Il suo illustre trisavolo sulla guerra ha scritto un libro che rimarrà nella storia della letteratura mondiale, e non solo di quella russa: Guerra e pace.
Per Pjotr Tolstoj, trisnipote dell’autore di Guerra e Pace, la cosiddetta “operazione militare speciale” russa in Ucraina andrà avanti “gradualmente” finché la Russia lo riterrà opportuno. Non ci sono scadenze in vista, tanto meno il 9 maggio, Giornata della Vittoria sovietica sul nazismo. “Penso che finiremo quando arriveremo al confine con la Polonia”, dice a La Repubblica il vicepresidente della Duma, la Camera Bassa del Parlamento russo. L’operazione si riterrà conclusa “quando l’Ucraina sarà totalmente denazificata e smilitarizzata, vale a dire quando non rappresenterà più una minaccia militare per la Federazione Russa e non ci sarà più la possibilità di trasformarla in una anti-Russia come l’Occidente ha cercato di fare negli ultimi 30 anni”, sottolinea.
A una domanda su quale sia l’obiettivo reale, risponde: “La Russia ha dispiegato l’esercito dei tempi di pace. Non abbiamo indetto una mobilitazione generale come in Ucraina. Perciò andiamo avanti gradualmente. Nonostante gli aiuti dell’Europa e le isterie di Boris Johnson o di Mario Draghi, finiremo l’operazione quando lo riterremo opportuno. Penso che ci fermeremo al confine con la Polonia”.
Scenario di guerra aggiornato
A farlo è uno dei più accreditati analisti militari italiani: Pietro Batacchi, direttore della Rivista Italiana Difesa (Rid)
“Negli ultimi giorni – scrive Batacchi – si sono registrate alcune importanti novità sui fronti della Guerra in Ucraina. Nell’oblast di Kharkiv le forze di Kiev continuano ad allargare l’area di sicurezza attorno alla città e ad incalzare i Russi. Le ultime notizie, ancora da confermare, riportano che gli Ucraini sono entrati nella città di Staryi Saltiv, 45 km ad est di Kharkiv, schiacciando le forze russe contro il fiume Seveerskij Donec. Chiaramente, più gli Ucraini riescono a consolidare il controllo su quest’aerea, più la città di Kharkiv resta al sicuro rispetto agli attacchi di artiglieria, e più prende forma una minaccia che potrebbe costringere i Russi a “stornare” forze dall’asse, per loro prioritario, di Kupiansk-Izyum. Proprio riguardo a questo asse, ieri sera avevano iniziato a circolare notizie della cattura di Yampil da parte dei Russi e del loro ingresso a Lyman. Tali notizie non sono al momento confermate. Da fonti locali, ci risulta che le forze di Mosca stiano realmente investendo Lyman e si stiano spingendo verso Svjatohirsk, 24 km a nordest di Lyman, ma, sopratutto, a una decina di chilometri dall’autostrada M03, che collega Kiev e Kharkiv con Sloviansk. Sempre in questo settore, a Popasna, dove è stato fatto affluire un nuovo Battle Group russo, e a Rubizhne continuano gli scontri casa per casa, ma i Russi sono ormai vicini a prendere il controllo completo di queste 2 cittadine fondamentali per bloccare l’altro grande centro del Donbass di Severodonetsk. Nel frattempo, sembra che su Izyum stiano continuando ad affluire forze provenienti dall’obalst russo di Belgorod, per un totale di 5 “nuove” brigate motorizzate.
Nel sud, prosegue il rafforzamento del dispositivo russo nell’oblast di Kherson, in vista di una possibile offensiva che nei prossimi giorni potrebbe interessare tanto Krivhi Rih quanto Zaporizhia, quest’ultima minacciata anche da est per via della pressione esercitata dai Russi sul fronte Orikihiv, Zelene Pole, Huliapole.
