La guerra continua ed è anche guerra psicologica. «Possibili provocazioni militari» attraverso l’uso di una «bomba sporca». Mentre continua a bombardare le infrastrutture energetiche dell’Ucraina, ancora costretta a lunghi blackout in diverse regioni, la Russia torna a innescare lo scontro diplomatico, accusando Kiev di mostrare «una tendenza costante verso un’ulteriore escalation incontrollata».
A dar voce alla «preoccupazione» di Mosca è il ministro della Difesa Serghei Shoigu, che in poche ore ha ripetuto le accuse in telefonate con gli omologhi di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Turchia. Affermazioni seccamente respinte dal fronte occidentale, mentre Kiev le ha bollate come «assurde» e «pericolose».
Le parole di Shoigu sono state rispedite al mittente dal segretario di Stato alla Difesa britannico Ben Wallace e dal collega francese Sebastien Lecornu. «Tali accuse non devono servire come pretesto per un’ulteriore escalation», ha ammonito Londra. Contro la retorica di Mosca si sono scagliate poi le stesse autorità ucraine. «Cosa abbiamo già sentito dalla Russia? Una bugia sul nazismo, sullo sviluppo delle armi nucleari e sui piccioni combattenti. Cosa stiamo ascoltando ora? «Bomba sporca», «far saltare in aria la diga». È anche questa una bugia. Non esiste una «bomba sporca». Solo sporchi tentativi di giustificare il genocidio con una nuovo falsità», ha avvertito Mykahilo Podolyak, braccio destro del presidente Volodymyr Zelensky.
Nella sua intensa giornata di scambi diplomatici, il responsabile della Difesa di Vladimir Putin è tornato in particolare a sentire l’omologo americano Lloyd Austin per la seconda volta in tre giorni. Un nuovo segnale dell’importanza del mantenimento di una linea di comunicazione tra le due grandi potenze, sullo sfondo delle tensioni sempre più forti tra la Russia e la Nato e dei timori che si giunga a uno scontro diretto, con lo spettro del nucleare.
Sul terreno, intanto, l’Ucraina continua a fare i conti con pesanti interruzioni alle forniture energetiche, dopo i continui bombardamenti nemici alle sue infrastrutture critiche civili, che secondo le autorità hanno causato anche la perdita del 90% dell’energia eolica e del 50% di quella solare. Blackout programmati sono avvenuti in diverse regioni, compresa la capitale Kiev, mentre le autorità insistono nel fare appello alla popolazione a risparmiare sui consumi. Le tensioni continuano anche intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, cruciale per la rete elettrica di Kiev. Il G7 ha condannato i «ripetuti» rapimenti da parte della Russia dei manager e del personale dell’impianto, chiedendo l’immediata restituzione all’Ucraina del «pieno controllo» della struttura, oltre al rilascio «immediato» delle persone rapite.
Le accuse di sequestri non riguardano solo funzionari e operatori. Secondo il sindaco di Energodar, che ospita la centrale di Zaporizhzhia, i russi non intendono restituire alle famiglie i bambini che dalla città erano stati portati nella regione russa di Krasnodar per una «vacanza» e ora sarebbero «ostaggi dei terroristi».
Secondo Dmytro Orlov, «alcuni genitori hanno ricevuto segnali allarmanti. Gli occupanti gli hanno detto che i bambini `rimarranno in Russia per un periodo indefinito´ e di inviare vestiti più caldi, `rassicurandoli´ sul fatto che potranno andare a scuola lì».
Sul piano militare, gli occhi restano puntati su Kherson, dove i filorussi continuano ad evacuare i residenti denunciando il rischio di attacchi nella controffensiva ucraina nel sud. L’esercito di Mosca, intanto, insiste con i raid a tappeto e ha rivendicato la distruzione di sette depositi di carburante nemici, tra cui uno contenente «più di 100mila tonnellate» nella regione centro-orientale di Cherkasi.