Quello russo-ucraino è un conflitto che non si combatte solo sui campi di battaglia, con missili e bombe, ma anche online con propaganda e fake news.
È di questa settimana infatti la notizia che il servizio di sicurezza dell’Ucraina (Sbu) ha chiuso una bot farm – un sistema coordinato di bot orientati a uno scopo specifico – localizzata a Kyiv, che diffondeva propaganda filo-russa attraverso i social media. A darne notizia è stato lo stesso Sbu con un post sul proprio sito, datato 2 agosto.
Il sistema era costituito da circa cinquemila sim card e duecento server proxy. L’insieme di questi elementi permetteva agli hacktivisti pro-Cremlino di creare falsi indirizzi ip e di conseguenza falsi profili social. In tutto sono stati creati più di un milione di bot. Secondo il servizio di sicurezza ucraino, l’obiettivo dell’operazione di propaganda sarebbe stato quello di “screditare la leadership ucraina e destabilizzare la situazione socio-politica”. Dietro l’operazione ci sarebbe un cittadino russo residente a Kyiv, che si presentava come “esperto politico”.
Le campagne di disinformazione hanno preso di mira figure chiave della politica ucraina: ci sono stati tentativi di diffamare Olena Zelenska, moglie del presidente Volodymyr Zelensky, e di divulgare notizie false su un presunto scontro tra il capo di stato e i vertici militari del paese.
L’Sbu inoltre ha segnalato che le attività della bot farm sono state coordinate da una persona “appartenente alla cerchia ristretta di un ex leader del paese”. Anche se il servizio di sicurezza non ha nominato nessuna persona o partito politico, alcuni media ucraini hanno ipotizzato che possa trattarsi di un membro di Solidarietà europea, guidato dall’ex presidente ucraino Petro Poroshenko. Il partito, tuttavia, nega qualunque coinvolgimento. La dirigente di Solidarietà europea Iryna Gerashchenko ha scritto su Facebook che “i media fanno riferimento a fonti non specificate e anonime” e che il loro comportamento “viola gli standard giornalistici”. Nel frattempo, le indagini della polizia ucraina proseguono.
Dall’inizio della guerra, il servizio di sicurezza ucraino ha smantellato diverse reti di bot: nel solo mese di marzo sono state chiuse cinque bot farm, che gestivano centomila profili falsi. Sin dalle prime fasi dell’invasione della Russia in Ucraina, gli schieramenti si sono contrapposti anche sul piano informatico, con centinaia di migliaia di hacker assoldati dall’Ucraina per fermare i cyberattacchi russi e la propaganda nel Cremlino da una parte, e organizzazioni criminali filorusse come Killnet che tempestano di attacchi informatici i paesi che si sono schierati con Kyiv dall’altra.
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