Ma nelle ultime 24 ore sono anche altre le notizie molto importanti. I Russi hanno attaccato nuovamente lo strategico ponte di Zakota, probabilmente utilizzando missili Oniks lanciati in modalità sup-sup dalle batterie costiere Bastion in Crimea. Il ponte collega la regione di Odessa con la Bessarabia, terra al confine con Romania e Moldavia. Da qui non solo passano i rifornimenti Nato provenienti dalla Romania, ma questo è l’unico ponte che collega appunto il resto dell’Ucraina e Odessa con la Bessarabia, dove i Russi potrebbero tentare uno sbarco per ricongiungersi con le forze di stanza in Transnistria e minacciare così anche la debole Moldavia.
Interessante anche quanto reso ufficialmente noto dal Pentagono circa gli aiuti militari inviati all’Ucraina nelle ultime 24 ore. Un funzionario del Dipartimento della Difesa americano ha infatti comunicato che sono stati 14 i voli che dagli Stati Uniti hanno raggiunto la regione, ai quali bisogna aggiungerne altri 23 provenienti dai Paesi alleati. Sempre fonti del Pentagono hanno affermato che 220 militari di Kiev sono stati addestrati all’impiego dei cannoni da 155 mm M777. Gli Usa hanno fornito all’Ucraina 90 di questi sistemi, in gran parte prelevati dalle batterie dei Marines (ricordiamo che l’Usmc sta dismettendo buona parte del suo parco artiglieria per effetto della trasformazione voluta dal Comandante del Corpo, Generale Berger), ed il 60% sarebbe già arrivato in territorio ucraino. In Russia, intanto continuano le azioni di sabotaggio e gli attacchi ucraini, tanto è vero che le autorità di Bryansk hanno deciso di assoggettare l’intero territorio dell’oblast ad uno speciale regime di polizia.”.
Così il direttore di Rid.
E sempre su Rid aggiorna Tommaso Massa: “Nella notte tra il 3 e il 4 maggio i Russi hanno lanciato, secondo il Ministero della Difesa russo, 18 missili cruise contro obiettivi situati in diverse regioni dell’Ucraina. Sono state bersagliate principalmente stazioni elettriche e infrastrutture ferroviarie. A Leopoli si è registrato un black-out parziale a seguito dell’attacco con missili cruise (probabilmente Kh-55 lanciati da bombardieri strategici dallo spazio aereo del Mar Caspio) diretto contro 3 sottostazioni elettriche; nella stessa area è stata bombardata anche una stazione di pompaggio, causando problemi alle forniture d’acqua. A Yampil (Oblast di Vinnycja) una stazione elettrica è stata invece colpita con un lanciarazzi multiplo Tos-1. Per quanto riguarda le infrastrutture ferroviarie, si sono registrati attacchi alla stazione ferroviaria di Tymkove nella regione di Kirovohrad, alla stazione di Volovets in Transcarpazia, e alla stazione di Pidbirtsi nei pressi di Leopoli; 2 missili avrebbero inoltre danneggiato la stazione di Piatykhatky, nel distretto di Kamianske (Oblast di Dnipropetrovs’k). Il Ministero della Difesa Russo ha dichiarato che gli attacchi contro le infrastrutture ferroviarie sono mirati a colpire le forniture militari occidentali, che si avvalgono appunto di tale infrastruttura per il loro trasporto.
Altri attacchi contro obiettivi non specificati sono riportati nell’Oblast di Odessa, presso Artsyz.
Infine è stato oggetto di colpi di mortaio lo stabilimento chimico per la produzione di carbone artificiale (coke) di Avdiyivka, nei pressi di Donetsk. Il coke prodotto era utilizzato anche dalle acciaierie Azovstal, almeno finché erano in funzione. Questo stabilimento, tra i 5 maggiori produttori in Europa e il più grande in Ucraina, è situato ad Avdiyivka, uno dei bastioni difensivi ucraini in Donbass, dal quale vengono condotti regolarmente bombardamenti contro la città di Donetsk”, conclude Massa.
“I combattenti del gruppo militare ucraino che si trovano sul territorio dell’impianto metallurgico Azovstal a Mariupol sono bloccati in modo sicuro lungo l’intero perimetro dell’acciaieria”. A dichiararlo è il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu citato da Ria Novosti.
