Michele Rech, in arte Zerocalcare, accoglie da ore i suoi fan al festival Arf! di Roma, in fila per chiedere un disegno, un autografo, una foto. Una ragazza gli si avvicina e gli chiede una dedica per il suo fidanzato. “Comunque me dovete sta’ lontani, siete infetti col vostro morbo del matrimonio”, leggerà poi. La sua ultima graphic novel “Kobane Calling”, pubblicata ad aprile da Bao Publishing, è balzata subito in testa alla classifica dei libri più venduti: nella prima settimana, i dati Gfk la piazzavano al primo posto.
Un fenomeno che ha avuto un grande peso in quella fluttuazione del mercato in Italia che, negli ultimi anni, ha visto riconoscere senza riserve il fumetto nella letteratura ad alta tiratura ed intercettare l’interesse di un pubblico sempre più ampio. Se prima le graphic novel passavano dalle fumetterie alle mani dei “nerd”, insomma, un anno fa Zerocalcare era tra i dodici finalisti del Premio Strega con “Dimentica il mio nome”.
“C’era un grosso buco di auto-narrazione dei trentenni a fumetti, cosa che avevano già fatto i romanzi, il cinema, le web serie e io sono arrivato in quel momento, quando c’era una grande sete di sentire qualcuno che parlasse di questa generazione”.