Perché Giorgia Meloni non sa e non ha capito nulla né di Brigate Rosse né di anarchici

Parlando al congresso della Cgil Giorgia Meloni ha detto che siamo in presenza di minacce di movimenti anarchici che si rifanno alle Brigate Rosse. Una vera e propria stupidaggine.

Perché Giorgia Meloni non sa e non ha capito nulla né di Brigate Rosse né di anarchici
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Gianni Cipriani Modifica articolo

18 Marzo 2023 - 11.38


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In questi mesi ho sempre pensato che la descrizione di Giorgia Meloni come politica seria, capace e preparata fosse – per usare un eufemismo – un pochino esagerata e frutto di un vento mediatico-propagandistico che si è diffuso negli ultimi mesi e che in qualche misura prescinde dalla vittoria alle ultime elezioni.

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In precedenza le elezioni le aveva vinte il M5s guidato dal capo politico Di Maio e non mi pare che ci sia mai stato un coro mediatico ed editoriale che spingesse per far passare Di Maio come un politico all’altezza di Churchill.

Eppure i discorsi di Giorgia Meloni chi li voleva sentire li ha sentiti e chi li voleva analizzare nel merito poteva analizzarli.

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Così – per un momento – immaginiamo alcune affermazioni di Giorgia Meloni sottoposte ad un commissione di laurea. Anzitutto “la sostituzione etnica” nel piano di Soros. Ossia una vecchia teoria razzista che evoca un complotto per sostituire i bianchi.

Quali prove ha mai prodotto Giorgia Meloni per sostenere questa grandissima idiozia?  Come poteva – ragionevolmente – provare che Soros fosse il mandante?  Giorgia Meloni non è andata oltre al complottismo dell’estrema destra che – in quanto complottismo – è privo di valore scientifico. 

La stessa cosa di può dire per le ‘invasione’ dei migranti: una parolona non supportata dai dati. Propaganda di basso calibro nella migliore delle ipotesi.

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Senza considerare l’islamofobia che l’aveva portata (il tristemente noto discorso davanti ai franchisti di Vox) a dire che in Europa ci sono intere aree dove comanda la sharia.  E dove, di grazia, c’è un comune, un quartiere in Italia e in Europa nel quale sia in vigore un’altra legge se non quella nazionale?  Esiste forse qualche tribunale islamico che ha preso il posto di quelli dei paesi dell’Unione Europea? Certo che no.

Ovviamente il metodo propagandistico di Giorgia Meloni si ferma alla pancia dei ragionamenti: un po’ come il famoso ‘blocco navale’ che tutti sapevano essere tanto illegale quanto irrealizzabile ma anche la nostra ‘preparatissima’ leader politica ha ripetuto come un mantra, salvo oggi far finta di nulla.

Ma veniamo al punto. Ieri Giorgia Meloni alla Cgil ha parlato del ritorno della violenza politica. E ha detto testualmente: “Lo abbiamo visto con l’assalto da parte di elementi dell’estrema destra alla sede della Cgil,  lo ritroviamo nelle minacce di movimenti anarchici che si rifanno alle Brigate Rosse”

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Cosa? I movimenti anarchici si rifanno alle Brigate Rosse? Una stupidaggine del genere sarebbe costata ad uno studente universitario l’immediata bocciatura. Una considerazione disinformata e disinformante frutto dell’approccio facilone e ignorante tipico dei demagoghi. Brigate Rosse e anarchismo sono due fenomeni non solo completamente diversi, ma perfino opposti.

Provo a dirlo in poche parole senza fare un trattato (se qualcuno ha interesse rimando ai miei libri). Le Brigate Rosse si sentono una parte di un ‘ideale’ partito comunista che deve riconquistare il potere attraverso la rivoluzione e che per questo attraverso una avanguardia rivoluzionaria si organizza per dare l’attacco al potere. Alle avanguardie, man mano che l’attacco al potere avanza, si uniranno le masse.

Le Brigate Rosse hanno sempre avuto una struttura gerarchica al loro interno, la linea politica (le risoluzioni) doveva essere seguita alla lettera dai militanti e gli attacchi militari andavano preparati e portati a termini attraverso un lavoro (dal loro punto di vista) scientifico durante il quale individuare la vittima e gli obiettivi.

