Lavrov, non è una gaffe: il nazismo è l'alibi della narrazione putiniana sulla 'guerra patriottica'

Evocare l’”ebreo” Adolf Hitler per accostarlo, e viceversa, all’ebreo presidente dell’Ucraina, Volodymir Zelensky, è una voluta entrata a  piedi uniti sul popolo ebraico e sul suo “focolaio nazionale”: lo Stato d’Israele

Lavrov, non è una gaffe: il nazismo è l'alibi della narrazione putiniana sulla 'guerra patriottica'
Lavrov e Putin
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

2 Maggio 2022 - 17.32


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Ora che non si parli di una gaffe. Perché in quel riferimento odioso, c’è tutta la narrazione “putiniana” sulla guerra all’Ucraina. Sergei Lavrov da consumato ministro degli Esteri, sa il valore delle parole. Può esserci del nervosismo per una guerra che, nella previsione di Mosca, sarebbe dovuto essere un blitzkrieg, durata massima tre giorni, mentre ha superato i 70 giorni con perdite elevate nell’esercito aggressore. Ma il nervosismo non spiega quell’uscita. Evocare l’”ebreo” Adolf Hitler per accostarlo, e viceversa, all’ebreo presidente dell’Ucraina, Volodymir Zelensky, è una voluta entrata a  piedi uniti sul popolo ebraico e sul suo “focolaio nazionale”: lo Stato d’Israele. Nella narrazione ad uso interno, l’invasione dell’Ucraina è venduta come una Guerra patriottica. Che ha come finalità la “denazificazione” dello Stato ucraino.

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Quell’accostamento ricercato

Commenti “imperdonabili, oltraggiosi”. Insomma: “Un errore storico”. Israele ha aspramente criticato le parole del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che, intervistato da Zona Bianca, trasmissione di Rete4, ha paragonato il presidente ucraino Volodymir Zelensky ad Adolf Hitler.

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Il premier Naftali Bennett ha definito “gravi” le sue affermazioni e ha chiesto che “si smetta immediatamente di ricorrere alla Shoahdel popolo ebraico come strumento” per polemiche politiche: “Le parole del ministro non sono verità ed il loro obiettivo non è valido. Menzognedel genere hanno per obiettivo accusare gli ebrei stessi dei crimini terribilicompiuti nei loro confronti nella Storia e quindi rimuovere la responsabilità dai loro persecutori”. Il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Yair Lapid, ha detto di aspettarsi scuse e che l’ambasciatore russo sarà convocato: “Dire che Hitler era un ebreo è come dire che gli ebrei si sono suicidati”, ha aggiunto citato dai media israeliani. “I nazisti perseguitarono gli ebrei, solo i nazisti erano nazisti, solo i nazisti intrapresero un annientamento sistematico del popolo ebraico”, ha concluso Lapid. Per il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, le dichiarazioni “sono la prova che la Russia è un successore dell’ideologia nazista”. Mosca, ha aggiunto, sta “cercando di riscrivere la storia” e “argomenti per giustificare gli omicidi di massa degli ucraini”. Duro anche il commento del ministro degli Esteri ucraino Dmitro Kuleba, secondo cui Lavrov “non è riuscito a nascondere l’antisemitismo profondamente radicato delle élite russe”: “I suoi atroci commenti offendono il presidente ucraino Zelensky, l’Ucraina, Israele e il popolo ebraico. Più in generale, dimostrano che oggi la Russia è piena di odio verso altre nazioni”.

False, deliranti e pericolose”. Così Dani Dayan, presidente di Yad Vashem, il Museo della Memoria di Gerusalemme, ha definito le affermazioni del ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, che in una intervista a ‘Zona Bianca’ su Mediaset ha detto di ritenere che Hitler “aveva origini ebraiche”. Sono affermazioni – ha aggiunto Dayan, citato dai media – “degne di ogni condanna”.

