Nadia Murad, premio Nobel della pace: mio nipote fu arruolato dall'Isis a 11 anni

La yazida che fu rapita e fatta schiava dai terroristi racconta come il germe jihadista sia pericoloso: gli hanno fatto il lavaggio del cervello. L'Isis sopravvive nel modo di pensare di molti

Nadia Murad
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16 Dicembre 2018 - 17.03


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Lei come poche ha sofferto la barbarie e ha raccontato un episodio che dimostra quanto il germe jihadista possa essere infetto. “Anche mio nipote è stato arruolato nell’Isis a 11 anni”. E’ la drammatica testimonianza di Nadia Murad, Premio Nobel per la Pace 2018 per la sua lotta a difesa delle donne yazide che, come lei, sono state rapite e ridotte a schiave sessuali dell’Isis. Nel suo racconto al Forum di Doha, Nadia ha raccontato che al nipote “hanno fatto il lavaggio del cervello: ho provato a parlarci, ma mi ha risposto che se avessi insistito mi avrebbe ucciso”.
Chiedendo giustizia per le 6.500 vittime della comunità yazida in Iraq, donne che sono state rapite, sottoposte a violenze e vendute all’Isis, Nadia Murad ha puntato il dito contro la comunità internazionale che, ha denunciato, “non ha impedito il genocidio e non ci ha protetto. Abbiamo ricevuto supporto in parole, ma è stato fatto molto poco per le vittime”.

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Quindi ha spiegato che “se non avremo giustizia questo risuccederà. Forse l’Isis è stato sconfitto in Iraq, ma le violenze e il modo di pensare dell’Isis continuano ad esistere. Bisogna fare di più per combattere questo estremismo”.


La Premio Nobel ha quindi accusato che il governo iracheno, che “non ha fatto nulla per la comunità yazida, non ha neanche riconosciuto il genocidio subito. Finora il governo si è occupato di tutto tranne che della comunità yazida. Chiedo al governo iracheno di fare dei passi per dare fiducia agli yazidi e permettere loro di tornare a casa. Abbiamo bisogno di ricostruzione e giustizia”.

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