'Gioca Responsabile', la terapia online contro la patologia del gioco d'azzardo
Top

'Gioca Responsabile', la terapia online contro la patologia del gioco d'azzardo

Da pochi giorni è attivo il servizio 'Gioca Responsabile' nato grazie al Federserd. Dal 2013 ad oggi quasi 4 mila le richieste di terapia online soprattutto da utenti più giovani.

Gioco d'azzardo
Gioco d'azzardo
Preroll

globalist Modifica articolo

4 Febbraio 2019 - 16.05


ATF

Federserd, la Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze, ha sviluppato il servizio ‘Gioca Responsabile’ che, con la semplice connessione ad internet, permette a quanti sviluppano problemi dovuti al gioco d’azzardo di accedere ad una vera e propria terapia online.
Il progetto è nato nel 2009 e negli anni è cresciuto passando dall’essere una semplice Help Line ad una vera e propria piattaforma web che consente agli utenti, che rimangono anonimi, di accedere alle terapie, seguiti dagli esperti di Federserd. A cavallo tra il 2018 e il 2019, tuttavia, il servizio ha subito una battuta d’arresto che ne ha determinato una rimodulazione complessiva.
Il 31 dicembre 2018, infatti, ha chiuso l’Help Line del progetto, ma dal 15 gennaio 2019, il sito www.gioca-responsabile.it (e il numero verde 800 151 000) è tornato attivo per garantire continuità ai pazienti già in terapia e per continuare ad offrire il servizio di Gambling Online Therapy. “Sono venute a mancare le sponsorizzazioni della maggior parte dei concessionari del gioco – racconta Maurizio Fea, responsabile del progetto -. Tuttavia, grazie al contributo di un concessionario che non si è tirato indietro, siamo riusciti a mantenere la parte della terapia. L’help line, però, abbiamo dovuto chiuderla”. L’auspicio, spiega anche il presidente di Federserd, Pietro D’Egidio, è quello che “questa carenza venga supplita efficacemente da altri servizi istituzionali di help line sorti recentemente nel nostro paese, per rispondere alla domanda di orientamento e consulenza da parte dei cittadini”.
I numeri del servizio di Federserd. In nove anni di attività, Gioca Responsabile ha assistito e dato consulenza psicologica e legale a più di 18 mila situazioni problematiche, spiega una nota di Federserd. Sono 3.900, invece, i giocatori che hanno fatto richiesta di terapia online da agosto 2013 ad oggi. Quasi 22 mila persone, quindi, hanno utilizzato il servizio. Sono 98 mila, inoltre, gli accessi telefonici al numero verde, mentre gli accessi di utenti al sito web sono stati più di 260 mila. Dal 15 gennaio 2019, quindi, il servizio riparte soltanto con la piattaforma di terapia online. “Abbiamo dovuto passare da una piattaforma all’altra – spiega Fea -. Adesso riusciamo ad assicurare la parte di terapia online che continua esattamente come facevamo prima: abbiamo tenuto i pazienti che avevamo in trattamento e questa disponibilità la manterremo fino a che ci saranno le risorse”.
La terapia online offerta attraverso la nuova piattaforma è la stessa, sottolinea Fea. “Abbiamo costruito un percorso sul modello classico della terapia cognitivo-comportamentale – spiega il responsabile del progetto -. Sul sito ci sono delle schede che l’utente deve compilare su cui poi ci ritorna con il terapeuta, avendo a disposizione mezz’ora di colloquio telefonico. Ogni settimana, poi, si va in progressione rispetto ai vari step della terapia. C’è una doppia componente: una diretta e personale che è basata sul contatto telefonico, e una indiretta che è quella basata sul sito su cui il paziente può tornare quando vuole”. Un metodo che sembra funzionare, aggiunge Fea. “È un modello che ha sorpreso anche noi – continua Fea -. All’inizio avevamo un po’ di dubbi. Quello che ci ha sorpreso è che in realtà non c’è nessuno tipo di difficoltà nel costruire la relazione con la persona. In questi anni abbiamo avuto quasi 4 mila richieste di terapia online e il 25 per cento si è tradotto in vere e proprie terapie configurate”.
A contattare il servizio, inizialmente erano sia familiari che giocatori. Poi, con gli anni, il numero di questi ultimi è aumentato. “L’età media di quelli che chiamano per la terapia è molto più bassa di quelli che ci hanno chiamato sulla help line – spiega Fea -. La popolazione che smanetta su internet è tendenzialmente più giovane. Difficile che si impegni con una terapia online una persona di una certa età che magari ha poca dimestichezza”. Per quanto riguarda i profili di gioco, invece, non ci sono novità. “Ci hanno confermato quello che si sa da tempo: le tipologie di gioco più problematiche sono le slot e le scommesse”. Per quanto riguarda la diffusione territoriale degli utenti, sono le regioni con più abitanti ad essere maggiormente rappresentate, ma se si considera il dato degli utenti del servizio online in relazione alla popolazione residente, le cose cambiano, spiega Fea. “Dal punto di vista dei numeri assoluti in questi anni ci hanno chiamato di più da Lombardia, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia. Se consideriamo l’incidenza, invece, è più alta per l’Abruzzo o l’Emilia Romagna”. I dati degli utenti in terapia, inoltre, mostrano un altro aspetto interessante. “Su base territoriale, la domanda di terapia è molto più elevata dalle regioni del Centro Sud, rispetto a quelle del Centro Nord. In termini di ipotesi, il dato sembra dire che il numero di domande è in relazione alla distribuzione territoriale dei servizi e la loro efficienza. L’altra spiegazione plausibile è che la prevalenza di gioco problematico e patologico sia maggiore al Sud che non al Centro Nord”.
Una delle ragioni del successo di questo tipo di servizio online, spiega Fea, è l’anonimato. “Il numero elevato di richieste che abbiamo avuto credo che sia dovuto principalmente a due fattori – specifica Fea: il primo è l’anonimato. Poi, la comodità di accedere da casa. Posso fare queste cose quando ho tempo per farle, anche se questo può essere uno svantaggio perché le cose rese troppo semplici, poi magari non funzionano perché vengono prese un po’ sottogamba”. Tuttavia, il follow up sembra portare buoni risultati. “Agli utenti chiediamo di tornare sul sito dopo alcuni mesi per compilare le schede di follow up e dirci come vanno le cose – conclude Fea -. Pur non avendo nessuna possibilità di controllo, le risposte sono molto buone. Abbiamo un elevato numero di persone che ha fatto il follow up a tre mesi e a sei mesi e siamo in grado di dire che questo servizio funziona sicuramente per alcuni tipi di persone”

Leggi anche:  Il futuro degli smartphone: Cosa possiamo aspettarci da loro nel prossimo decennio?
Native

Articoli correlati