"La Cina è vicina" all'Europa, ma non amica. Mosse e ambizioni del Dragone

Comunque vada a finire la guerra in Ucraina (e a Mosca) chi ha comunque vinto è la Cina.

"La Cina è vicina" all'Europa, ma non amica. Mosse e ambizioni del Dragone
Xi Jinping e Ursula von der Leyen
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

20 Marzo 2022 - 15.27


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Un importante dirigente del Pci, e poi delle varie derivazioni partitiche successive, uno che ha ricoperto incarichi apicali a livello politico e governativo, presidente del Consiglio, ministro degli Esteri etc., tra le sue uscite che ancora si ricordano, c’è questa: “il capotavola è dove siedo io”. 

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E’ un po’ quello che ripropone il Gigante cinese nello scenario bellico di queste settimane. Globalist lo aveva scritto e argomentato chiaramente nei giorni scorsi: comunque vada a finire in Ucraina (e a Mosca) chi ha comunque vinto è la Cina.

I “giusti della storia”

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Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha affermato ieri che “il tempo dimostrerà che la posizione della Cina è dalla parte giusta della storia” sulla guerra in Ucraina.  “La Cina continuerà a formulare giudizi indipendenti basati sul merito della questione e in un atteggiamento obiettivo ed equo. Non accetteremo mai alcuna coercizione e pressione esterna e ci opponiamo anche a qualsiasi accusa e sospetto infondati contro” il nostro Paese, ha detto Wang Yi ai giornalisti, secondo una dichiarazione del ministero degli Affari esteri cinese riportata dai media internazionali.   

Wang ha affermato che “la soluzione a lungo termine è abbandonare la mentalità della Guerra fredda, astenersi dall’impegnarsi in scontri di gruppo e formare veramente un’architettura di sicurezza regionale equilibrata, efficace e sostenibile. Solo in questo modo si può raggiungere una stabilità a lungo termine nel continente europeo”.

Per quel che riguarda le sanzioni contro la Russia da Pechino viene ribadita la contrarietà in materia. Sono “sempre più esagerate” e il loro “abuso” avrà “conseguenze disastrose” a livello globale ha affermato il viceministro degli Esteri cinese, Le Yucheng. “Le sanzioni colpiranno solo i comuni cittadini, il sistema economico e finanziario postbellico e peggioreranno l’economia: l’esperienza storica ha dimostrato che non possono risolvere i problemi”, ha continuato. La radice del conflitto ucraino “sta nella mentalità da Guerra Fredda e nella politica dei blocchi” ha proseguito Le, che ha accusato la Nato di aver “rinnegato la promessa” di non espandersi a est. L’Alleanza avrebbe dovuto “passare alla storia” insieme al Patto di Varsavia, ha concluso il viceministro, che ha parlato ad un forum internazionale sulla sicurezza dell’Università di Tsinghua. 

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Il commento di Wanh Yi arriva dopo il colloquio tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden con il presidente cinese Xi Jinping, con il tentativo Usa di dissuadere la Cina dall’appoggiare la Russia nella sua guerra contro l’Ucraina. Sebbene la Cina non abbia mai condannato a titolo definitivo l’invasione russa dell’Ucraina, nota la Cnn, non ha nemmeno mai offerto un sostegno esplicito.

La Cina sta aiutando la Russia? No, anzi…

Questo vuol dire che il patto Pechino-Mosca è solido come l’acciaio? Manco per idea.

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A chiarirlo è il primo dei due preziosi contributi analitici che vi proponiamo.