Attacco a Israele
“Mercenari israeliani” stanno combattendo in Ucraina al fianco del Battaglione Azov, che secondo Mosca è composto da “nazisti”. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un’intervista a Radio Sputnik. “Dirò qualcosa che i politici israeliani probabilmente non vogliono sentire, ma forse li interesserà. In Ucraina, i mercenari israeliani sono al fianco del Battaglione Azov”, ha affermato.
Cronaca di guerra. Sono ”bloccati in modo sicuro” gli ultimi militari ucraini del Battaglione Azov che si trovano nell’acciaieria Azovstal di Mariupol, da dove sono stati fatti evacuare centinaia di civili. Ad affermarlo è lo stesso Shoigu citato sempre dall’agenzia di stampa Ria. ”Secondo quanto riferito dal comandante in capo supremo, gli ultimi militari che si trovano nella zona industriale dell’impianto di Azovstal sono bloccati in modo sicuro. Hanno ignorato le numerose proposte che abbiamo fatto ai nazionalisti di liberare i civili e deporre le armi, con la garanzia di salvare vite umane e di avere un trattamento dignitoso in conformità con le norme del diritto internazionale”, ha dichiarato Shoigu aggiungendo che ”continuiamo questi tentativi”.
Uno dei combattenti ucraini rimasti all’interno delle acciaierie Azovstal a Mariupol ha detto alla Bbc che oltre 500 persone ferite si trovano ancora dentro il complesso industriale. Secondo Mykhailo Vershynin, 200 di loro versano in condizioni critiche e, più in generale, la salute dei feriti continua a peggiorare a causa della mancanza di assistenza medica e delle condizioni antigieniche. C’è una “totale mancanza di qualunque cosa”, ha precisato, alludendo a cibo, acqua e farmaci. Vershynin ha detto che i difensori rimasti hanno un’età compresa tra i 19 e i 60 anni. Domenica, un primo gruppi di civili è stato finalmente evacuato dal vasto complesso industriale. Ieri hanno raggiunto Zaporizhzhia, controllata dall’Ucraina.
9 maggio a Mariupol…
I russi stanno preparando una grande parata militare per il 9 maggio a Mariupol e per questo stanno rimuovendo le macerie dalle vie della città portuale sul Mar Nero, nel sud dell’Ucraina. È quanto sostiene la Direzione dell’intelligence di Kiev spiegando che la Russia «si sta preparando alla parata» rimuovendo i detriti dalle strade principali di Mariupol, disinnescando gli ordigni inesplosi e trasferendo i cadaveri delle vittime rimasti lungo le vie.
E a Mosca
“Undicimila persone”, 131 tipi di armi, “77 aerei” saranno coinvolti nella parata militare, che si terrà il 9 maggio sulla iazza Rossa a Mosca. Così il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu. Secondo il ministro, «per la prima volta» uomini della scuola navale Nakhimov (filiale di Murmansk) «marceranno a piedi». Per la prima volta attraverseranno la Piazza Rossa «come parte di una colonna meccanizzata i moderni sistemi di razzi a lancio multiplo Tornado-G da 122 mm dotati di guida automatizzata e di un sistema di controllo del fuoco», ha affermato. Ma non ci sarà soltanto la Piazza Rossa a Mosca.
Gli Stati Uniti e i «loro» alleati della Nato «continuano a mandate armi in Ucraina. Prendo atto che qualsiasi trasporto dell’Alleanza Atlantica che è arrivato sul territorio del Paese con armi o materiale per le necessità delle forze armate ucraine, è considerato da noi come un legittimo obiettivo da distruggere», ha aggiunto in teleconferenza.
Sanzioni a tempo
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato mercoledì mattina alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo il lungamente atteso sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che comprende entro sei mesi l’embargo sul petrolio russo ed entro fine anno lo stop anche all’acquisto di prodotti petroliferi raffinati. Non viene colpito il gas, da cui restano fortemente dipendenti molti Paesi a partire da Germania e Italia. Viene inoltre esclusa dalla piattaforma Swift anche Sberbank e, dopo lo stop a Russia Today e Sputnik, sarà fermata la trasmissione in Ue dei contenuti di tre emittenti russe. Ora le misure verranno discusse dai rappresentanti permanenti riuniti nel Coreper e poi dovranno essere approvate formalmente dagli Stati membri in Consiglio. Ma, come era emerso martedì, Slovacchia e Ungheria saranno esentate. E secondo quanto riportato dall’agenzia Afp anche Bulgaria e Repubblica ceca potrebbero chiedere di non partecipare.
