Ucraina, l'apocalisse nucleare non è propaganda

I russi hanno trasformato la centrale nucleare di Zaporizhzhia in una base militare, mettendo a rischio l'intero continente.

Ucraina, l'apocalisse nucleare non è propaganda
La centrale nucleare di Zaporizhzhia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

28 Agosto 2022 - 17.19


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Ucraina, l’apocalisse nucleare non è propaganda.

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“Per decenni la sicurezza nucleare è rimasta la priorità assoluta dell’Ucraina, soprattutto in considerazione del nostro passato tragico. Gli invasori russi hanno trasformato la centrale nucleare di Zaporizhzhia in una base militare, mettendo a rischio l’intero continente. I militari russi devono lasciare l’area dell’impianto”. Così su Twitter il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Va preso sul serio, molto sul serio

Allarme rosso

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Scrive A. Maggiolo su Today mondo: “La centrale è stata uno dei primi obiettivi dell’invasione russa in Ucraina: del resto, con i suoi sei reattori, che hanno una capacità netta di 950 megawatt di elettricità, l’impianto potrebbe soddisfare la domanda di elettricità di quattro milioni di famiglie. Per ora, i reattori attivi sono solo due, e i circa 10mila dipendenti sono adesso sotto il controllo dell’esercito di Mosca. La società statale ucraina Energoatom, che gestiva la centrale fino al marzo scorso, ha denunciato in queste ore che l’obiettivo della Russia, che avrebbe inviato dipendenti della sua compagnia statale Rosatom sul posto, è di tagliare i rifornimenti al Sud del Paese.

L’Aiea ha affermato che a Zaporizhzhia sono stati violati cinque dei sette principi di sicurezza nucleare: l’integrità fisica degli impianti dovuta all’attività militare; il funzionamento in ogni momento dei sistemi di protezione; le buone condizioni dei dipendenti, che lavorano in condizioni di enorme stress; l’alimentazione elettrica, che ha subito danni a una linea esterna, e il monitoraggio di possibili radiazioni. Dopo una giornata ad altissima crescente, più tranquillizzanti sono state le parole di Rafael Grossi, il direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (Aiea), secondo cui la centrale non rappresenta al momento una “urgente minaccia”. Ma, ha aggiunto Grossi, la situazione potrebbe cambiare in qualsiasi momento, ribadendo per l’ennesima volta la necessità che gli specialisti dell’Aiea visitino al più presto la struttura. La compagnia nucleare di stato ucraina ha più volte affermato che l’Ucraina non ha mai invitato l’Aiea ufficialmente perché qualsiasi visita legittimerebbe la presenza della Russia.

La più grande centrale nucleare d’Europa è pericolosamente vicina ai combattimenti: e questo, purtroppo, è un dato di fatto che nessuno può negare. Il recente intensificarsi dei bombardamenti aumenta in maniera esponenziale il rischio di incidenti, anche involontari o minori, come l’interruzione della fornitura di energia elettrica che potrebbe provocare una fuoriuscita di materiale radioattivo.[…]. Vari esperti affermano che la situazione a Zaporizhzhia – dove sono di stanza 500 soldati russi e 50 mezzi pesanti compresi i carri armati, secondo l’Ucraina – non giustifica al momento avvertimenti di un disastro a livello europeo. I rischi dei bombardamenti sono limitati dato che i reattori sono protetti da 10 metri di cemento, secondo Leon Cizelj, presidente della Società nucleare europea. Ha stimato che solo una raffica di bombardamenti aerei mirati potrebbe “violare” le pareti del reattore.

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Un attacco ai siti di stoccaggio del combustibile, ha aggiunto, avrebbe un effetto limitato, poiché qualsiasi materiale radioattivo rilasciato percorrerebbe solo dai 10 ai 20 chilometri. James Acton, co-direttore del programma di politica nucleare presso il Carnegie Endowment for International Peace, ha convenuto che i bombardamenti non sono il vero rischio, indicando invece la vulnerabilità dei sistemi di raffreddamento dell’impianto. “L’analogia giusta qui è Fukushima, non Chernobyl”, ha detto. Le centrali nucleari sono progettate con più sistemi di sicurezza indipendenti, inclusi numerosi collegamenti alla rete e generatori diesel di riserva. Zaporizhzhia utilizza anche uno stagno spray per il raffreddamento, il che significa che l’acqua calda dall’interno della pianta viene spruzzata nell’aria esterna per abbassarne la temperatura. Questi “saranno effettivamente relativamente vulnerabili perché devono essere in contatto con il mondo esterno”, rendendoli potenziali bersagli di attacco, ha affermato Acton.

Entrambi gli esperti hanno sottolineato che anche nello scenario peggiore, se i sistemi di raffreddamento si guastassero, provocando la fusione del reattore, ciò causerebbe solo gravi danni a livello locale. Cizelj ha stimato un raggio di 30 chilometri. “Sarebbe una tragedia per la popolazione locale”, ha detto, anche se non creerebbe vittime immediate, ma “per noi in Europa sarebbe un evento molto poco importante, in termini di conseguenze per la salute o per l’ambiente”.

