risultato: ossia una svolta ambientalista seria.
Il superministro green, come chiesto dal Movimento 5 Stelle, ci sarà. La conferma è arrivata tramite i rappresentanti del Wwf nelle dichiarazioni seguite alle consultazioni con il premier incaricato Mario Draghi.
Un tassello decisivo per sbloccare la costruzione della squadra di governo del Professore visti i tormenti grillini con la base (e un pezzo di parlamentari) in subbuglio sul via libera a Draghi.
In pole per il nuovo ministero della Transizione ecologica -al centro di una telefonata oggi tra l’ex numero uno della Bce e Beppe Grillo- ci sarebbe, a quanto si apprende, l’economista Enrico Giovannini.
Sul modello francese, il nuovo dicastero potrebbe accorpare Sviluppo Economico e Ambiente.
Non dovrebbe quindi andare ad un esponente pentastellato, ma a un ‘tecnico’. Anche perché se gli ingressi politici dovessero essere contenuti (magari uno per ogni forza politica?), resterebbe ‘libera’ la casella per il Movimento. E il nome che si avanza con più forza resta quello di Luigi Di Maio. Sempre che Giuseppe Conte resti veramente fuori dalla squadra Draghi. Al momento, sullo schema a cui sta lavorando il premier incaricato, le certezze sono poche. Nei partiti resta la convinzione di un mix tecnico-politico. Ma con quali percentuali, ruolo e peso a seconda di ciascun gruppo parlamentare sarebbe ancora da definire. E la sensazione, nelle ultime ore, è di uno spazio contenuto per la politica.
E non è un particolare da poco. Anche per gli equilibri interni ai partiti. Prendi il Pd. Per rappresentare le varie anime dem servirebbero almeno tre caselle tra Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Andrà fatta una scelta, con ogni probabilità. Anche di Nicola Zingaretti si è parlato e lo stesso segretario dem non ha escluso totalmente l’ipotesi, come accaduto in altre occasione quando si parlava di rimpasto del Conte 2. Un eventuale ingresso che però – se ci fosse anche la Lega al tavolo del Cdm- renderebbe tutto molto complicato. Un’altra personalità che avrebbe molta difficoltà a fare parte di un governo con ministri della Lega è Roberto Speranza. Chi ha parlato nelle ultime ore con il ministro uscente della Sanità (sempre tra i più apprezzati nei sondaggi sul Conte 2) lo descrive come molto preoccupato.
Per quanto riguarda Forza Italia i nomi ‘papabili’ sono quelli di Anna Maria Bernini, Mariastella Gelmini e Antonio Tajani. Per la Lega – nel caso in cui non dovessero entrare i leader, quindi Matteo Salvini per il Carroccio- in pole c’è Giancarlo Giorgetti seguito da Riccardo Molinari, Massimo Garavaglia, Erika Stefani e Giulia Bongiorno. Per Italia Viva viene confermato che la prima indicazione sarebbe quella di Teresa Bellanova. Mentre per i gruppi minori, sulla rampa di lancio Emma Bonino, molto stimata dall’ex numero uno della Bce.
Per la ‘quota’ Draghi di tecnici si confermano le indiscrezioni su Daniele Franco, direttore generale di Bankitalia e già ragioniere dello Stato, per il Mef (anche se si fanno anche i nomi di Ernesto Maria Ruffini e di Lucrezia Reichlin, ma chissà che alla fine non resista Roberto Gualtieri) e quelle sulla ex-presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, per la Giustizia. Per continuità potrebbe restare al Viminale Luciana Lamorgese, unico ‘tecnico’ del Conte 2. Per la sanità, nel caso in cui Speranza non dovesse entrare, potrebbe esserci Rocco Bellantone, direttore del governo clinico del Gemelli e preside della Facoltà di Medicina della Cattolica di Roma. In corsa anche la rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, ma il suo nome gira anche per la casella dell’Istruzione.
Per gli Esteri – se Di Maio non dovesse essere confermato – si fanno i nomi di Elisabetta Belloni, segretario generale del ministero degli Esteri, e Marta Dassù. Se invece la Farnesina fosse fuori dai giochi, per la Belloni si ipotizza anche la delega ai Servizi, visto che la caduta del Conte 2 ha bloccato la nomina di Pietro Benassi.
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