La questione, a quando è dato da capire, è abbastanza semplice nella sua tragicità: chi vincerà la battaglia di primavera avrà il ‘bianco’ nella trattativa sul futuro dell’Ucraina: se Kiev dovesse prevalere allora la Russia potrebbe abbassare l’asticella delle richieste. Ma in caso contrario?
«La questione più importante è: cosa succederà se gli ucraini falliscono, nonostante tutti questi aiuti? L’Occidente non avrà molto per rimpiazzare questo arsenale. L’Ucraina si troverà quasi scoperta. Mentre la Russia, come hanno correttamente valutato alcuni media occidentali, mobiliterà 400 mila nuovi volontari entro la fine dell’anno e sarà pronta a lanciare una vera offensiva».
Così Dmitrij Suslov, consigliere del Cremlino, che dirige il Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia di Mosca, un importante istituto dove viene pensata la politica estera russa.
«Siamo sicuramente alla vigilia di una grossa offensiva da parte dell’Ucraina, il cui principale obiettivo sarà probabilmente il Mare di Azov – dice Suslov -, nel tentativo di tagliare il collegamento con la Crimea».
«La narrazione occidentale che Mosca abbia tentato e fallito l’offensiva in Donbass è falsa. Non è stato un tentativo su vasta scala nel senso convenzionale del termine, ma una maggiore pressione senza uso massiccio di truppe sul terreno. Sono state impiegate piccole unità, non ci sono state vere manovre – aggiunge -. La Russia sta usando detenuti, l’Ucraina truppe regolari».
«Chance per un avvio di negoziati? La probabilità è zero. L’Occidente non permetterà all’Ucraina di entrare, né parteciperà in alcun negoziato prima dell’offensiva di primavera. La nostra lettura della posizione occidentale è che se l’attacco ucraino ha successo e la Crimea sarà minacciata, allora la situazione sarà propizia a un negoziato. Ma se questo non succede, sarà la Russia a non consentire alcuna trattativa prima della sua controffensiva in autunno – afferma Suslov -. Non mi aspetto nulla sul fronte negoziale entro il 2023».