Ucraina, la guerra e i profeti di sventura: le sparate di Johnson e la disinformatia imperante

Winston Churchill si girerebbe nella tomba se potesse ascoltare  uno spettinato inquilino del 10 di Downing Street che parla di una Terza guerra mondiale che il mondo libero dovrà combattere contro l’Hitler del XXI° secolo: Vladimir Putin.

Ucraina, la guerra e i profeti di sventura: le sparate di Johnson e la disinformatia imperante
Soldati russi e bielorussi
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

20 Febbraio 2022 - 17.59


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Winston Churchill si girerebbe nella tomba se potesse ascoltare  uno spettinato inquilino del 10 di Downing Street che parla di una Terza guerra mondiale che il mondo libero dovrà combattere contro l’Hitler del XXI° secolo: Vladimir Putin.

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“Le prove suggeriscono che la Russia stia pianificando la più grande guerra in Europa dal 1945″. Ad affermarlo è il primo ministro britannico, Boris Johnson, secondo il quale “il piano è già iniziato”.  Per Johnson le truppe russe non stavano solo progettando di entrare in Ucraina da Est, attraverso il Donbass, ma dalla Bielorussia e dall’area circostante a Kiev. Johnson parla di “prove” che dimostrano questa “pressione” di Mosca sull’Ucraina. 

Vladimir Putin «non si fermerà all’Ucraina’», gli dà manfortee la ministra degli Esteri britannica Liz Truss, secondo la quale il presidente russo sta tentando di ricostruire l’Unione Sovietica. “Questo è il momento più pericoloso per la sicurezza europea dagli anni ’40. Dobbiamo prepararci allo scenario peggiore. La Russia ha dimostrato di non prendere sul serio la diplomazia- aggiunge Truss-. L’Occidente deve fermare Mosca o Putin cercherà di riportare l’orologio indietro alla metà degli anni ’90 o anche prima”. La responsabile della politica estera britannica ipotizza l’annessione alla Russia degli stati baltici, come Estonia e Lettonia, e i Balcani occidentali, che comprendono Serbia e Albania.

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha scherzato sulle dichiarazioni della ministra degli Esteri del Regno Unito, e ha evocato un immaginario attacco a Kaliningrad, l’exclave russa sul Baltico, un tempo appartenente alla Germania e poi annessa al termine della Seconda Guerra Mondiale. “Liz Truss non è sempliciotta come sembra. La donna inglese ha compreso i nostri insidiosi piani per catturare la regione di Kaliningrad”, ha scritto Zakharova sul suo canale Telegram.

La profezia di Kamala

Sulla stessa inquietante lunghezza d’onda è  la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris: “ “Crediamo che Putin abbia preso la sua decisione. Punto”. Secondo Harris, l’Europa è sull’orlo di una possibile “guerra”. “Siamo sull’orlo dell’invasione, cerchiamo di evitare guerra fino all’ultimo”, le fa eco il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, alla Cnn. A una domanda sulla possibilità che il presidente russo, Vladimir Putin, stia bluffando, Blinken ha risposto che “c’è sempre una possibilità ma tutto quello che stiamo vedendo suggerisce che faccia dannatamente sul serio e che siamo sull’orlo di un’invasione. 

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Ma gli americani non vogliono morire per Kiev. Ll 55% degli statunitensi è contrario all’invio di truppe americane per combattere la Russia in caso di aggressione all’Ucraina. E’ quanto risulta da un sondaggio di
YouGov. Solo il 13% del campione ritiene invece che un simile intervento sarebbe una “buona idea”. Il 62% degli intervistati che ritengono invece un coinvolgimento militare Usa una “cattiva idea” si identifica come elettore del Partito Repubblicano. Secondo il sondaggio, il 42% degli intervistati è favorevole all’invio di aiuti finanziari all’Ucraina, il 24% si è detto contrario e il restante 34% indeciso

