Donne oggetto? In un dialogo ho sentito tutto il disagio

Lui e lei che parlavano ad alta voce davanti a me. E ho capito molte cose

Un dialogo significativo sulla condizione femminile carpito da una finestra romana
Un dialogo significativo sulla condizione femminile carpito da una finestra romana
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David Grieco Modifica articolo

30 Maggio 2017 - 14.38


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Cari lettori di Globalist,
il nostro giornale online dedica giustamente molto spazio a tutte le vicende, per lo più drammatiche, che riguardano le donne e la violenza fisica e psicologica che sono costrette a subire specie negli ultimi tempi. Vi dico subito che non ho intenzione di scrivere anch’io un articolo su questo argomento. Voglio limitarmi a raccontarvi un aneddoto fresco fresco, di questa mattina.
In questo periodo, lavoro in un appartamento che si trova al pianterreno su una delle principali arterie romane. Mentre me ne sto in silenzio a scrivere, mi accade spesso di ascoltare i discorsi della gente che passa senza volerlo. Ho la finestra spalancata, quindi posso sentirli come se parlassero accanto a me.
Stamattina presto sono passati un uomo e una donna che andavano al lavoro. Li ho sentiti ma non li ho visti. Dovevano essere piuttosto giovani, nemmeno trentenni. Ciò che segue è la trascrizione di ciò che si sono detti.
LEI: No, ho deciso. La prossima settimana ci vado.
LUI: Ma dai, non dire cazzate.
LEI: No, no, ci vado eccome. Mi faccio fare due labbroni grossi come due copertoni e mi metto a fare pompini a cento euro a testa.
LUI: E dai, piantala.
LEI: Neanche per sogno. Che problema c’è? Volete le bambole? E io sono una bambola. Non mi dovete neanche gonfiare.
LUI: Quanto mi fai incazzare quando fai così…
LEI: Sapessi quanto mi fa incazzare a me quando penso che ho studiato vent’anni per ritrovarmi così. Vabbè, allunghiamo il passo che facciamo tardi.

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