“Proponiamo un divieto del petrolio russo, un divieto totale d’importazione di tutto il petrolio russo, via mare e via oleodotto, greggio e raffinato”, ha spiegato von der Leyen all’Eurocamera. “Ci assicureremo di eliminare gradualmente il petrolio russo in modo ordinato, in modo da permettere a noi e ai nostri partner di assicurare vie di approvvigionamento alternative e di ridurre al minimo l’impatto sui mercati globali. Questo è il motivo per cui elimineremo gradualmente il greggio russo entro sei mesi e i prodotti raffinati entro la fine dell’anno”, ha aggiunto. “Così massimizziamo la pressione sulla Russia, riducendo allo stesso tempo al minimo i danni collaterali a noi e ai nostri partner in tutto il mondo. Perché per aiutare l’Ucraina la nostra stessa economia deve rimanere forte”. Quando i leader Ue si sono incontrati a Versailles, ha ricordato la politica tedesca, “hanno concordato di eliminare gradualmente la nostra dipendenza dall’energia russa. Nell’ultimo pacchetto di sanzioni, abbiamo iniziato con il carbone. Ora stiamo affrontando la nostra dipendenza dal petrolio russo. Cerchiamo di essere chiari: non sarà facile. Alcuni Stati membri sono fortemente dipendenti dal petrolio russo. Ma dobbiamo semplicemente farlo”.
Il pacchetto comprende anche il distacco dallo Swift di Sberbank, di gran lunga la prima banca russa, finora “risparmiata” dall’esclusione dal sistema di pagamenti, e “altre due grandi banche russe”. In questo modo “colpiamo banche che sono di importanza critica per il sistema finanziario russo e per la capacità di Vladimir Putin di portare distruzione. Ciò consoliderà il completo isolamento del sistema finanziario russo dal sistema globale”.
Inoltre, “vietiamo a tre grandi broadcaster controllati dallo Stato russo di trasmettere” nell’Ue. Queste tre emittenti, continua von der Leyen, “non potranno distribuire contenuti nell’Ue”, quale che sia il canale, “cavo, satellite, internet o app”. Si tratta di “casse di risonanza” che diffondono “le bugie e la propaganda di Putin”. Lo fanno in modo “aggressivo: non dobbiamo più dare loro un palcoscenico per diffondere menzogne”. Inoltre, “il Cremlino si avvale di revisori contabili, consulenti e spin doctor europei. Ora questo finirà. Vietiamo la fornitura di quei servizi alle imprese russe”.
Bruxelles propone anche di sanzionare il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, secondo un documento visionato dall’Afp.
La Chiesa ortodossa russa guarda con «scetticismo» ai possibili piani della Commissione europea d’imporre sanzioni contro il patriarca di Mosca, Kirill. “Vorrei ricordare agli autori delle iniziative sanzionatorie che il Patriarca proviene da una famiglia i cui membri sono stati oggetto di repressione per decenni a causa della loro fede, durante il periodo dell’ateismo militante comunista”, ha dichiarato su Telegram il portavoce della Chiesa ortodossa russa, Vladimir Legoyda. “Nessuno di loro ha avuto paura di reclusione o rappresaglie” ha ricordato, “quindi bisogna essere completamente estranei alla storia della nostra Chiesa per intimidire il suo clero e i suoi credenti, inserendoli in liste nere», ha avvertito. «Più le sanzioni diventano indiscriminate, più mancano di buon senso, più lontano diventa il raggiungimento della pace, per la quale la Chiesa ortodossa russa prega con la benedizione di Sua Santità il Patriarca a ogni liturgia”, ha concluso il portavoce.
Più che ad una guerra di religione, siamo di fronte ad una guerra d’interessi, materiali, mascherata dalla fede. Anche questo è la guerra d’Ucraina.