Ma a reagire alla propaganda televisiva senza contraddittorio di Mosca è anche un ampio fronte politico-istituzionale italiano. Ad iniziare dal Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Il presidente Adolfo Urso ha spiegato che l’intervento di Lavrov “conferma le nostre preoccupazioni” per “le modalità in cui è avvenuto e per la montagna di fake news che propinato”. Già negli scorsi giorni, ha ricordato il numero uno del Copasir, “abbiamo previsto una specifica istruttoria” sulla disinformazione russa “anche con le audizioni dei vertici di Agcom e Rai”. Peraltro, ha detto ancora Urso, “avevamo evidenziato nelle nostre relazioni al Parlamento sulla modalità con cui la Russia agisce per condizionare le democrazie occidentali, di cui la disinformazione è uno dei principali strumenti, come la guerra cibernetica e lo spionaggio”. Critiche per le modalità con cui si è permesso a Lavrov di manipolare le informazioni, ad iniziare dalle responsabilità russe sul massacro di Bucha, sono arrivate anche dal Partito democratico e da Italia Viva. “‘Buon lavoro, Ministro Lavrov’. L’abisso. Ma quel che è più grave è che la vicenda dello spot da propaganda di guerra anti Ucraina stia passando, con solo pochi scossoni. Siamo così pochi a pensare che non sia possibile, né accettabile? E che sia un’onta per Italia intera?”, ha twittato il segretario del Pd, Enrico Letta, usando l’hashtag #Retequattro. Per il senatore dem Andrea Marcucci si è trattato di un “soliloquio” che “conferma che c’è qualcosa di molto distorto nell’informazione televisiva italiana” riguardo all’invasione dell’Ucraina.

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Di “spettacolo offensivo” per la “nostra democrazia” parla invece Laura Garavini, vicepresidente commissione Esteri del Senato e vicecapogruppo vicaria Italia Viva-Psi: “La rete ha fatto da cassa di risonanza alla propaganda russa lasciando che Lavrov parlasse indisturbato, negando i crimini che sta compiendo senza che ci fosse alcun contraddittorio”. Mentre “l’Italia e tutta l’Europa si impegnano per contrastare la disinformazione di Putin, Rete4 elude questo blocco” e “ospita chi sta bombardando una popolazione e minacciando il mondo intero – ha concluso Garavini – come se fosse una persona qualsiasi”. Una vicenda “inammissibile” per Garavini che esprime l’auspicio di una “politica compatta” contro “questa deriva pericolosa”. Dentro Forza Italia, il cui fondatore Silvio Berlusconi è anche editore di Mediaset, è Elio Vito a prendere posizione: “La propaganda russa, la disinformazione sono parte integrante della aggressione all’Ucraina, il soliloquio di Lavrov a Rete4 non è stato solo un grave errore ma un mancato rispetto della risoluzione del Parlamento europeo e delle relazioni del Copasir”.

Anche la Comunità ebraica di Roma è intervenuta definendo le affermazioni di Lavrov come “deliranti e pericolose”, ha detto la presidente Ruth Dureghello: “Riscrivono la storia sul modello dei Protocolli dei Savi di Sion, il fondamento della letteratura antisemita moderna creato nella Russia zarista. La cosa più grave è inoltre che siano avvenute in una televisione italiana, senza contraddittorio, e senza che neanche l’intervistatore opponesse la verità storica alle menzogne che erano state pronunciate”. Un modus operandi “accettabile” che “non può passare sotto silenzio”, ha aggiunto Dureghello. “Ci domandiamo – continua la presidente – quale sia il limite, se esista ancora e in quale direzione stiamo andando. Se viene permesso di distorcere completamente la storia il risultato sarà quello di una democrazia indebolita e priva degli anticorpi necessari a tutelare se stessa”.

Lezione di storia

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E’ quella impartita al capo della diplomazia moscovita da Ofer Aderet. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov  – scrive Aderet su Haaretz – ha causato indignazione domenica quando ha dichiarato che “Hitler aveva sangue ebreo”. Parlando alla televisione italiana, ha detto del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Cosa importa se Zelensky è ebreo? Il fatto non nega gli elementi nazisti in Ucraina. Credo che anche Hitler avesse sangue ebreo. Non significa assolutamente nulla. I saggi ebrei hanno detto che gli antisemiti più ardenti sono di solito ebrei. Ogni famiglia ha la sua pecora nera, come diciamo noi”.

Non ci sono prove storiche della presunta eredità ebraica di Hitler, ma le teorie di cospirazione emerse prima della seconda guerra mondiale sono occasionalmente riemerse in questo secolo. Queste teorie nascono generalmente dal fatto che il padre di Hitler è nato fuori dal matrimonio e non sappiamo chi fosse il suo nonno paterno.

I caffè di Monaco negli anni ’20 erano pieni di voci secondo cui il nonno di Hitler era ebreo. Negli anni ’30, queste affermazioni ricevettero maggiore risalto soprattutto a causa dei giornali che cercavano storie sensazionali dopo l’ascesa al potere dei nazisti nel 1933.

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Al centro di queste voci c’era l’ipotesi che l’origine del nome “Hitler” fosse ebraica, e che una famiglia ebrea con quel nome risiedesse nella capitale rumena di Bucarest.

Secondo un’altra teoria, il padre di Hitler nacque come risultato di una relazione sessuale tra un membro del ramo viennese della famiglia Rothschild e una donna di servizio non ebrea.

