Modello coreano e modello svizzero: i giochi di spartizione dell'Ucraina

C’è chi discetta sul “modello svizzero”. Chi, più esotico, vagheggia uno “scenario coreano”. Chi parla di tripartizione e chi spacca la “mela” in due. In Ucraina avanza l'ipotesi di spartizione

Modello coreano e modello svizzero: i giochi di spartizione dell'Ucraina
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

28 Marzo 2022 - 18.21


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C’è chi discetta sul “modello svizzero”. Chi, più esotico, vagheggia uno “scenario coreano”. Chi parla di tripartizione e chi spacca la “mela” in due. Una cosa è certa: come documentato nei giorni scorsi da Globalist, sul fronte ucraino si fa avanti la prospettiva della divisione.

Modelli cercasi

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La Russia punta a dividere l’Ucraina in due parti. Ne è convinta l’intelligence ucraina dopo oltre quattro settimane di guerra a seguito dell’invasione ordinata da Vladimir Putin. Per il capo dell’intelligence militare di Kiev, Kyrylo Budanov, “è un tentativo di creare una Corea del Nord e una Corea del Sud in Ucraina”, come riportano notizie diffuse su Facebook dalla direzione centrale di intelligence del ministero della Difesa e riportate da Ukrinform. Secondo le dichiarazioni, “dopo i fallimenti vicino Kiev e l’impossibilità di rovesciare il governo centrale dell’Ucraina”, c’è “motivo di credere” che Putin stia “considerando uno scenario ‘coreano’ per l’Ucraina”, ovvero “cercherà di imporre una linea di divisione tra le regioni del nostro Paese occupate e quelle non occupate” perché “non è assolutamente in grado di assorbire l’intero Stato”. Stando a Budanov, “stiamo già vedendo tentativi di creare autorità ‘parallele’ nei territori occupati”, ma “la resistenza dei nostri cittadini e le proteste nei territori occupati, le controffensive delle Forze armate ucraine e la graduale liberazione dei territori complicano in modo significativo l’attuazione dei piani del nemico”. Promettendo che presto scatterà una “guerriglia” nei territori in mano ai russi, la conclusione è che alla fine “resterà” un solo “scenario” per i russi, “come sopravvivere”.

Dopo giorni di stallo sia militare sia diplomatico, quello di venerdì scorso, è stato un giorno che forse può rappresentare una svolta nel conflitto.

 Fonti ucraine hanno confermato infatti che i russi sono riusciti a congiungere il Donbass con la Crimea, attraverso la parte orientale della costa sul Mar d’Azov.

Contemporaneamente l’Ucraina sostiene di avere guadagnato nuove posizioni attorno a Kiev, spingendo più indietro l’esercito di invasione e allontanandolo dalla capitale, verso est e verso nord.

Queste notizie di fonte ucraina coincidono, per una volta, con le dichiarazioni del Ministero della Difesa russo, secondo il quale l’esercito di Mosca ora si concentra sulla “completa liberazione del Donbass”, come l’ha definita lui, quindi non più sugli altri obiettivi, pur non escludendo che Kiev e altre città possano essere di nuovo bombardate, con lo scopo – secondo Mosca – di evitare che dall’Ucraina occidentale arrivino rinforzi a est e a sud.


In altri termini potremmo essere di fronte a un assestamento militare: se fosse stabile, i russi rinuncerebbero alla conquista totale del Paese dopo aver ottenuto l’obiettivo di congiungere il Donbass alla Crimea, compresa Mariupol, e dopo essersi presa la costa sud-est ucraina, con il controllo completo del Mar d’Azov.
Quanto questo ipotetico equilibrio possa riaprire la trattativa non è facile da prevedere. I russi potrebbero sedersi al tavolo rivendicando di aver raggiunto un obiettivo importante in termini di territorio, gli ucraini dicendo di aver respinto l’avanzata sulla loro capitale e sulla gran parte del territorio del Paese.


Finora però Kiev ha sempre escluso di poter accettare uno smembramento del territorio nazionale.

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 Secondo il Guardian le recenti dichiarazioni della Russia sarebbero di fatto una proposta all’Occidente di spartizione dell’Ucraina, con le regioni dell’est e la costa sud di fatto annesse a Mosca in cambio di un possibile cessate il fuoco.

Ma non si sa, al momento, né come questa ipotesi di spartizione comprenderebbe Odessa (finora saldamente in mano a Kiev) né se la proposta è onesta o al contrario è solo un modo per raccogliere le forze e poi lanciare una nuova offensiva sul resto del paese invaso.

Ipotesi da non scartate
Rileva  Aldo Giannuli, docente all’Università statale di Milano e esperto di geopolitica, ospite alla tavola rotonda sul futuro dell’Ucraina organizzata da InsideOver: “Appare fondamentale ragionare sul concetto di neutralizzazione dell’Ucraina. Il concetto, di per sé, sarebbe ottimale. Trasformare Kiev in una specie di Ginevra dell’Est Europa è senza dubbio un’ipotesi allettante.” Ma, a detta di Giannuli, difficilmente accadrà qualcosa di simile. “A mio avviso la Russia vuole dividere l’Ucraina in tre parti. La prima comprenderebbe il Donbass, fino a Odessa, e sarebbe annessa alla Russia. La seconda, la Galizia, situata ad ovest dell’Ucraina, potrebbe accogliere il governo ucraino, mentre la terza e ultima parte potrebbe diventare un protettorato russo”, ha ipotizzato Giannuli.

Un passo indietro nel tempo
20 ottobre 2014. Scrive Il Sole24Ore: “Con protagonisti diversi, sembra un tentativo di ripetere uno scellerato evento storico, quel patto Molotov-Ribbentrop che nell’agosto del 1939 di fatto decise il futuro della Polonia e che, in prospettiva, fu una delle cause che resero possibile lo scatenarsi della II Guerra Mondiale. Almeno a detta di Radoslaw Sikorski, politico polacco ed ex ministro degli Esteri di Varsavia fino al settembre scorso. Ma,alla fine, non è andato in porto. Secondo quanto racconta Sikorski al sito web americano politico.com in una intervista del 19 ottobre, il presidente russo Vladimir Putin avrebbe proposto nel 2008 all’allora premier polacco, Donald Tusk, la divisione del territorio dell’Ucraina fra le due nazioni. Durante la vista di Tusk a Mosca, secondo quanto racconta Sikorski (che all’epoca era ministro degli Esteri del proprio Paese), Putin «voleva che noi partecipassimo a questa spartizione dell’Ucraina… È stata una delle prime cose che Putin disse al mio primo ministro, durante la sua visita a Mosca. Egli (Putin, ndr) disse anche che l’Ucraina era una nazione artificiale e che la città di Lwow era di fatto una città polacca».

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Prima della II Guerra Mondiale, effettivamente la città di Lwow (in ucraino Lviv), insieme ad altri territori attualmente appartenenti all’Ucraina, appartenevano alla Polonia. Secondo Sikorski, che accompagnò Tusk nel suo viaggio a Mosca, il premier polacco non rispose al suggerimento di Putin, anche perché sapeva che qualsiasi risposta sarebbe stata registrata, ma di fatto la Polonia non mostrò mai alcun interesse alla proposta di Putin: «Non volevamo aver nulla a che fare con questa faccenda», sottolinea Sikorski”. 

Quasi otto anni dopo, la storia si ripete. Sempre più in tragedia.

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