Afghanistan, nasce il governo di misogini e ricercati. Il governo del “nuovo” corso talebano.
Di donne non c’è traccia nell’esecutivo “inclusivo” promesso dagli Studenti coranici. E questa non è una novità visto il pensiero di genere dei propugnatori della sharia. Ma oltre alla misoginia, il marchio di fabbrica del governo sorto sulle ceneri lasciate dall’Occidente in fuga, è nella caratura jihadista di alcuni dei suoi ministri. Uno su tutti, Sirajuddin Haqqani, leader dell’omonima rete di milizie ritenuta vicina ad al-Qaeda, neo ministro dell’Interno, attualmente ricercato dall’Fbi per terrorismo, con una taglia di 5 milioni di dollari. Ma nel libro nero di Fbi e Cia il neo ministro dell’Interno non è solo. Con lui c’è mezzo governo talebano, a cominciare dal premier…
Who’s who del potere talebano
Mohammad Hassan Akhund, il nuovo primo ministro afghano nel governo dei Talebani, figura nella lista dell’Onu di persone designate come “terroristi o associati a terroristi”. Mohammad Hassan è stato in passato consigliere politico del Mullah Omar, già leader dei Talebani, oltre che governatore di Kandahar e ministro degli Esteri negli anni del primo governo degli studenti coranici, tra il 1996 e il 2001.
La carica di primo ministro andrà al mullah Mohammad Hassan Akhund, già capo del Consiglio direttivo dei talebani, la Rahbari Shura. Il suo vice sarà Abdul Ghani Baradar, tra i fondatori del movimento e negoziatore degli accordi del febbraio 2020 con gli Stati Uniti. Il nuovo primo ministro afghano nel governo dei Talebani, figura nella lista dell’Onu di persone designate come “terroristi o associati a terroristi”. Hassan è stato in passato consigliere politico del Mullah Omar, già leader dei Talebani, oltre che governatore di Kandahar e ministro degli Esteri negli anni del primo governo degli studenti coranici, tra il 1996 e il 2000.
Abdul Ghani Baradar, co-fondatore dei talebani, negoziatore con gli Usa a Doha e capo politico in pectore degli studenti coranici, sarà il vice leader del nuovo governo a Kabul. Nato nel 1968 nella provincia di Uruzgan (Sud), cresciuto a Kandahar, ha combattuto contro i sovietici negli anni ’80. Considerato il genero del mullah Omar, è stato liberato su richiesta degli americani nel 2018 e ha firmato gli accordi di Doha. Dopo che i russi furono cacciati nel 1992 e il Paese venne travolto dalla guerra civile, Baradar istituì una madrasa a Kandahar con il suo ex comandante e presunto cognato, Mohammad Omar, deceduto nel 2013 e la cui morte è stata nascosta per due anni. Baradar è considerato l’artefice della vittoria militare del 1996, quando i Talebani presero il potere, così come di quella odierna. Nei cinque anni di regime talebano, fino al 2001, ha ricoperto una serie di ruoli militari e amministrativi e quando l’Emirato cade, occupa il posto di vice ministro della difesa. Nel 2001, dopo l’intervento Usa e la caduta del regime talebano, Baradar avrebbe fatto parte di un piccolo gruppo di insorti pronti alla firma di un accordo con il quale riconoscevano l’amministrazione di Kabul, ma si è trattata di un’iniziativa infruttuosa. Nel 2010, quando è stato arrestato a Karachi, in Pakistan, Baradar era allora il capo militare dei talebani. Durante il suo esilio, durato in tutto 20 anni, ha saputo mantenere la leadership del movimento. Ascoltato e rispettato dalle diverse fazioni talebane, è stato successivamente nominato capo del loro ufficio politico, stabilito in Qatar, da dove Baradar ha portato avanti i negoziati con gli americani, che hanno portato al ritiro delle forze straniere dall’Afghanistan e ai fallimentari negoziati di pace con il governo afghano.
Gli altri ministri Mawlawi Mohammad Yaqub, figlio del mullah Omar, avrà l’incarico di ministro della Difesa, mentre Sirajuddin Haqqani guiderà il dicastero dell’Interno. Figlio del celebre comandante della jihad anti-sovietica, Jalaluddin Haqqani, Sirajuddin è il numero 2 dei talebani e il leader della potente rete che porta il nome della sua famiglia. La rete Haqqani, fondata dal padre, è ritenuta terroristica da Washington, che l’ha sempre considerata una delle fazioni più pericolose per le truppe Usa e Nato durante due decenni. La rete è nota per il suo utilizzo dei kamikaze, che hanno messo a segno gli attentati tra i più devastanti perpetrati in Afghanistan negli ultimi anni. Sirajuddin Haqqani, è ricercato dall’Fbi. Sulla sua testa una taglia da cinque milioni di dollari a chiunque possa fornire informazioni utili alla sua cattura. E’ ricercato in relazione a un attentato del 14 gennaio 2008 contro il Serena hotel di Kabul nel quale sono rimaste uccise sei persone, tra cui un cittadino americano, Thor David Hesla. E in merito a un tentato omicidio del presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai sempre nel 2008.
