Denis Kapustin, un personaggio enigmatico avvolto nell’ombra, è nato a Mosca 38 anni fa (anche se sussistono dubbi riguardo alla sua età effettiva). Nel 2001, la sua famiglia si trasferì a Colonia, ottenendo, secondo quanto riportato da Der Spiegel, un permesso di soggiorno permanente come profughi ebrei. Un’ironia amara, considerando che Kapustin si dichiara un neonazista. Ciò che è certo è che Kaputin, un amante delle violenze, si fece notare negli ambienti degli hooligan.
Tornato in Russia, si unì agli ultras del CSKA e nel frattempo si dedicò alle arti marziali miste (MMA), organizzando tornei che attiravano neonazisti e neofascisti da mezza Europa, inclusi membri del Partito nazionale democratico tedesco e di CasaPound in Italia. Secondo l’esperto di estrema destra Robert Klaus, Nikitin, alto un metro e 88 centimetri per 106 chilogrammi di peso, divenne “una figura chiave tra gli estremisti di destra in Europa” e “uno dei neonazisti più pericolosi del continente”.
Il marchio di abbigliamento White Rex
Nel 2008, Kapustin si gettò negli affari creando il marchio di abbigliamento White Rex, specializzato in indumenti con simboli nazisti, dalla svastica alle rune celtiche fino al sole nero, simbolo della runologia esoterica. Tuttavia, White Rex non era solo un marchio di moda, ma un’organizzazione che organizzava e sosteneva eventi di arti marziali in tutta Europa, da Roma ad Atene fino alla Battaglia dei Nibelunghi di Ostritz, in Sassonia. I
l marchio divenne un punto di riferimento per la galassia sovversiva di estrema destra. Inizialmente, come riportato da un documentario della RSI, White Rex era commercializzato dalla Fighttex, un’azienda di Berna il cui unico membro del consiglio di amministrazione era Florian Gerber, un noto esponente del partito di estrema destra PNOS (Partito degli svizzeri di orientamento nazionalista), di cui è stato presidente dal 2019 fino al suo scioglimento nel febbraio 2022.
Attualmente, il marchio è gestito da un’azienda tedesca legata all’estrema destra. In Germania, Nikitin aveva stretti contatti con Thorsten Heise e Tommy Frenck, due neonazisti di spicco. Nikitin tenne un discorso davanti a 6.000 persone durante il Rechtsrockfestival 2017 di Frenck a Themar, in Turingia. Proprio la Germania vietò l’ingresso a Nikitin nell’intera area Schengen nel tentativo di smantellare la rete che il “re bianco” aveva costruito in tutta Europa, a partire dal primo evento organizzato a Roma con CasaPound nel 2013.
Nel 2017, Kapustin, impossibilitato a muoversi liberamente in Europa, si trasferì in Ucraina e stabilì stretti legami con il battaglione Azov. Elena Semenyaka, segretaria del ramo internazionale del reggimento, confermò che Kapustin l’aveva aiutata a stabilire contatti con estremisti di destra di altri paesi, e in alcuni casi aveva persino rappresentato gli interessi di Azov all’estero. Secondo Der Spiegel, la polizia ucraina avrebbe persino arrestato Kapustin con l’accusa di traffico di droga, affermazione che non ha però ricevuto conferme ufficiali. Nel 2022, con l’invasione voluta da Putin, il “re bianco” fondò il Corpo dei volontari russi, un’unità che combatte al fianco di Kyiv contro Mosca.
Il 15 maggio 2022, come riportato nel documentario della RSI, Kapustin pubblicò su Telegram una foto da Kyiv in cui brandiva un lanciamissili portatile anticarro modello NLAW, un’arma anglo-svedese che Londra aveva fornito in migliaia di esemplari agli ucraini, accompagnandola con la didascalia: “A guardia dei valori europei”.
Anti-Putin ma anche oppositore di Zelensky
Un mese dopo l’inizio dell’invasione, Kapustin invitò i camerati di tutti i paesi a combattere insieme agli ultranazionalisti ucraini. Nutre odio verso Zelensky, di origini ebree, ma ancor di più verso il neobolscevismo e l’imperialismo di Putin. Nel suo video-manifesto dichiarò: “Zelensky vuole vendere il paese all’Occidente e promuovere i peggiori valori liberali, ma qui ci sono anche i nazionalisti. Se ti consideri un nazionalista bianco, non c’è altro posto al mondo dove possiamo impugnare le armi e combattere per le nostre idee e i nostri valori con coloro che la pensano come noi”.
L’RDK (Corpo dei volontari russi) non è l’unico gruppo di estrema destra che combatte in Ucraina. A fianco del Cremlino – ossia sull’altro fronte – si schierano formazioni come il Gruppo di ricognizione, sabotaggio e assalto Rusič, collegato alla Wagner, e la Legione imperiale russa, una formazione monarchica ultranazionalista che proclama il suprematismo bianco e la superiorità di Mosca. Il conflitto ha quindi aperto un fronte anche nella galassia neonazista.
Il Manifesto dell’RDK per la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina
Difficoltà nei rapporti con le forze regolari ucraine nonostante il riconoscimento ufficiale da parte di Kyiv, afferma Nikitin nell’agosto 2022. Tuttavia, qualche mese dopo, in ottobre, l’RDK ha pubblicato un Manifesto in cui dichiara di essere “parte delle forze armate dell’Ucraina”. Nel documento, i volontari dell’RDK si definiscono come “una formazione politico-militare che, essendo parte delle forze armate dell’Ucraina, sta combattendo una guerra su vasta scala con la Federazione Russa”. Nel Manifesto si specifica che l’RDK è principalmente composto da volontari di origine russa, cittadini della Federazione Russa, che vivono in territorio ucraino, hanno combattuto per l’Ucraina dal 2014 e sono giunti in difesa del paese dal 24 febbraio 2022. Essi riconoscono l’integrità territoriale dell’Ucraina e si impegnano a difendere militarmente la sua sovranità e indipendenza.
I miliziani dell’RDK affermano di combattere contro “le autorità criminali del Cremlino e tutti coloro che danno ed eseguono ordini criminali, nonché coloro che in qualche modo sostengono l’invasione della Federazione Russa nel territorio dell’Ucraina”. Considerano la Russia uno “Stato terrorista” con cui non sono possibili negoziati diplomatici. Gli obiettivi dichiarati del gruppo sono la protezione e il ripristino dell’integrità territoriale ucraina nei confini del 1991 e il rovesciamento del regime al potere in Russia. L’RDK chiede l’organizzazione di un tribunale internazionale contro chiunque sia coinvolto e sostenga la guerra aggressiva contro l’Ucraina, il ritiro della Federazione Russa dai territori effettivamente annessi durante le guerre di aggressione, una completa riforma del sistema statale della Federazione Russa, la garanzia della libertà nazionale del popolo russo e il riconoscimento e il rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli che vivono nel territorio della Federazione Russa.