“Non c’è alcun motivo per la Russia di attaccare nessuno”. Lo ha detto il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, il quale ha esortato i partner occidentali a “tornare a essere ragionevoli”. Lo scrive il Guardian online. “Vi esortiamo a porvi la domanda: che senso ha che la Russia attacchi qualcuno?”, ha detto Peskov in un’intervista televisiva trasmessa dall’emittente statale Rossia 1. Poi, però, lo stesso portavoce sentenzia che il suo datore di lavoro”ha ogni ragione per ritenere che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non sia pronto né disposto ad attuare gli accordi di Minsk” per la concessione di un regime di autonomia alle regioni separatiste del Donbass. Dal versante opposto, il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha affermato che ci sono già tutte le ragioni per applicare almeno una parte delle sanzioni preparate contro la Russia e ha esortato l’Occidente a farlo. “Proponiamo ai nostri partner queste iniziative: diplomazia, nuove consegne di armi difensive e di tutto ciò che è necessario per rafforzare le nostre forze armate e l’applicazione di sanzioni”, ha detto il ministro incontrando i cronisti dopo i la Conferenza sulla sicurezza di Monaco. “Sì, sto già parlando ufficialmente: ci sono tutte le ragioni per applicare ora almeno una parte delle sanzioni preparate per la Federazione Russa, e questa è la nostra posizione di principio”, ha chiarito Kuleba.

Tra i leader più impegnati in queste ore c’è il presidente francese Emmanuel Macron che nella giornata di domenica ha parlato di nuovo con il presidente russo Vladimir Putin. La conversazione è stata descritta dall’Eliseo come l’ultimo tentativo per tentare di scongiurare un’invasione russa dell’Ucraina e “una eventuale più grande guerra”. La telefonata è durata quasi due ore. Come noto Macron e Putin si sono incontrati un paio di settimane fa. Poco dopo Macron ha parlato (per la seconda volta in 12 ore) anche con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.

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Chiamata alle armi

Il barometro della crisi punta decisamente verso la guerra, almeno quella annunciata, dagli Stati Uniti in particolare, che danno praticamente per scontata un’invasione dell’Ucraina entro i prossimi giorni. Le truppe russe al confine “sono pronte a colpire”, avverte il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, ribadendo l’allarme lanciato dal presidente Joe Biden nella conferenza telefonica con gli altri leader occidentali nella serata di venerdì. 
La Germania, che detiene la presidenza del G7, invoca invece cautela, con la ministra degli Esteri che invita a non cercare di indovinare” le decisioni della Russia e a “guardare più da vicino” alla situazione sul terreno. Ma ciò non impedisce a Berlino, così come Parigi, di invitare i propri cittadini a lasciare con urgenza l’Ucraina, mentre la Lufthansa e la controllata Swissair annunciano la sospensione dei collegamenti aerei con Kiev a partire da lunedì. Le previsioni più pessimistiche sembrano trovare conforto nel rapido deterioramento della situazione nel Donbass, dove i capi delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk hanno dichiarato la mobilitazione generale e continuano ad evacuare migliaia di residenti verso la confinante regione russa di Rostov. Praticamente uno stato di guerra, con i membri della riserva invitati a presentarsi per prendere servizio effettivo nelle milizie filo-russe, impegnate in questi giorni in scambi di artiglieria e mortai con le forze regolari ucraine. Nel pieno del braccio di ferro tra la Russia da un lato e Nato e Usa dall’altro, si teme che anche il minimo incidente possa trasformarsi nella scintilla capace di innescare un conflitto su larga scala.