Qari Din Hanif è stato nominato a capo del ministero dell’Economia, Mawlawi Noor Mohammad Saqib è a capo di quello del Pellegrinaggio e degli affari religiosi e Mawlawi Abdul Hakim Sharie a quello della Giustizia. Il mullah Mohammad Esa Akhund guiderà il dicastero delle Miniere e del petrolio, il mullah Noorullah Noori quello dei Confini e degli affari tribali mentre Khalilurahman Haqqani sarà responsabile per i Rifugiati. Il ministero dell’Aviazione dei trasporti pubblici andrà al mullah Hamidullah Akhundzada, quello dell’Istruzione superiore a Abdul Baqi Haqqani e quello delle Telecomunicazioni a Najibullah Haqqani. Infine, ministro per lo Sviluppo rurale sarà il mullah Mohammad Younus Akhundzada. Ai Lavori pubblici andrà il mullah Abdul Manan Omari mentre il mullah Abdul Latif Mansoor sarà responsabile del ministero dell’Acqua e dell’energia. Zabihullah Mujahid ha annunciato anche altre nomine: l’ufficio di presidenza sarà diretto da Ahmad Jan Ahmady, l’intelligence verrà affidata a Abdul Haq Wasiq, mentre Haji Mohammad Idris sarà direttore della Banca centrale. Mullah Hibatullah Akhundzada sarà la Guida suprema dell’Emirato islamico dei Talebani, come ha confermato in conferenza stampa il portavoce Zabihullah Mujahid, spiegando che Akhundzada ”guiderà i fedeli, darà la linea e sosterrà il governo”. Akhundzada è stato nominato leader dei Talebani (“Ameer-ul-momineen”, il ‘comandante dei fedeli’) nel maggio del 2016 dopo l’uccisione in un raid di un drone Usa in Pakistan del predecessore, il mullah Akhtar Mansour, salito ai vertici del movimento nel 2015 a seguito della morte del mullah Omar che venne confermata passati due anni dal decesso. Rispettato come esperto di questioni religiose più che come comandante militare, Akhunzada era stato il capo della “giustizia” talebana all’epoca del regime (1996-2001) e oggi dovrebbe essere 60enne. Poco dopo la sua nomina al-Qaeda gli giurava fedeltà. Per la gerarchia del movimento, ha l’ultima parola sulle questioni politiche, militari e religiose. “
L’annuncio è stato fatto in conferenza stampa dal portavoce Zabihullah Mujahid che ha anche aggiunto che i Talebani “sono tutti rappresentanti”. Ha quindi spiegato che “non ci sono differenze tra noi. Tutti saranno trattati allo stesso modo”. “I Talebani sono composti da persone di tutte le Regioni, tutte le lingue, tutte le tribù e gruppi”, ha detto Mujahid, sostenendo che “non stiamo distribuendo portafogli in base all’identità etnica, come invece avevano fatto in passato i governi di Karzai e Ghani”.
Il portavoce capo dei Talebani è diventato una star dei media internazionali. Abile nella rassicurazione e nel confondere le carte. E’ vero che i dicasteri non sono stati attribuiti sulla base di un “manuale Cencelli” in salsa afghana. Sta di fatto che delle 33 cariche annunciate, solo 2 non sono finite ai pasthun, l’etnia meridionale di cui sono espressione i Talebani.
” L’Afghanistan ha affrontato una grave crisi e l’emirato islamico ha deciso di formare questa amministrazione. Ci sono ancora alcuni ministeri da assegnare, ma noi cerchiamo di nominare delle figure di alta professionalità anche nelle posizioni di sottosegretario. Vogliamo concentrarci sulla professionalità delle personalità che opereranno per questa amministrazione. Questa è un’amministrazione che deve affrontare i problemi immediati del paese: la povertà per esempio, mentre il tema della sicurezza è stato risolto perché non c’è più la guerra”. “Vogliamo buoni rapporti con tutti i Paesi, anche con quelli che combattevano contro di noi, vogliamo buone relazioni secondo le regole islamiche. Non consentiremo interferenze nelle nostre relazioni e e nelle nostre politiche e nei nostri affari. Non consentiremo di chiederci cose non corrispondenti alla sharia e alle regole islamiche. Abbiamo diritto di essere riconosciuti ufficialmente e sostenuti. Rispetteremo i nostri obblighi”, ha detto ancora Zabihullah Mujahid.
