Il politologo vicino a Putin: "La Russia pronta ad attaccare Odessa e prendersi il mar Nero"

Dmitrij Suslov, direttore del Centro studi europei e internazionali alla Scuola superiore di Economia di Mosca: "L'Occidente vuole una sconfitta russa. E non è disposto a sottoscrivere un accordo per noi accettabile"

Il politologo vicino a Putin: "La Russia pronta ad attaccare Odessa e prendersi il mar Nero"
Dmitrij Suslov, direttore del Centro studi europei e internazionali alla Scuola superiore di Economia di Mosca
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22 Maggio 2022 - 10.14


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Guerra in Ucraina, la soluzione è molto lontana. Le posizioni occidentali non sono accettabili per la Russia e questo porterà al prosieguo della guerra. Ne è certo Dmitrij Suslov, direttore del Centro studi europei e internazionali alla Scuola superiore di Economia di Mosca, politologo vicino al Cremlino, che in un’intervista al Corriere della Sera sottolinea: «L’Occidente vuole una sconfitta russa. E non è disposto a sottoscrivere un accordo per noi accettabile».

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«Guardi l’ultimo comunicato del G7 – prosegue -, dove si dice chiaramente che rifiuterà qualsiasi modifica dei confini». Secondo Suslov, se la posizione occidentale è questa non ci può essere accordo: «ciò significa che la guerra continuerà e che la Russia probabilmente lancerà un attacco contro Odessa per tagliare l’Ucraina dal Mar Nero».

Qual è la sua fotografia della situazione? «La Russia è ancora concentrata soprattutto sul Donbass. Il ritmo dell’ avanzata non è così rapido come il Cremlino vorrebbe – risponde il politologo -. Ci sono complicazioni che hanno molteplici motivi. In primo luogo, la leadership politica russa esita ad aumentare il livello delle truppe impegnate nella guerra, che pure molti esperti consigliano. Il governo è impegnato a continuare la lotta con un numero limitato di forze. Per quanto ne so, la ragione dietro questa scelta è che si vuole preservare una percezione di vita normale in Russia. Vogliono che il popolo pensi che c’è una operazione speciale in corso da qualche parte, che però non ha alcun impatto sul quotidiano», spiega.

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“Sulla lentezza dell`offensiva pesano anche la determinazione a ridurre il numero di vittime tra i soldati russi e il fatto che gli Stati Uniti e gli occidentali forniscono un sostanziale aiuto militare e di intelligence agli ucraini”, sottolinea Suskov, “Nonostante questo, la missione procede e la convinzione prevalente è che la Russia sia in grado di vincere la battaglia per il Donbass, anche con questo livello di truppe, che è molto inferiore a quello dell`Ucraina anche se dispone di una maggiore potenza di fuoco. Le perdite ucraine sono alte e ci sono dubbi su quanto ancora possano sostenere l`attuale pressione”.

Secondo il pensatore del Cremlino, “non c`è alcun senso di isolamento in Russia. L`Occidente si è dimostrato quasi incapace di mobilitare i Paesi non occidentali. E ci sono frizioni anche interne all`Occidente: guardi per esempio al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, ancora bloccato sull`embargo sul petrolio. Divisioni sono visibili anche sulle truppe da schierare nei Paesi di frontiera della Nato, che vorrebbero un numero molto più alto di quello in effetti deciso”.

Cosa succederà, una volta conquistato il Donbass? Esistono ancora due linee al Cremlino, una che dice di fermarsi lì e cercare un accordo e l`altra che dice di continuare la guerra a oltranza? “Sono due ipotesi”, risponde alla domanda del Corriere della Sera, “Ma sfortunatamente le chance della prima opzione si sono ridotte di molto e quelle di una guerra senza fine sono fortemente aumentate”.

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“Paradossalmente dopo aver tagliato l`accesso dell`Ucraina al Mar Nero potrebbe esserci una de-escalation per esaustione di tutte le parti”, ha sottolineato, “E quando dico parti esauste non voglio dire solo Russia e Ucraina ma anche l`Occidente, il cui potenziale di fornitura d`armi è già al limite, soprattutto in Europa. Diverso è per gli Stati Uniti, dove però i fattori politici interni stanno già cominciando a pesare. Sarà un fatto fisiologico, ma la guerra potrebbe andare avanti a più bassa intensità almeno per un anno. Poi ci potrebbe essere una ripresa violenta delle ostilità”.

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