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Si è passati dall’attacco al cuore dello stato (il periodo di Aldo Moro, per intenderci) fino all’ultima emanazione delle Br-Pcc che hanno ucciso D’Antona e Biagi attraverso la modalità della “centralità-selezione-calibramento” che significava individuare una persona espressione degli interessi della ‘borghesia imperialista” la cui morte poteva significare la fine di un progetto politico.

Nella loro follia le Br-Pcc pensavano che uccidendo prima D’Antona e poi Biagi le politiche sul lavoro che opprimevano le masse potessero essere disarticolate.

Quindi le Brigate Rosse – per dirla in parole semplici – erano organizzate come un esercito rivoluzionario, con una gerarchia interna e un indottrinamento che non permetteva deviazioni. Tant’è che ad un certo punto le Brigate Rosse ‘militariste’ si divisero da quelle ‘movimentiste’ per dissidi che, visti da un occhio esterno, si potrebbero definire di lana caprina. Ma che erano il frutto di un estremo settarismo e una estrema rigidità.

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Gli anarchici sono l’opposto. In premessa va detto che si parla della componente insurrezionalista mentre la gran parte dell’anarchismo non ha nulla a che fare con la violenza, semmai ne è stato vittima (Nicola Sacco, Bartolomeo Vanzetti, Giuseppe Pinelli).

Gli anarchici per definizione non sono organizzati in strutture gerarchiche o come un partito. E quindi non potrebbero essere inquadrati da nessuna parte. Nessuno dà ordini, nessuno prende ordini, nessuno è inquadrato in nulla.

Gli anarchici esprimono una idealità generale, ma ognuno usa declina come vuole. E quindi non accettano che possa esistere un ‘programma’ o una linea da eseguire alla lettera.

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Gli anarchici non hanno mai portato attacchi al ‘cuore dello stato’, semmai si sono resi protagonisti di azioni a basso livello di intensità (per fortuna) portate avanti da singoli o gruppetti non organizzati in nuclei o cellule ma che si ritrovavano “liberamente” solo per fare qualcosa per poi dividersi. Al massimo c’è un coordinamento, ma informale.

Le Brigate Rosse hanno sempre diffidato degli anarchici (e a dire il vero anche del movimento antagonista, come è chiaro nelle loro risoluzioni strategiche). Inoltre, se allarghiamo il quadro, storicamente i rapporti tra comunisti e anarchici nei decenni passati sono stati spesso conflittuali. Basti ricordare che durante la guerra civile spagnola ci furono occasioni nelle quali comunisti e anarchici si spararono. I famosi fatti di Barcellona. E questo nonostante tutti e due combattessero il franchismo.

Gli anarchici-insurrezionalisti sono l’opposto delle Brigate Rosse e sicuramente non si ispirano alle Brigate Rosse, come sostenuto con grande ignoranza da Giorgia Meloni. Sono due storie distinte e distant.

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E allora da dove è nata questa ennesima stupidaggine disinformate detta dalla presidente del Consiglio?  A dare un’occhiata alla stampa di destra questa tesi è stata avanzata nei giorni scorsi da un sedicente esperto che ha fatto un minestrone senza costrutto mettendo insieme tutto e il suo contrario.

E poi questa stupidaggine è stata dedotta (sempre dalla stampa di destra) da qualche scritta sui muri nelle quali si chiedeva la fine del 41-bis per Cospito e per i detenuti delle Br-Pcc, alcuni dei quali irriducibili e sottoposti a questo tipo di misura.

Ma anche qui siamo di fronte alla malafede o all’ignoranza: la battaglia contro il 41-bis e in generale contro tutte le forme di repressione per gli anarchici è una battaglia generale. Il fatto che non vogliano che il 41-bis venga applicato non trasforma un anarchico in un brigatista o in un mafioso.

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Sono due piani diversi che non vanno confusi. Ma la ‘preparatissima’. Giorgia Meloni, dal palco della Cgil, ha dimostrato di non sapere né cosa siano state le Brigate Rosse, né cosa siano gli anarchici né tantomeno l’anarco insurrezionalismo. Del resto da una che ha detto che il Msi ha difeso l’Italia repubblicana dalla violenza politica che ci vogliamo aspettare?

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