Porta della scuola chiusa a un ragazzo di 13 anni: "Porta le trecce blu, è una cosa da ignoranti"
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Porta della scuola chiusa a un ragazzo di 13 anni: "Porta le trecce blu, è una cosa da ignoranti"

Bufera sulla decisione della preside dell'Istituto Comprensivo Carlo-Levi di Scampia a Napoli: niente scuola per le treccine blu di un tredicenne, non rispettano il severissimo dress-code

Il ragazzo davanti alla scuola
Il ragazzo davanti alla scuola
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14 Settembre 2019 - 09.24


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Nell’Istituto comprensivo Ilaria Carlo-Levi di Scampia, a Napoli, le regole sono severissime, anche e sopratutto per quanto riguarda l’abbigliamento: niente bermuda; niente pantaloni strappati, piercing, ombelico scoperto, trucco pesante, maglie e felpe con simboli violenti. E soprattutto niente acconciature ‘carnevalesche’: no a creste, shatush, capelli o trecce colorate. 
In questa specie di collegio svizzero del ‘700 la faccia severa la fa Rosalba Rotondo, dirigente scolastica, al centro di una polemica per aver negato l’ingresso a scuola a un ragazzo di 13 anni che portava delle treccine colorate tra i capelli. “Chi le porta è un ignorante” è stata la risposta alle rimostranze del ragazzo. E poi, come racconta la nonna del giovane che ha denunciato la vicenda al consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, “porta in faccia”. 
“Nessuna porta in faccia – assicura la preside – tutti i genitori firmano, ogni anno, un ‘Patto di corresponsabilità’. Ci sono regole che valgono per tutti, alunni e docenti, e i genitori le conoscono”. 
La linea della scuola è semplice quanto ambiziosa: “Imparano oggi quello che servirà loro domani” spiega la preside, “immagino i miei alunni come i dirigenti di domani. Potranno mai andare a lavorare in bermuda o con l’ombelico scoperto o con treccine blu elettrico? Non credo proprio. Un giorno saranno avvocati, infermieri, medici, artisti, bancari e sapranno che esistono regole da rispettare, sapranno cos’è un dress code”.
Insomma, linea durissima, perché in fondo è l’abito che fa il monaco. Almeno, così sembra pensarla la preside, che non retrocede di un passo: “quei capelli sono un capriccio”. In realtà sono stati un regalo, spiega la mamma del ragazzo. Li desiderava per il compleanno e, in tutta onestà, non pensiamo che le qualità del giovane – stando a quanto dice la scuola possiede uno spiccato talento per il pianoforte e per la matematica – vengano meno per una treccia colorata.

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