Libia, le accuse di Saviano, i silenzi del Pd

La grande dannazione della Libia: il petrolio. La Libia non ha semplicemente tanto petrolio, ma il miglior petrolio che possa esistere, perché non va raffinato e questo abbatte i costi.

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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

22 Ottobre 2020 - 12.56


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“Nel luglio scorso il Pd ha rivotato il finanziamento alla Guardia costiera libica. L’assemblea del Pd aveva votato No al rifinanziamento della Guardia Costiera libica. Perché tutto questo? Perché questo tradimento? Perché sostenere di nuovo un gruppo che è considerato dall’Onu un gruppo di miliziani, di trafficanti? Perché viene fatto questo accordo? Probabilmente dietro c’è dell’altro.
La grande dannazione della Libia: il petrolio. La Libia non ha semplicemente tanto petrolio, ma il miglior petrolio che possa esistere, perché non va raffinato e questo abbatte i costi. Ecco il segreto: probabilmente l’accordo Italia- Libia è mascherato dalla questione migranti ma in realtà sono soldi che servono per mettere una zampa nel conflitto della guerra civile libica e potere avere quindi ancora la possibilità di contare su una protezione ai pozzi petroliferi, un rapporto privilegiato per l’acquisto di greggio e forse persino un accesso al traffico clandestino di petrolio in cui certamente Bija è coinvolto. È chiaro che l’Italia si è seduta al tavolo con i trafficanti, che il problema migranti non è mai stato risolto come doveva, cioè una grande conferenza sull’Africa con tutti i Paesi europei, che dovevano ristabilire i rapporti tra l’Europa e l’Africa, e soprattutto un corridoio umanitario, cioè permettere migrazioni legali, in cui vengono controllati documenti, le persone e in cui soprattutto nessuno rischia la vita.
Questa era possibile invece abbiamo fatto vincere la falsa paura dell’invasione  e soprattutto accusato le Ong che salvano vite di essere le vere responsabili del traffico dei migranti.
L’accordo Italia-Libia rimarrà negli anni come uno dei più criminali che le istituzioni italiane abbiano mai fatto”. Un’accusa pesantissima quella lanciata da Roberto Saviano nel programma “My Way” da lui per Fanpage.it. Al centro, il tema dei migranti ed in particolare l’accordo tra Italia e Libia che, secondo lo scrittore casertano, rimarrà negli anni come uno più criminali che le istituzioni italiane abbiano mai fatto”. E il motivo è presto detto: “Il 14 ottobre – spiega Saviano – hanno arrestato Abdul Raman al Milad, membro delle istituzioni libiche, meglio conosciuto come Bija, uno dei più feroci trafficanti di esseri umani. Nel 2017 è in Italia, alla Croce Rossa, al ministero degli Interni e alla Giustizia. Visita persino il Cara di Mineo. Perché queste istituzioni lo hanno ricevuto? Semplice. Nonostante avessimo degli elementi che lo identificavano come trafficante di esseri umani, capo di bande miliziane, è stato prescelto dall’Italia come interlocutore del traffico degli esseri umani. Viene denunciata da due giornalisti la sua presenza al tavolo con le istituzioni italiane. Bija legge i loro articoli e li minaccia pubblicamente. Fa riferimento alla vita di Nello Scavo, accusa Nancy Porsia. La minaccia è chiara. Scavo finirà sotto protezione, Nancy Porsia ad una vita di reclusione”.
Tra la vita e la morte In un recente rapporto, dal titolo “Tra la vita e la morte”, Amnesty International ricostruisce, attraverso numerose fonti verificate – ivi comprese le testimonianze dirette di 32 rifugiati e migranti vissuti, in passato o attualmente, in Libia –, la lunga scia di illegalità e le gravi e ripetute violazioni di diritti umani fondamentali che caratterizzano la gestione dei migranti da parte del Governo di Accordo Nazionale (Gna) libico. Pur non avendo aderito alla Convenzione di Ginevra  (1951), relativa allo statuto dei rifugiati, la Libia ha sottoscritto numerose altre convenzioni e trattati internazionali che la obbligano, formalmente, a riconoscere a chi di diritto lo status di rifugiato e a rispettare e tutelare i diritti umani. Nei centri di detenzione riservati ai migranti, tuttavia, questi impegni vengono puntualmente disattesi in un clima di opprimente impunità. Migranti e rifugiati che arrivano in territorio libico vengono infatti illegalmente incarcerati, privati della possibilità di una difesa legale, e consegnati alla custodia di forze di sicurezza (spesso agli ordini del governo).
I luoghi di detenzione ufficiali riservati ai migranti sono undici sull’intero territorio nazionale, ma si stima che vi siano molti altri “campi” non ufficiali nei quali essi vengono deportati, uscendo così dalle statistiche ufficiali e, di fatto, scomparendo. In molti casi, queste sparizioni forzate sono veri e propri rapimenti, realizzati da gruppi armati o da trafficanti così da costringere le famiglie a pagare un riscatto per sperare di rivedere i propri cari. Secondo il report,  “nel corso del 2020, sia la LCG (Libyan Coastal Guard) che il DCIM (Libya’s Directorate for Combating Illegal Migration) sono stati coinvolti nelle sparizioni forzate di rifugiati e migranti trasferendoli in centri di detenzione non ufficiali, comprese le cosiddette “strutture di raccolta dati e di indagine” e la “Fabbrica del Tabacco” [una ex-fabbrica dismessa e usata come centro di detenzione non ufficiale, controllata da una milizia], nonché in altri luoghi non rivelati”. In un recente rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è scritto che la missione Onu a Tripoli (Unsmil) “e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno continuato a ricevere segnalazioni di detenzione arbitraria o illegale, tortura, sparizioni forzate, sovraffollamento”.
