Putin getta l'esca, cerca di dividere l'Italia sull'aiuto militare all'Ucraina e manda Razov in avanscoperta

L'ambasciatore russo a Roma Razov: "Le armi moltiplicano il conflitto ma questa logica non è condivisa da tutti anche in Italia..."

Putin getta l'esca, cerca di dividere l'Italia sull'aiuto militare all'Ucraina e manda Razov in avanscoperta
Sergey Razov
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18 Giugno 2022 - 17.31


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L’esca del guerrafondaio Putin per dividere forze politiche e opinione pubblica sulla difesa dell’Ucraina e avere mano libera per i suoi disegni revanscisti.

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“La logica secondo cui la massiccia fornitura di armi all’Ucraina sarebbe un mezzo per arrivare alla pace mi sembra quantomeno bizzarra. In sostanza si tratta di alimentare all’infinito la situazione di conflitto e di moltiplicare vittime e distruzioni. Questa logica, a quanto mi risulta, è lungi dall’essere condivisa da tutti, anche in Italia».

Lo dice l’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov in un’intervista a Scenari Internazionali. «Il fatto è che le armi italiane saranno utilizzate per uccidere militari russi. Questo introduce nelle nostre relazioni bilaterali un altro elemento negativo che non possiamo ignorare».

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«Inoltre non è possibile fare completa chiarezza su chi abbia effettivamente in mano queste armi – prosegue l’ambasciatore nell’intervista diffusa anche sui social dell’ambasciata -. In effetti, oltre alle forze armate regolari, alle operazioni di combattimento in Ucraina partecipano formazioni nazionaliste e territoriali, che non sono sotto il controllo di Kiev o non lo sono completamente. Dove finiranno queste armi e in quali regioni al di fuori dell’Ucraina saranno utilizzate in futuro sono domande a cui non c’è risposta».

Da Razov nessun cenno all’aggressione all’Ucraina, alla violazione del diritto internazionale, al fatto che il ‘genocidio’ del Donbass (come detto dalla corte internazionale) fosse solo un pretesto e alla pretesa revanscista e zarista di portare la Russia dove ci sono i russi, ossia ipotizzando di arrivare in Moldavia, nei paesi Baltici e perfino in Polonia.

E ovviamente, siccome nessuno è scemo, queste parole che sono una vera e propria ingerenza arrivano alla vigilia del dibattito parlamentare e della risoluzione da approvare.

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