E’ troppo presto per fare considerazioni compiute sul significato dell’attentato di Bruxelles.
Ancora si sa troppo poco sulla dinamica, sulla biografia dell’attentatore, se si tratti di un ‘lupo solitario’ o se siamo di fronte al ritorno di azione di cellula dormienti. Non si sa se sia una vendetta per Gaza, oppure se una ritorsione per il bambino americano-palestinese ucciso negli Stati Uniti perché musulmano o se – visto che le vittime sono svedesi e che indossavano la maglietta della nazionale di Svezia – c’entrino qualcosa i roghi del corano avvenuti proprio in quel paese-
Tuttavia alcune riflessioni possono essere fatte. A partire dalla sensazione – di pancia più che di testa – che avevo avuto esaminando le immagini di Hamas sulla strage del 7 ottobre.
Video e foto che sembravano ripercorrere in maniera fin troppo esplicita i vecchi video dell’ Isis che filmavano le loro azioni armate ma che, soprattutto, amavano mostrarsi ogni volta che potevano come truppe regolari di una Stato, ossia lo Stato islamico.
Sensazioni, null’altro. Ma è come se il quadro fosse cambiato e che Hamas, che si definisce un movimento di liberazione e che non ha mai colpito al di fuori della Palestina (nella quale ovviamente comprendono Israele) avesse scelto di lanciare un messaggio a tutti i musulmani. Ossia che quella lotta dovesse tornare ad essere internazionale. E che qualcuno, di dritto o di rovescio, possa aver recepito
Oltre a questo va ricordato che Hamas è la componente maggioritaria ma esiste anche a Gaza la Jihad islamica molto più vicina all’Isis e che ne segue le dinamiche. Ed esiste un arcipelago di individui accecati dall’odio e pronti a diventare pedina di chiunque.
Per questo proprio l’altro giorno avevo parlato del rischio di una nuova pagina del conflitto Israele-palestinese attraverso una ‘isizzazione’ (nel senso del paradigma e non della sola sigle) nei metodi di quella lotta e forse di altre ancora.
Tra l’altro l’altro giorno ero rimasto incuriosito da una affermazione di Putin – che è abbastanza scontata ma detta dal presidente russo non lo era – secondo il quale Israele e Stati Uniti dovevano sapere che la questione palestinese sarebbe rimasta una ferita aperta in tutto il mondo musulmano (anche se i palestinesi non sono solo musulmani,..) fino alla soluzione dei due stati.
Putin è quello che è ma tramite la filiera cecena e la sua politica di apertura al dialogo con l’Islam ha sicuramente avuto occhi e orecchie più attente.
Tutto questo per dire che la guerra di Gaza potrebbe aver rimesso in moto un meccanismo che non era defunto ma che covava sotto la cenere in attesa di una scintilla. E la guerra di Gaza potrebbe essere la scintilla che qualcuno aspettava.
Ci sarà una isizzazione del conflitto Israele-palestinese o che usi strumentalmente quel conflitto come miccia? La componente religiosa vuole anche attraverso questo soppiantare i ‘laici’ che vogliono una Palestina libera e basta e non una Palestina islamista? Tutti gli scenari sono aperti. Cellule dormienti, lupi solitari, ritorno al terrorismo modello anni Ottanta?
Possibile. Senza dimenticare che una simile ipotesi potrebbe in Europa e in Occidente dare nuova linfa all’estrema destra neonazista o già di lì che esalta ancora Anders Behring Breivik, l’autore della strage di Utoya contro il rischio di islamizzazione dell’Europa e che di quando in quando colpisce a uccide immigrati e musulmeani.
La paura è che prima Gaza e poi Bruxelles potrebbero dare vita ad una nuova stagione di odio e di sangue. Ovviamente spero di sbagliarmi ma gli ‘ingredienti’ stanno tutti sul tavolo. E sono tanti e diversi ingredienti.