Non solo nelle prigioni clandestine dei trafficanti, ma «”elle strutture di detenzione sotto il controllo del Ministero dell’Interno”.  Donne e ragazze detenute nelle carceri e nei centri di detenzione hanno continuato a essere esposte alla violenza sessuale», si legge ancora. Il libero accesso ai campi di prigionia ufficiali resta precluso ai funzionari Onu. Tuttavia gli osservatori Onu “hanno potuto documentare otto casi di donne e ragazze che erano state stuprate da trafficanti e personale di sicurezza libico”. “E’ la riprova, rimarca Nello Scavo – della connessione diretta tra uomini delle istituzioni e contrabbandieri di vite umane. Di ottenere giustizia nei tribunali locali non c’è speranza. Con il pretesto della pandemia «i casi penali sono stati rinviati», si legge nel rapporto.
Solo una scusa: “I membri della Procura della Repubblica non erano disposti o non erano nelle condizioni di indagare, a causa della paura di ritorsioni da parte di gruppi armati’. C’è solo una cosa da fare subito. Antonio Guterres lo dice senza girarci attorno: “Esorto gli Stati membri a rivedere le politiche a sostegno del ritorno di rifugiati e migranti in quel Paese’”. L’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) il 27 luglio ha pubblicato un rapporto in cui ha analizzato l’efficacia degli interventi italiani per migliorare le condizioni all’interno dei centri di detenzione libici arrivando alla conclusione che: “Nei centri nei pressi di Tripoli le ong italiane svolgano un’attività strutturale, che si sostituisce in parte alle responsabilità di gestione quotidiana dei centri che spetterebbe al governo libico. Inoltre, alcuni interventi non sono a beneficio dei detenuti ma della struttura detentiva, preservandone la solidità strutturale e la sua capacità di ospitare, anche in futuro, nuovi prigionieri”. Per Salvatore Fachile dell’Asgi, ci potrebbe essere anche una responsabilità giuridica dell’Italia rispetto ai reati contro l’umanità commessi dalle milizie negli stessi centri di detenzione: “L’erogazione di questi fondi potrebbe rendere complici gli italiani con le violazioni profonde dei diritti umani nei centri di detenzione, avverte il giurista.  La risposta italiana, del Governo e del Parlamento? Rifinanziare l’associazione a delinquere denominata Guardia costiera libica. Una vergogna incancellabile, tangibile dimostrazione che sul tema dei migranti e dei diritti umani, non c’è alcuna differenza tra il Conte I e il Conte II.  
E per chi intende “restare umano” non basta che il razzista Salvini non sia più ministro dell’Interno, se poi si perseguono le stesse politiche, in modo più “aggraziato”. La riprova la si è avuta sui decreti sicurezza. Invece di abrogarli, il Conte II ha scelto di “limitarli”, senza però intaccare i principi che ne erano alla base. Spodestati dal Sultano Come non bastasse, nonostante i finanziamenti elargiti, l’Italia è stata spodestata in Libia dalla Turchia di Recep Tayyp Erdogan. Globalist lo ha documentato in più articoli, ed ora viene la clamorosa conferma dall’inchiesta pubblicata da Repubblica a firma Gianluca Di Feo: “Le forze armate turche hanno cominciato l’addestramento della Guardia costiera libica – scrive Di Feo – Ed è un altro colpo alla nostra influenza su Tripoli, perché finora questa attività veniva svolta dalla missione militare italiana.
L’annuncio è stato fatto ufficialmente ieri dal ministero della Difesa di Ankara, che ha anche diffuso le foto delle lezioni. Con una piccola beffa: le immagini mostrano come i turchi tengano i corsi su due delle motovedette donate dall’Italia alle autorità di Tripoli nell’autunno 2018. L’iniziativa rischia di avere un notevole impatto sulla situazione nel Canale di Sicilia.
Il contingente di Erdogan così può cercare di influire sul controllo sul flusso dei migranti: in pratica, diventano sempre più capaci di decidere se fermare i barconi o lasciarli partire. Un’avanzata graduale, che è cominciata a gennaio con le prime operazioni dei marines turchi al fianco della Guardia Costiera locale per bloccare i trafficanti e riportare indietro i disperati in viaggio verso l’Europa.
Adesso la presenza dei militari di Ankara si estende anche all’istruzione, che dal 2018 veniva condotta in acque internazionali dalla flotta della missione europea Sophia – sospesa un anno fa e poi chiusa – mentre in Libia se ne occupavano nuclei della Guardia di Finanza e della Marina militare”. Insomma, per usare un francesismo, in Libia l’Italia è stata “cornuta e mazziata”. Complimenti al duo Conte&Di Maio, peggio di così era difficile fare.

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