Ucraina, sono sempre di più i soldati russi che si ribellano: non vogliono partecipare "all'operazione speciale"

Dmitri, insieme ad otto compagni, si è rifiutato di ritornare al fronte, ed è stato trasferito a Belgorod, città russa al confine: "Non ho nulla di cui vergognarmi. Non siamo ufficialmente in stato di guerra, quindi non possono costringermi ad andare"

Ucraina, sono sempre di più i soldati russi che si ribellano: non vogliono partecipare "all'operazione speciale"
Soldato russo
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13 Maggio 2022 - 12.20


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Tanti soldati russi non vogliono combattere. “Molti di noi semplicemente non volevano tornare indietro. Volevo tornare dalla mia famiglia e non in un bara”. Dmitri è un soldato russo. Non vuole rivelare il suo vero nome, ma il Guardian racconta che quando, all’inizio di aprile, è stato detto ai soldati della sua brigata d’élite di prepararsi per un secondo dispiegamento in Ucraina, è esplosa la paura tra i ranghi. Le parole di Dmitri sono l’ennesima testimonianza del fatto che i soldati russi da tempo non hanno più voglia di combattere.

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L’unità di cui fa parte Dmitri, di stanza nell’estremo oriente russo in tempo di pace, è entrata per la prima volta in Ucraina dalla Bielorussia quando la guerra è iniziata alla fine di febbraio e ha combattuto largamente con le forze ucraine. Dmitri ha raccontato che insieme ad altri otto compagni ha detto ai propri comandanti che non voleva ricongiungersi all’invasione. “Erano furiosi. Ma alla fine si sono calmati perché non c’era molto che potessero fare”, ha raccontato. Dmitri dunque, dopo la sua richiesta, è stato trasferito a Belgorod, una città russa vicino al confine con l’Ucraina, dove da allora è di stanza. “Ho servito per cinque anni nell’esercito. Il mio contratto scade a giugno. Servirò nel tempo che mi rimane e poi me ne andrò di qui” ha affermato. “Non ho nulla di cui vergognarmi. Non siamo ufficialmente in stato di guerra, quindi non possono costringermi ad andare” ha osservato.

Una storia simile a quella di Dmitri è stata raccontata alla Bbc da Sergey Bokov, un soldato di 23 anni che alla fine di aprile ha deciso di lasciare l’esercito dopo aver combattuto in Ucraina. “I nostri comandanti non hanno nemmeno discusso con noi perché non siamo stati i primi a partire”, ha detto Bokov.

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Le decisione politica del Cremlino di non dichiarare formalmente guerra all’Ucraina, preferendo invece descrivere l’invasione come “operazione militare” ha provocato non poche difficoltà militari nell’esercito russo. Secondo le regole militari russe, le truppe che si rifiutano di combattere in Ucraina possono essere licenziate, ma non possono essere perseguite, come ha sottolineato Mikhail Benyash, un avvocato che da mesi si occupa di sostenere i soldati che scelgono l’opzione di ritirarsi. Benyash alcune settimane fa ha affermato che che “centinaia e centinaia” di soldati si erano messi in contatto con la sua squadra per avere consigli su come evitare di essere inviati a combattere.

Tra loro c’erano 12 guardie nazionali della città russa di Krasnodar, nel sud della Russia, che sono state licenziate dopo essersi rifiutate di andare in Ucraina. “I comandanti cercando di minacciare i loro soldati, se dissentono, dicendo che li possono incarcerare, ma noi rassicuriamo i militari e spieghiamo loro che hanno la facoltà di rifiutarsi”, ha spiegato Benyash. L’avvocato ha aggiunto di non essere a conoscenza di alcun procedimento penale contro i soldati che si sono rifiutati di combattere. “Non ci sono basi legali per avviare un procedimento penale se un soldato si rifiuta di combattere mentre si trova in territorio russo”. Ecco perché molti soldati hanno scelto di essere licenziati o trasferiti.

I dati sul numero di soldati russi che si licenziano o si rifiutano di combattere non sono precisi. Ma i governi occidentali ormai da mesi scrivono che il Cremlino ha una grave carenza di soldati di fanteria. Mosca inizialmente ha portato in guerra circa l’80% delle sue principali forze di combattimento di terra – 150.000 uomini – a febbraio, secondo i funzionari occidentali. Ma quell’esercito ha avuto perdite significative, ha dovuto far fronte a problemi logistici, morale scarso e una resistenza ucraina sottovalutata. “Putin deve prendere una decisione in merito alla mobilitazione nelle prossime settimane”, ha osservato al Guardian Rob Lee, analista militare. “La Russia non dispone di sufficienti unità di terra con soldati a contratto per una rotazione sostenibile. Le truppe si stanno esaurendo: non saranno in grado di resistere a lungo” ha continuato.

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Un’opzione per il Cremlino sarebbe quella di autorizzare il dispiegamento di unità di leva in Ucraina, nonostante le precedenti promesse di Putin secondo cui la Russia non avrebbe utilizzato alcun soldato di leva in guerra. “I coscritti potrebbero colmare alcune lacune, ma saranno scarsamente addestrati. Molte delle unità che dovrebbero addestrare i coscritti stanno combattendo da sole”, ha detto Lee.

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