“Tutti i segnali –  sostiene il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg  -indicano che la Russia stia pianificando un attacco all’Ucraina su larga scala. Le truppe non vengono ritirate come dice la Russia e nuove truppe si aggiungono. Il rischio di un attacco russo contro l’Ucraina è molto, molto alto”, ha aggiunto, definendo poi “segnali preoccupanti le crescenti violazioni del cessate il fuoco (nel Donbass, ndr), le false denunce di un presunto genocidio nelle aree controllate dai separatisti e l’evacuazione della popolazione della regione verso la Russia”. Pur mettendo in evidenza che vi sono indicazioni di tentativi russi di creare un pretesto per l’attacco, Stoltenberg si è detto comunque sempre a favore di una soluzione negoziata: “Vogliamo che la Russia cambi direzione e si sieda al tavolo con noi”, ha sottolineato.

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Nel caso di un attacco russo all’Ucraina, il presidente europeo Charles Michel vuole convocare immediatamente un consiglio dei capi di stato e di governo dell’Ue. Lo ha detto lui stesso intervenendo alla conferenza di sicurezza di Monaco. In questa sede, ha spiegato Michel, si accerterà che si sia tutti concordi sulle sanzioni da comminare a Mosca.

Sempre a Monaco Zelensky ha affermato che l’Ucraina è “lo scudo dell’Europa contro le minacce russe, e ha chiesto “un calendario chiaro e realizzabile” per l’adesione del suo Paese alla Nato. Ma tra i membri del Patto atlantico – come lo stesso presidente ucraino ha amaramente riconosciuto nei giorni scorsi – non tutti sono d’accordo. L’ingresso dell’Ucraina nella Nato “non è in agenda e non lo sarà”, ha ribadito il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

“L’Occidente non potrà offrire per sempre un ramoscello d’ulivo alla Russia che fa test missilistici e continua ad ammassare truppe al confine- sostiene il presidente del Consiglio dell’Ue, Charles Michel alla Conferenza di Monaco -.Rimane un grande interrogativo. La Russia vuole davvero il dialogo”.

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Scambio d’accuse dal Donbass

Le forze ucraine e quelle separatiste continuano ad accusarsi per le violazioni al cessate il fuoco. Kiev afferma che due suoi soldati sono stati uccisi e quattro sono rimasti feriti per i bombardamenti della parte avversa. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, in una telefonata con quello francese Jean-Yves Le Drian, accusa invece Kiev di d mettere in atto “provocazioni armate. Secondo quanto riportato da Sky News, una forte esplosione si è registrata questa mattina nel centro di Donetsk, nel Donbass, nell’Ucraina orientale. L’origine dell’esplosione non è chiara, mentre i separatisti non hanno rilasciato dichiarazioni. I separatisti filo-russi nell’est dell’Ucraina hanno chiamato la popolazione alla mobilitazione generale, denunciando che le forze di Kiev sono “in piena allerta da combattimento”, mentre nella notte, secondo la Tass, l’agenzia di stampa ufficiale russa. numerosi attacchi con artiglieria pesante avrebbero raggiunto Donetsk e altre città dell’autoproclamata Repubblica popolare filo-russa. In particolare, le forze armate ucraine hanno tentato di attaccare le posizioni della repubblica filorussa di Lugansk e hanno distrutto cinque edifici residenziali. Sono stati bombardati anche tre insediamenti nella Repubblica popolare di Donetsk. A Lugansk due civili sono rimasti uccisi nel tentativo delle forze armate ucraine di sfondare nel vicino villaggio di Pionerskoye, a 7km dal confine con la Russia. Sempre secondo la Tass, sono 950mila i residenti del Donbass che hanno richiesto la cittadinanza russa, mentre oltre 770mila l’hanno già ottenuta. L’agenzia ha citato il deputato della Duma di Stato della regione di Rostov, Viktor Vodolatsky: “Il numero totale di coloro che hanno presentato domanda è di circa 950mila. Le persone ora continuano a rivolgersi ai servizi di migrazione e a scrivere domande per ottenere la cittadinanza russa”, ha aggiunto. L’agenzia Interfax, citando Alexander Chupriyan, ministro ad interim per le situazioni di emergenza, ha riferito che sono circa 40mila i profughi fuggiti dal Donbass e giunti nella regione russa di Rostov. “Più di 40mila persone, che hanno dovuto lasciare le regioni limitrofe, sono arrivate in Russia. A questo punto sono ospitate principalmente in 92 centri di accoglienza temporanea”, ha detto il ministro.