Allora perché Russia e Ucraina si accusano a vicenda di bombardamenti e sottolineano il rischio di disastri, si chiede il sito Politico.eu? “L’idea di un incidente nucleare fa paura, attirerà l’attenzione della gente, quindi è uno strumento immediato per questo scopo”, ha affermato John Erath, direttore politico senior del Center for Arms Control and Non-Proliferation, un’organizzazione no-profit . Per la Russia, è un modo per “alzare la posta in gioco per aumentare le preoccupazioni e per evidenziare in patria l’importanza di continuare l’operazione militare”, ha affermato. Potrebbe anche essere una strategia di Mosca per “giocare sui timori occidentali di un disastro nucleare e indebolire la volontà occidentale di fornire ulteriore supporto militare all’Ucraina”, secondo un’analisi dell’Institute fort the study of war. Per quanto riguarda l’Ucraina, l’obiettivo è sempre quello di tenere alta l’attenzione su quanto sta succedendo nell’impianto, ha detto Erath”.

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Così Maggiolo.

Una terribile previsione

Oltre novanta milioni di persone perderebbero la vita nel giro di poche ore e centinaia di migliaia di feriti si riverserebbero negli ospedali. L’apocalisse. È questa, difatti, la terribile previsione descritta dal programma Science and Global Security (SGS) dell’Università di Princeton nel New Jersey – uno degli istituti più prestigiosi egli Stati Uniti e del mondo – a seguito della simulazione di un attacco nucleare. La ricerca risale a due anni fa, ma i media americani la stanno rilanciando in questi giorni con l’incubo di un conflitto atomico che è tornato ad incombere sul mondo dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.

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“Plan A”

La simulazione, chiamata “Plan A”, ha cercato di stabilire come sarebbe potuta iniziare una guerra nucleare, da dove sarebbero potute essere impiegate le arme e quanto grande sarebbe potuta essere la devastazione causata. Il risultato è inquietante. Se anche solo un singolo «colpo di avvertimento» dovesse essere inviato dalla Russia ad una qualsiasi base militare della Nato o degli Usa, secondo Princeton, in poche ore ci sarebbero 90 milioni persone morte o gravemente ferite. La simulazione ha anche diviso il conflitto in tre fasi. La prima vedrebbe la Russia tentare di distruggere le basi Nato in tutta Europa attraverso l’uso di 300 armi nucleari, mentre l’Alleanza Atlantica risponderebbe con 180 delle proprie, con 2,6 milioni di morti entro le prime tre ore. La fase successiva, “Counterforce plan” vedrebbe la maggior parte delle forze militari europee distrutte, con gli Stati Uniti poi costretti a inviare 600 missili contro la Russia e causare circa 3,4 milioni di morti in soli 45 minuti. Infine la terza fase, Countervalue plan” con 30 città e centri economici più popolati essere colpiti da cinque a dieci testate ciascuna e il bilancio delle vittime che sale in modo spaventoso a 85,3 milioni di morti in 45 minuti. 

William Alberque, direttore di Strategy, Technology, and Arms Control presso l’International Institute for Strategic Studies (Iiss) con sede a Londra, ha respinto la possibilità che l’Occidente si muova per primo sulle armi nucleari.

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“L’uso di armi nucleari da parte dell’Occidente non è affatto possibile in questa fase… Affinché le armi nucleari vengano utilizzate per prime in questa crisi, l’unico percorso possibile è che la Russia le utilizzi”, rimarca Alberque.

Uno scenario del genere è molto probabile se ci fosse un’escalation accidentale che interessasse direttamente un Paese della Nato. In quella situazione una delle parti, molto probabilmente la Russia, potrebbe oltrepassare la linea rossa nucleare. Ciò potrebbe includere un incidente lungo il confine ucraino-polacco o se ci fosse una no-fly zone imposta dalla Nato, aggiunge lo studioso.

Pavel Podvig, ricercatore senior presso l’Istituto delle Nazioni Unite per la ricerca sul disarmo con sede a Ginevra, ha affermato che la possibilità che la Russia utilizzi armi nucleari è molto bassa fintanto che il conflitto è limitato alle sue forze e all’Ucraina.

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“È molto difficile immaginare che la Russia usi armi nucleari, che non hanno “utilità militare” in questa situazione, spiega Podvig.

La stessa dottrina militare di Mosca limita l’uso di armi nucleari ai casi di aggressione contro la Russia e non c’è la guerra sul territorio russo, annota Podvig. Tuttavia, aggiunge, il Cremlino potrebbe avere un’interpretazione ampia di ciò che potrebbe costituire tale aggressione.

Le possibilità di un attacco nucleare aumentano, se c’è un conflitto diretto che coinvolge la Nato, avverte Podvig.

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I 30 membri dell’Alleanza includono potenze nucleari come Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, nonché paesi che confinano con l’Ucraina come la Polonia.