Osserva Davide Falcioni su fanpage.it: “Come ammette la stessa Cnn Business, non certo una fonte vicina a Pechino, a fronte di una svalutazione del Rublo di oltre il 20% rispetto al dollaro e all’euro, la Cina non sta facendo a Mosca nessun favore: “I russi dovranno pagare di più per le importazioni cinesi di oggetti come smartphone e automobili. I marchi di telefoni cinesi come Xiaomi e Huawei sono estremamente popolari in Russia e prima della guerra erano in competizione con Apple e Samsung per la leadership di mercato. Le case automobilistiche cinesi, come Great Wall Motor e Geely Auto, occupano il 7% del mercato russo, vendendo più di 115.000 veicoli l’anno scorso”. I cittadini russi però ora pagheranno di più questi beni.

Non solo. A causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea i due maggiori produttori di aeromobili del mondo, Boeing e Airbus, non sono più in grado di fornire pezzi di ricambio o fornire supporto per la manutenzione alle compagnie aeree russe. Lo stesso vale per i produttori di motori a reazione. Ciò significa che le compagnie aeree russe potrebbero esaurire i componenti nel giro di poche settimane o far volare gli aerei senza che le apparecchiature vengano sostituite con la frequenza consigliata; ebbene, in questo quadro la Cina si è rifiutata di inviare parti di aeromobili in Russia, infliggendo un altro colpo all’economia di quel Paese. Per finire sorprende la decisione della Asian Infrastructure Investment Bank, con sede a Pechino, di congelare gli investimenti nelle infrastrutture russe e bielorusse per tutta la durata della guerra in Ucraina. La decisione è stata “nell’interesse” della banca, ha dichiarato l’istituto all’inizio del mese, pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione”.

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Così Falcioni.

Ambiguità voluta e praticata

Altro contributo di spessore è quello di Eugenio Cau per Il Post.

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Scrive tra l’altro Cau: “La posizione della Cina in queste prime settimane di guerra è stata ambigua. All’inizio di febbraio, Xi e Putin avevano annunciato che l’alleanza tra Cina e Russia era ‘ senza limiti’, avevano condannato le interferenze politiche dell’Occidente e si erano accordati, di fatto, per ridisegnare l’ordine mondiale in maniera più favorevole ai loro governi autoritari (per “ordine mondiale” si intende quell’insieme di regole, istituzioni e organizzazioni regionali e internazionali emerse per lo più a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, scritte soprattutto dai paesi vincitori di quel conflitto, in particolar modo gli Stati Uniti). Ma l’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato molte cose: nel giro di pochi giorni, il paese con cui la Cina aveva annunciato una grande alleanza è diventato uno dei più condannati e disprezzati del mondo, isolato a livello globale e prossimo al tracollo economico a causa delle durissime sanzioni occidentali.

Davanti a un conflitto che ha polarizzato gran parte del mondo, e che ha riunificato l’Occidente come non succedeva da trent’anni, la Cina si trova ora in una posizione scomoda: la Russia si aspetta dal suo nuovo alleato sostegno, soprattutto nell’evadere le sanzioni occidentali, e secondo informazioni dell’amministrazione americana avrebbe perfino chiesto aiuto militare. L’Occidente, invece, si aspetta che la Cina si comporti da potenza responsabile sullo scenario internazionale, e contribuisca attivamente a fermare i bombardamenti e trovare una soluzione diplomatica alla crisi.

È difficile interpretare la posizione della Cina, soprattutto così presto nel corso di un conflitto che potrebbe prolungarsi per molto tempo, ma gli esperti sono divisi grossomodo su due interpretazioni.

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La prima è che la Cina abbia deciso di non decidere: che, cioè, preferisca non schierarsi troppo, vedere come evolvono gli eventi e muoversi caso per caso secondo i propri interessi. Questa posizione dà qualche speranza a chi ritiene, non a torto, che un intervento della Cina in favore di una soluzione diplomatica della guerra in Ucraina potrebbe essere decisivo, perché Xi Jinping è probabilmente l’unica persona al mondo ad avere sufficiente influenza su Vladimir Putin.