Racconta il deputato della Duma di Stato della regione di Rostov, Viktor Vodolatsky. “Il numero totale di coloro che hanno presentato domanda è di circa 950mila. Le persone ora continuano a rivolgersi ai servizi di migrazione e a scrivere domande per ottenere la cittadinanza russa”. 

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Secondo gli osservatori internazionali, il numero delle violazioni del cessate il fuoco è aumentato enormemente negli ultimi giorni. Ieri ne sono state segnalate almeno 49 da parte delle forze armate ucraine nel territorio della repubblica separatista di Lugansk. “In alcune di esse sono state utilizzate armi pesanti”, ha affermato la missione nel suo canale Telegram. Gli attacchi hanno preso di mira 27 aree residenziali della repubblica.

Per dire del clima che si respira: finisce in rissa un talk-show in diretta tv, in Ucraina. Un giornalista, Yuriy Butusov, ha perso il controllo quando un deputato dell’opposizione filo-russa, Nestor Shufrych, del Partito per la Vita, si è rifiutato di condannare il presidente Vladimir Putin e definirlo un “assassino e un criminale”. Il giornalista si è scagliato sul deputato e, in diretta tv, lo ha schiaffeggiato. Quello ha reagito con furia e i due si sono azzuffati. La rissa si è conclusa con gli altri ospiti che si alzavano dalle sedie per separare i due ormai avvinghiati.

L’enigma “Z”

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Diversi carri armati russi ai confini dell’Ucraina sono stati dipinti con una “Z” in vernice bianca. Lo mostrano le immagini che circolano sui social su quanto sta accadendo lungo la linea di contatto. Non è chiaro cosa simboleggi il segno. I video mostrano decine di veicoli e anche un convoglio a Shebekino, a sole cinque miglia dal confine ucraino. “Sembra che le forze russe vicino al confine stiano dipingendo indicatori, in questo caso una “Z”, su veicoli per identificare diverse task force o livelli”, ha osservato su Twitter Rob Lee, analista militare al King’s College di Londra. Ma circolano anche altre ipotesi: per esempio che si vogliano indicare blindati da proteggere dal “fuoco amico” oppure che la “Z” possa indicare un gruppo specifico con un compito ancora però non chiaro.

Muscoli nucleari

Dal Mare di Barents alle coste del Caspio, dal Mar Nero alla penisola della Kamchatka, nell’Estremo Oriente: al culmine delle tensioni con l’Occidente, da ogni angolo dell’immenso territorio russo una selva di missili, compresi gli ipersonici Tsirkon, si è levata per un’esercitazione strategica supervisionata direttamente da Vladimir Putin, con al fianco il fedelissimo presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.

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Le verità di Emma

“Se alziamo lo sguardo siamo in preda a crisi drammatiche che però spariscono dai media. Qualcuno si ricorda dell’Afghanistan? Eppure giurammo di non lasciarle sole, ma ora molti miei colleghi non si ricordano cosa accadde ad agosto. Siria? Non ne parliamo neanche. Ora si parla di Ucraina. Ma ricordo anche i profughi in Polonia, accolti dagli idranti e dal filo spinato. Chissà dove sono spariti? Senza dubbio non ci sono più nei nostri media”, afferma Emma Bonino, intervenendo al primo congresso di Azione. Una constatazione di fatto, quella dell’ex ministra degli Esteri, oggi senatrice di +Europa, che chiama pesantemente, e giustamente, in causa i media mainstream, che passano dal silenzio complice nel silenziare le tragedie dell’oggi, al dare spazio alle sparate alla Johnson. Due opposte che s’incontrano nel segno della disinformatia. 

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