L'asta per la vergine brasiliana chiusa a 780mila dollari

Trovata pubblicitaria per una casa di produzione che ha reclutato due protagonisti illibati per un docu-film. Per la cronaca ha vinto un giapponese...

L'asta per la vergine brasiliana chiusa a 780mila dollari
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25 Ottobre 2012 - 10.38


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Il sito si chiama [url”virginswanted.com.au”]http://virginswanted.com.au/index.html[/url] e, come dice il nome stesso, si occupa di fornire “vergini” (sia donne che uomini) nel mondo. Ma non è proprio così. La notizia è in realtà un sequel di [url”questa”]http://www.theenthusiast.com.au/archives/2009/auctioning-virgins-for-film-and-profit/[/url] : gennaio 2009 Justin Sisely, regista e responsabile della Thomas William Productions, Australia, promette fama e fortuna a due vergini che volessero sottoporsi ad un bizzarro esperimento “umano e sociologico”. In altre parole un film. Dopo più di tre anni la ricerca sembra essere andata a buon fine.

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Così una studentessa brasiliana di 20 anni
ha venduto, attraverso l’asta on-line, la sua verginità per
780.000 dollari (circa 600.000 euro). L’ «acquirente» è giapponese,

ma le richieste sono giunte da tutto il mondo, dice Catarina Migliorini, di origine italiane, che con questa iniziativa vuole pagarsi gli studi
in medicina in Argentina.

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Alessandro, ragazzo russo di 21 anni, per la sua
illibatezza, ha ottenuto
3.000 dollari da una signora brasiliana.
Ora l’asta è chiusa, ha annunciato
il sito internet. Se andate a vedere troverete le foto delle/dei vergini con la scritta «venduti».

È partita la macchina pubblicitaria e Catarina e Alessandro stanno vivendo qualche minuto di popolarità. Questo spiega anche la “felicità” della famiglia di Catarina: «Catarina è estremamente contenta. Ha parlato con la sua
famiglia in Brasile ed erano tutti felici per lei», ha spiegato
Sisely.
«È solo un lavoro», ha affermato la ragazza alla stampa
brasiliana, «in questo modo riesco a viaggiare, a girare un film
e a guadagnare denaro. E poi se lo si fa una sola volta nella
vita non divento mica una prostituta».


Non resta che aspettare il docu-film sperimental-sociologico.

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