 “Questo è il peggiore di tutti i mondi. Vediamo che le armi nucleari consentono l’aggressione da parte della Russia. D’altra parte, vediamo come le armi nucleari degli Stati Uniti e della Nato non proteggano i loro alleati” come l’Ucraina, conclude  Podvig.

Alberque  a sua volta afferma che Putin è il tipo di leader che usa scenari ad alto rischio, come la minaccia di una guerra nucleare, a proprio vantaggio.

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Putin “si diletta nell’utilizzare i rischi per cercare di controllare il comportamento altrui. Ha una propensione al rischio molto più alta rispetto alla maggior parte dei leader occidentali. È disposto a fare e dire cose che altri non farebbero e non direbbero”, dice Alberque.

Forze in campo

Di grande interesse,  a tal proposito, è il report di Francesco Palmas su Avvenire.

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Scrive tra l’altro Palmas: “Il Cremlino, con le ultime dottrine nucleari, si è avvicinato alla logica cinese, che gioca volutamente sull’ambiguità convenzionale/nucleare per alterare le logiche strategiche nemiche, molto più lineari. In caso di lancio di un missile russo, scatterebbe il sistema americano del ‘launch on warning’, sorta di dente per dente in tempo reale, con la risposta di forze equivalenti a quelle attaccanti, individuate quasi istantaneamente dal sistema di allerta precoce, senza avere la certezza che il missile russo in arrivo monti o meno testate nucleari. Un modo, tutto russo, per imporre la velocità desiderata alle operazioni nucleari e assumere il controllo della dimensione temporale. Se gli americani rispondessero in maniera azzardata, si esporrebbero al rischio di una guerra nucleare prolungata: sarebbe una catastrofe planetaria. Per comprenderlo, basta il motto apodittico delle forze missilistiche russe: «Dopo di noi, solo il silenzio». 

Nonostante il declino post guerra fredda, gli arsenali nucleari russi e statunitensi sono ancora stracolmi di testate. Mosca ha 4.477 ordigni: 1.588 testate strategiche sono sempre in allerta. Sebbene i numeri siano segreti, la federazione degli scienziati americani stima che 812 testate armino 812 missili a lancio terrestre, 576 sono sui sottomarini e circa 200 sono pronte ad essere caricate sui bombardieri. Questi ultimi contano oggi due divisioni di 55 aerei pesanti Bear H e 16 Blackjack. Solo una cinquantina di velivoli è effettivamente dispiegata, grazie alle limitazioni del trattato New Start. Ad essi si aggiungono le 4 divisioni di bombardieri a raggio intermedio Tu-22M3. La Russia ne allinea all’incirca 63, ripartiti fra le basi di Belaya, Shaykovka, Olenyegorsk, Dyagilevo, e Mozdok, in Ossezia del sud. Poco chiaro è il numero di armi nucleari assegnate ad ogni bombardiere pesante. Il Blackjack può trasportare fino a 12 cruise AS-15B o altrettanti Kh-102 con testate da 250 chilotoni. Per avere un ordine di idee, la bomba di Hiroshima era molto meno de- vastante, potente ‘appena’ 15 chilotoni. I 50 bombardieri schierati potrebbero quindi montare più di 600 missili cruise nucleari. E il Blackjack può assolvere anche alla missione secondaria del lancio di bombe nucleari a gravità. Gran parte delle testate assegnate ai bombardieri è custodita nei bunker centrali del comando di Mosca. Qualche centinaio è però sempre dispiegato nelle due basi principali della Dal’naya Aviatsiya, l’aviazione da bombardamento strategico. 

In questo scenario di distruzione pantoclastica, gli occidentali hanno conservato una potenza di fuoco non meno distruttiva. Putin farebbe bene a non dimenticare che la Nato è un’alleanza nucleare. Cento bombe tattiche americane da 0,3 a 340 chilotoni sono dispiegate in Europa, sotto il regime della doppia chiave, a Keine Brogel, a Volkel, a Buchel e in Italia, a Ghedi Torre. Altre sono direttamente integrate nelle basi statunitensi di Aviano e di Incirlik, in Turchia. La Francia ha il suo deterrente atomico con 280 testate pronte all’uso sui sottomarini e sui cacciabombardieri. Il Regno Unito ne ha almeno 120. Gli americani fanno storia a sé. Hanno 3.800 atomiche, 1.400 delle quali sui missili balistici intercontinentali, terrestri e sottomarini, e 300 sui bombardieri strategici. 

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È un deterrente sufficiente ad annullare i vantaggi di un attacco nemico e a congelare il rischio di una guerra – sottolinea Palmas – C’è però un dato negativo: la nuova cortina di ferro che si è frapposta fra Est e Ovest rischia di mandare al macero tutti gli accordi di disarmo. È a rischio l’ultima vestigia di semi- pace: il trattato New Start. Se fosse denunciato prima, o non rinnovato nel 2025, la corsa alle armi nucleari riprenderebbe spedita…”.

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