Questa interpretazione, che inizialmente era prevalente soprattutto tra gli esperti italiani, si sta facendo sempre più debole man mano che la guerra va avanti: secondo l’intelligence americana, che nella crisi ucraina è stata eccezionalmente efficace nella raccolta delle informazioni, la Cina sarebbe ormai piuttosto disposta a schierarsi, e a inviare alla Russia aiuti economici e forse perfino militari. Il governo cinese ha al momento smentito.

La seconda interpretazione è, appunto, che la Cina abbia preso una decisione e che, pur mantenendo una certa ambiguità, Xi Jinping abbia scelto di schierarsi con la Russia. Non soltanto in questa guerra – e in ogni caso difficilmente vedremo cacciabombardieri cinesi sull’Ucraina – quanto piuttosto sul lungo periodo: la leadership cinese è ormai convinta che il rapporto con l’Occidente sia destinato a diventare sempre più competitivo e antagonistico, e che l’alleanza con la Russia possa essere l’occasione per cambiare a proprio vantaggio le regole economiche e politiche che governano il mondo.[…] L’invasione dell’Ucraina ha dunque messo la Cina in una posizione in cui non si sarebbe voluta trovare: con l’Occidente unito e la Russia impegnata in una guerra in territorio europeo, la Cina si trova coinvolta in uno scontro che ha dimensioni globali. In un certo senso, è la prima volta che si trova ad affrontare una crisi mondiale ricoprendo il ruolo di potenza di primo piano, che ambisce a sostituire gli Stati Uniti, e dalle sue scelte potrebbe dipendere parte della sua posizione nel mondo nei prossimi anni.

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E qui torniamo alle due interpretazioni che circolano in questi giorni sulla posizione della Cina nei confronti dell’invasione russa in Ucraina. La prima è che la Cina stia cercando di tenersi lontana dallo scontro globale: che stia cioè rispettando la sua alleanza con la Russia soprattutto a livello formale, ma che nei fatti non fornirà l’aiuto che Putin sperava, mantenendo una posizione tutto sommato attendista.

Chi sostiene che la Cina non abbia ancora davvero deciso da che parte stare spera con un certo ottimismo che a un certo punto il paese potrà avere un ruolo diplomatico nel convincere Putin a fermare i bombardamenti e a iniziare trattative di pace.[…].

In queste prime settimane di conflitto la Cina ha sostenuto la Russia in vari modi: ha votato in suo favore al Consiglio di sicurezza dell’Onu (tramite l’astensione, convincendo peraltro vari paesi africani economicamente dipendenti a fare altrettanto) e ha sostenuto la posizione del suo governo, pur con qualche ambiguità linguistica, in tutti i principali consessi internazionali.

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Oggi la posizione cinese sulla guerra in Ucraina è quasi indistinguibile da quella russa: i diplomatici di entrambi i paesi non parlano di un’invasione ma di una “operazione militare speciale” per difendere le popolazioni del Donbass, e accusano l’Occidente di essere il reale colpevole della guerra, con il suo espansionismo. L’adesione al messaggio russo è evidente sui media cinesi, dove la guerra è raccontata in modo non dissimile a quelli russi. La Cina sta inoltre usando il suo esteso sistema di censura per eliminare da internet i messaggi a favore della resistenza ucraina.

Le macchine propagandistiche cinese e russa sono allineate anche nel messaggio pubblico: entrambe negli ultimi giorni hanno lavorato per diffondere una teoria del complotto secondo cui l’Ucraina, con l’aiuto degli Stati Uniti, avrebbe laboratori segreti in cui sono conservati virus e patogeni che potrebbero essere usati per la produzione di armi chimiche. Si tratta ovviamente di propaganda grossolana, che però viene espressa dai più importanti funzionari russi e sostenuta dai loro colleghi cinesi, anche in contesti ufficiali come il Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Benché Xi Jinping negli scorsi giorni abbia espresso ai leader europei la disponibilità a fare da mediatore nel conflitto, in realtà la Cina non si è davvero mossa, almeno a giudicare dalle informazioni disponibili pubblicamente. È sempre possibile che la Cina stia lavorando segretamente per ottenere un cessate il fuoco che porti a una soluzione diplomatica, ma per ora tutte le informazioni a disposizione dicono il contrario.