Tuttavia, il dibattito sulla presunta ascendenza ebraica di Hitler iniziò veramente dopo la fine della seconda guerra mondiale.

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Uno dei protagonisti che diffondevano questa teoria era il criminale di guerra Hans Frank, che aveva diretto il governo generale nella Polonia occupata dai nazisti. Nelle sue memorie, pubblicate dopo la sua esecuzione nell’ottobre 1946, sostenne che alla fine degli anni ’30 Hitler gli mostrò una lettera di un nipote che minacciava di rivelare che il führer aveva sangue ebreo.

Frank sostenne anche che, su ordine di Hitler, aveva iniziato a ricercare le radici della sua famiglia e aveva scoperto che la sua nonna paterna, Maria Anna Schicklgruber, aveva dato alla luce un bambino mentre lavorava come cuoca a casa dei Frankenberger – una famiglia ebrea della città austriaca di Graz.

Secondo questa teoria, il bambino era il padre di Adolf Hitler, Alois.

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L’accusa era che un membro della famiglia Frankenberger aveva messo incinta la nonna di Hitler e la famiglia ebraica le pagava il mantenimento fino a quando il figlio non avesse raggiunto i 14 anni. Frank sosteneva che le lettere scambiate tra la nonna di Hitler e la famiglia Frankenberger ne offrivano la prova.

Sostenne anche che Hitler gli disse di aver sentito sia da sua nonna che da suo padre che suo nonno non era in realtà un uomo ebreo di Graz. Hitler, disse, gli disse che poiché sua nonna e il suo futuro marito erano poveri, persuasero l’uomo ebreo a credere di essere il padre del bambino per ricevere il suo sostegno finanziario.

Il problema con questa testimonianza è che la nonna di Hitler morì prima che lui nascesse, quindi non può aver sentito questo da lei.

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Gli storici sostengono che l’intera storia è illogica, poiché gli ebrei di Graz furono espulsi dalla città nel XV secolo e tornarono solo intorno al 1860 – più di due decenni dopo la nascita del padre di Hitler. In altre parole, all’epoca in cui un ebreo di Graz avrebbe messo incinta la nonna di Hitler, non c’erano ebrei a Graz.

Tuttavia, nel 2019, lo psicologo ebreo Dr. Leonard Sax ha affermato di essere in possesso di informazioni che contraddicono questo e che una piccola comunità ebraica risiedeva a Graz anche prima di questo periodo.

Tuttavia, anche se questo è vero, non ci sono prove che una famiglia ebraica di nome Frankenberger abbia vissuto in città. Una famiglia con un nome simile, Frankenfurter, viveva in città ma non era ebrea. Inoltre, non c’è nessuna prova che la nonna di Hitler sia mai stata a Graz, e non c’è nessuna documentazione che la colleghi a una famiglia con quel nome. Né c’è alcuna prova che il nipote di Hitler abbia cercato di ricattarlo o abbia minacciato di rivelare le sue “radici ebraiche”.

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Quindi, chi era il vero nonno di Hitler e chi mise incinta sua nonna? Questa è una domanda senza risposta. Suo padre Alois nacque nel 1837 come figlio illegittimo di Maria Anna Schicklgruber, che all’epoca aveva 42 anni. Il nome del padre fu lasciato vuoto sui documenti di battesimo.

Cinque anni dopo, sua nonna sposò un uomo di nome Johann Georg Hiedler. La nonna di Hitler morì nel 1847, e sembra che abbia portato con sé nella tomba la risposta su chi fosse il padre di Alois Hitler.

Alois Hitler fu adottato dal fratello di Johann, Johann Nepomuk Hiedler. Nel 1876, quando aveva 39 anni, cambiò il nome della famiglia e adottò il cognome Hitler, che era simile a quello del marito di sua nonna, Hiedler. Fece anche falsificare la documentazione per essere registrato come figlio legale di Hiedler.

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Varie affermazioni sono state fatte nel corso degli anni che Hitler aveva sangue ebreo. Tra le altre cose, è stato riferito che i sostenitori nazisti sostenevano che Hitler fosse ebreo nel tentativo di fornire una spiegazione alla loro sconfitta nella seconda guerra mondiale.

Altri rapporti sostenevano che la persecuzione degli ebrei da parte di Hitler derivava da sentimenti di vergogna per la sua parziale ascendenza ebraica. La linea di fondo, però, è che non c’è alcuna prova storica per tutto questo”.

Così Aderet.

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Quando si tira in ballo una tragedia senza eguali nella storia dell’umanità, come è stata la Shoah, si è toccato il fondo dell’ignominia. Позор in russo. 

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