India contro Italia o altro? Brutta storia, sporca storia

Il vecchio cronista sente puzza di bruciato. Pescatori o pirati? Marò impazziti? Nascondarella all'italiana ma Calipari in Iraq non è morto di freddo. [Ennio Remondino]

India contro Italia o altro? Brutta storia, sporca storia
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Ennio Remondino Modifica articolo

20 Febbraio 2012 - 14.02


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di Ennio Remondino

Puzza di bruciato. Non solo è una brutta storia, ma è anche una storia assurda, piena di contraddizioni, di versioni inconciliabili tra loro. Ed ecco che il pasticcio internazionale tra India e Italia per come ci è stato raccontato sino ad ora non convince affatto. Due verità troppo distanti tra loro, quasi fossero esistiti due diversi natanti “pirata”, quello contro cui hanno sparato i Marò italiani e quel peschereccio con vittime mostrato al lutto e all’indignazione nazionale indiana. Incidente avvenuto dove? Acque internazionali come afferma l’Italia o acque indiane come insiste il magistrato che vuole processare per omicidio i due militari italiani? Nell’era dei satelliti sembra una divergenza assurda. Risolvibile con qualche foto. Ma non accade. Per ora. Strano. Strano tutto. Quasi esistesse un conto tra India e Italia che andava saldato. Conto diretto o messaggio presentato in conto terzi? Accade a volte. Ma che diamine abbiamo o avremmo combinato noi italiani su quel mare di guerra anti pirateria e non soltanto? Da andare a curiosare.

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Segreto all’italiana. Una prima questione riguarda proprio la presenza di quei sei militari italiani a bordo di una nave mercantile in servizio di vigilanza, modello guardie giurate di fronte alla banca. Stabilito per legge, spiegano oggi i vertici militari, ma -aggiungiamo noi- tenuto accuratamente nascosto. Il decreto legge del luglio 2011, stabilisce che l’armatore deve pagare 2400 euro giorno per un team di sei Marò Sanmarco. Circa 300-400 euro lordi a testa che corrispondono alla missione estera e all’imbarco. La marina e lo Stato offrono questo servizio senza neanche recuperare le spese, a partire da armi, addestramento, viaggio per i porti di imbarco e sbarco. Costi ben diversi se questo servizio passa ai civili e diventa business. La legge non ha ancora regolamentato l’impiego di vigilantes/guardie giurate private. Dettaglio tecnico: sei operatori per i turni e i settori da coprire. Soprattutto la poppa -lato dove il radar è cieco- e la plancia, dove ci sono i sistemi di navigazione e i sistemi radio per le comunicazioni.

Concorrenza sleale. Ben più oneroso per l’armatore l’uso di mercenari a bordo. I famosi “Contractors” e i famigerati “Blackwater” statunitensi. Bande di assassini armati -secondo alcuni- soldati di ventura utili a molti Stati per le operazioni troppo sporche che si rendono a volte necessarie. Sia come sia, quelli li pagi salati. 1000 dollari al giorno cadauno -dicono nostre fonti- quando sono realmente nelle acque somale, e le compagnie di sicurezza chiederanno almeno 6000-10000 dollari al giorno per tutta la permanenza nell’oceano indiano. Un vero business dove il militare con addestramento e stellette viene di fatto proposto a prezzi di saldo suscitando non poche “tensioni di mercato”. Peggio, noi italiani, su quel “mercato” dove alla violenza corsara non puoi rispondere con le margherite, siamo considerati dei “tenerelli”. Esistono istruttivi video youtube di russi, francesi e danesi dove si vede come risolvono per vie spicce il cosa fare dei pirati catturati. Gli italiani i loro ultimi prigionieri li hanno lasciarli davanti alle coste somale con acqua, benzina per i motori e viveri.