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A rendere più probabile l’idea che la Cina si sia schierata con la Russia ci sono le informazioni fornite in questi giorni ai giornalisti dall’intelligence americana, secondo cui la Russia avrebbe chiesto alla Cina (fin dall’inizio dell’invasione) aiuti economici e militari, e che la Cina sarebbe disposta a fornirli: i leader cinesi «hanno già deciso che forniranno sostegno economico e finanziario» alla Russia, ha detto un membro dell’amministrazione americana, che ha aggiunto: «La domanda adesso è se andranno oltre», cioè se oltre al sostegno economico forniranno anche aiuti militari.

Lo scontro con l’Occidente
In sintesi, chi sostiene l’interpretazione per cui la Cina abbia scelto di stare dalla parte della Russia ritiene che la leadership cinese abbia smesso ormai da anni di ritenere che la stabilità dell’ordine mondiale dominato dall’Occidente le sia favorevole. Xi Jinping ha reso ben chiaro in vari interventi pubblici che la Cina da lui guidata intende cambiare a proprio vantaggio gli equilibri economici e politici, e non è da escludere che oggi veda nell’instabilità provocata dalla Russia un’occasione per farlo.

La Cina mira al suo obiettivo storico di soppiantare gli Stati Uniti come prima potenza, e in questo conflitto vede una possibilità di indebolire l’Occidente senza correre troppi rischi. Inoltre quando la Russia, a causa delle sanzioni e delle atrocità commesse in guerra, si troverà indebolita e isolata, non avrà nessun altro a cui rivolgersi.

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In caso di vittoria della Russia, la Cina si avvantaggerà dell’indebolimento dell’Occidente, mentre in caso di sconfitta la Cina potrà cogliere l’opportunità di fare della Russia un «satellite petrolchimico», come ha scritto il Wall Street Journal, cioè un paese economicamente dipendente che garantisca energia a basso costo.

Davanti allo scontro tra Occidente e Russia, «la modernizzazione della Cina non sarà interrotta, e al contrario la Cina avrà sempre più risorse e potere per occupare un ruolo più importante nella costruzione di un nuovo ordine mondiale», ha scritto  Zheng Yongnian, un professore dell’Università cinese di Hong Kong, in un saggio che è molto circolato. Questo, però, sempre che la Cina non commetta «gravi errori strategici».

L’errore strategico principale potrebbe essere sottovalutare l’unione dell’Occidente davanti all’aggressione russa. In queste settimane l’Occidente ha mostrato una risolutezza che non si vedeva da trent’anni, e questo è un serio problema per la Cina, che per esempio mira a separare l’alleanza tra Europa e Stati Uniti. Questa ipotesi è stata sostenuta in un saggio da poco pubblicato da Hu Wei, un ricercatore cinese attivo in vari centri studi. Secondo Hu, la guerra in Ucraina consentirà agli Stati Uniti di recuperare la leadership del mondo occidentale, con la conseguenza che la Cina si troverà sempre più isolata in un confronto tra democrazie e autoritarismi.

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La nuova unione dell’Occidente, sempre secondo Hu, potrebbe portare al riarmo dell’Europa, e a un coinvolgimento sempre maggiore nel campo occidentale di Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Australia. La Cina si troverebbe isolata e circondata. Per evitare questo risultato, «la Cina non può essere legata a Putin e deve tagliare i ponti il prima possibile».

Come hanno notato molti analisti, tuttavia, il saggio di Hu non esprime la posizione del Partito comunista, ed è probabile che questa analisi rimarrà inascoltata”, conclude Cau.

Mai come oggi la “Cina è vicina” all’Europa. Vicina, non amica.

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