Vuole la svolta autoritaria. Donald Trump ha scelto Kash Patel, un ex funzionario con scarsa esperienza ma profilo lealista, come nuovo direttore dell’FBI. La nomina, fortemente controversa, mira a sostituire Christopher Wray, attuale capo del controspionaggio, che potrebbe dimettersi o essere licenziato dopo il raid a Mar-a-Lago di due anni fa, quando agenti federali sequestrarono documenti classificati sottratti dalla Casa Bianca.
Patel, 44 anni, nato a Garden City, New York, da genitori indiani emigrati, ha una carriera segnata da ruoli nei servizi di intelligence e antiterrorismo e da una vicinanza crescente a Trump. Autore del controverso Nunes memo, Patel è noto per le sue posizioni cospirazioniste, il sostegno alle famiglie degli assalitori del Capitol e la volontà di indagare sui vertici dell’FBI e sui giornalisti critici di Trump.
Con questa nomina, Trump sfida il Senato repubblicano e rompe la tradizione bipartisan che garantisce l’indipendenza dell’FBI, sollevando timori di un approccio autoritario al governo. Il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan ha ribadito che l’FBI deve restare «un’istituzione indipendente, isolata dai capricci della politica».
La mossa si inserisce in una strategia più ampia che vede fedelissimi come Chad Chronister all’agenzia antidroga DEA e Massad Boulos, suocero di Tiffany Trump, come senior advisor per il Medio Oriente. Charles Kushner, padre di Jared Kushner, è stato nominato ambasciatore a Parigi.
Molti osservatori temono che Trump stia gettando le basi per un governo con tratti autoritari, accentuando il controllo personale su istituzioni chiave come il Pentagono, il Dipartimento di Giustizia e i servizi di intelligence.
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