Allarme a Washinton…
Gli Stati Uniti sono “preoccupati” dal governo formato dai talebani e lo giudicheranno sulla base dei fatti. Lo afferma il Dipartimento di Stato. “Notiamo che la lista dei nomi annunciati” per la composizione del governo “include tutti membri dei talebani o loro alleati e nessuna donna”, afferma il Dipartimento di Stato, dicendosi “preoccupato dai precedenti di alcuni membri. In ogni caso giudicheremo i talebani sulla base delle loro azioni e non delle parole”. E fra le azioni sotto osservazione c’è la disponibilità o meno del nuovo governo di lasciare uscire dal paese gli afghani che lo vogliono”.
E pure a Roma
Una formazione, quella del governo talebano, che conferma i peggiori timori della comunità internazionale. “Non sono buoni segnali, anzi sono pessimi segnali”, rileva il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervenendo ieri a In Onda su La7. L’Italia non deve adottare “la politica dei due forni”, ma “ci deve essere chiarezza nelle nostre alleanze in politica estera”, ha aggiunto anche rispetto ai rapporti con Cina e Russia. “Siamo incompatibili su alcuni punti e su altri le alleanze vengono prima di tutti”.
Emergenza umanitaria
“Preoccupa l’emergenza umanitaria nel Panshir, dove i Talebani stanno stroncando nel sangue la rivolta dei cittadini. Migliaia di persone senza né cibo, né farmaci: sì a un corridoio umanitario per dare urgente soccorso a chi ha bisogno”. Lo scrive il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, su Twitter
I Talebani hanno annunciano di avere il controllo totale del Panshir, ultima sacca di resistenza in Afghanistan e hanno avvertito che “qualsiasi tentativo di insurrezione sarà duramente colpito”.
L’Iran ha condannato “con fermezza l’assalto” dei Talebani. E intanto il leader del movimento di resistenza nella valle afghana, Ahmad Massoud, lancia l’appello per una “rivolta nazionale” contro i Talebani: “Ovunque tu sia, dentro o fuori, ti invito a iniziare una rivolta nazionale per la dignità, la libertà e la prosperità del nostro Paese”. Secondo Al Arabiya, un aiuto ai Talebani per espugnare il Panshir è arrivato dalle forze armate del Pakistan, con “appoggio dall’aria e lancio di paracadutisti”.
Il Fronte di resistenza nazionale dell’Afghanistan ha rivolto un appello alla comunità internazionale, l’Onu e altre organizzazioni regionali e internazionali per fermare il genocidio dei Talebani nella valle del Panjshir. Ha quindi definito “illegale” il governo ad interim. La resistenza afferma che i Talebani continuano gli attacchi deliberati e su larga scala contro i civili.
“Assicuro a tutti i connazionali che i rappresentanti lavoreranno duramente per sostenere le regole islamiche e la legge della sharia nel Paese”, ha affermato il nuovo capo dei Talebani Hibatullah Akhundzada, che non si è mai fatto vedere in pubblico, in un comunicato stampa in inglese.
Kabul, vietato manifestare contro il Pakistan
Spari su una manifestazione di protesta contro la presenza del Pakistan in Afghanistan. Lo rivelano fonti giornalistiche sul posto. La manifestazione di una settantina di persone, in maggioranza donne, ha protestato davanti all’ambasciata pachistana. ToloNews su Twitter parla di “centinaia di manifestanti oggi a Kabul” che “gridano slogan contro il Pakistan”. Nelle foto di ToloNews si vedono in prima fila diverse donne che reggono uno striscione.
I testimoni affermano che gli spari erano diretti in aria. Filmati ripresi sui social e diffusi da ToloNews mostrano centinaia di donne che gridano rabbiosamente slogan di protesta contro il Pakistan, accusato di appoggiare il regime talebano. Le donne reggono cartelli, striscioni e alcune bandierine nazionali afghane. In un altro breve filmato si vede della gente fuggire mentre in sottofondo si sentono spari e raffiche.
Spari e raffiche: la macabra “colonna sonora” che accompagna il ritorno al potere degli Studenti del Corano.