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Italiani troppo brava gente. Troppo “Vogliamoci bene” in quella sorta di Tortuga selvaggia che è oggi l’Oceano indiano verso Suez, salvo cercare ora di sputtanarci come pistoleri facili e assatanati assassini di innocenti pescatori? Noi italiani della cooperazione militare-civile che costruisce dighe, strade, ponti, case, scuole -è l’accusa angloamericana- per far finire tutto a tarallucci e vino. Noi saremmo quelli che risolvono tutto pagando. Questo prima dell’inserimento nel business di assicurazioni e compagnie private di sicurezza. Vero è che sulle navi da crociera -pare anche italiane- la sicurezza è affidata a israeliani, britannici-americani-sudafricani che però ufficialmente non risultano per le nostre autorità a bordo. Di questo ci accusano i nostri alleati. Noi che pagando costringevamo anche loro ad essere più morbidi in Somalia, Iraq, Afghanistan. Bugia. Sola differenza che quando loro pagano un riscatto -e lo fanno tutti, Usa compresi- riescono in genere a mantenerlo segreto.

L’India ora nemica? Questa vicenda non convince molti manco nell’enorme India. Anzi. C’è chi rileva come tutta la vicenda esaltata da molti media locali faccia molto comodo ad una parte della politica indiana. L’opposizione alla leader politica nazionale Sonia Ghandi -ad esempio- che, guarda caso, è di origini italiane. L’ipotesi -qualcosa in più di un semplice sospetto- è quella di fare intendere all’opinione pubblica che il candidato Primo ministro indiano svende il proprio Paese a causa delle proprie origini. Sempre più melmosa questa storia. Manco i numeri ci salvano. Sparatoria in mare avvenuta a 30 miglia dalla costa indiana, dice il comandante della petroliera. 22 miglia dicono gli indiani. Restano sempre acque internazionali. Quindi? I militari italiani dicono di aver esploso colpi di avvertimento contro un’imbarcazione con 5 uomini in coperta. Il capitano indiano sostiene che erano solo due in plancia e gli altri dormivano. Il peschereccio colpito da almeno 20 colpi. Miracolo anti legge di Archimede il suo restare a galla sino a poter raggiungere il porto.

Il pasticcio legale. Due o tre punti fermi. L’incidente è avvenuto senza dubbi in acque internazionali. Guardia costiera e polizia indiana sequestrano di fatto una nave italiana, quasi pirati di Stato. I veri pirati -e qui mancano spiegazioni da parte di comandante e Marò a bordo- non attaccano quasi mai navi scariche, come era la “Enrica Lexie”. Basta guardare lo molte foto diffuse. La murata da abbordare, da scalare è di circa 18 metri. Un palazzo di 3-4 piani! Strano, troppo strano, continuiamo a ripetere. La diplomazia che si incarta sui numeri delle miglia di acque territoriali. Le autorità marittime indiane che si muovono come pirati. I pirati veri -quelli che avrebbero visto i nostri Marò- che avrebbero tentato un abbordaggio impossibile. Un pasticcio che ha come ultimo corollario, altrettanto insolito, la disponibilità dell’apparato militare italiano a fornire chiarimenti tecnici ieri inimmaginabili e nomi da sputtanare pubblicamente. Domanda finale per ora senza risposta. Cos’è che puzza tanto in questa storiaccia?

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Pro memoria finale. «Il 13 luglio il Consiglio di Confitarma, riunito a Verona presso la sede Unicredit, ha espresso vivo apprezzamento per l’azione del Ministro della Difesa Ignazio La Russa, grazie alla quale sono state approvate le misure per la difesa attiva delle navi contro gli atti di pirateria. Il Decreto-Legge prevede la possibilità di imbarcare Nuclei Militari di Protezione (NMP) della Marina Militare, la quale puo’ avvalersi anche di personale delle altre Forze armate, e del relativo armamento previsto per la difesa delle navi e dei loro equipaggi. A tal fine il ministero della Difesa può stipulare con l’armamento privato italiano convenzioni per la protezione delle navi battenti bandiera nazionale in transito negli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria individuati con decreto del ministro della Difesa, sentiti il ministro degli Affari esteri e il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti (…) In caso di indisponibilità delle forze armate è prevista la possibilità di imbarcare contractor privati». Sta a vedere che la notizia attiva in fondo.

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[url”I segreti dell’anti-pirateria tra marò e Blackwater”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=7820&typeb=0&I-segreti-dell-anti-pirateria-tra-Maro-e-Blackwater[/url],

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[url”Arrestati i marò. E’ scontro tra Italia e India.”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=7854&typeb=0&19-02-2012–Arrestati-i-maro-e-scontro-tra-Italia-e-India[/url]

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