Jazzista di rango, antirazzista: chi è Mattia Cigalini, sindaco di Agazzano

Amministra il piccolo centro del piacentino e suona con Enrico Rava e Stefano Bollani. Giovane e di grandi qualità artistiche e civili

Mattia Cigalini
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30 Novembre 2019 - 17.46


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di Marco Buttafuoco 
Mattia Cigalini è il giovane sindaco di Agazzano, che oggi ha conferito a Omar Daffe, portiere della squadra della serie Eccellenza dell’Agazzanese insultato domenica scorsa da cori razzisti, la cittadinanza onoraria. 

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Prima di sentire il punto di vista del giovane sindaco (trent’anni, compiuti a giugno), è bene ricordare qualche breve dato biografico del primo cittadino di Agazzano. Mattia Cigalini è, infatti, uno dei giovani jazzisti italiani più in vista. È sulla scena da un decennio ed è considerato ben più di una promessa della nostra musica improvvisata. Ha suonato con Enrico Rava, Stefano Bollani e altre star del jazz, non solo nazionale. È un sassofonista potente, con una personalità musicale molto spiccata che lo porta alla continua ricerca di un linguaggio personale e innovativo. Un artista prestato alla politica, insomma.

Signor Sindaco, sbaglio se dico che lei ha agito un po’ d’istinto su questa vicenda della squadra del suo paese ?.

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“Certamente, e magari qualcuno potrà dire che è la mia è una mossa risposta esagerata, priva di sottigliezza politica, ingenua. Anche questa diffusione del razzismo e della mancanza di rispetto per il diverso sta diventando, però, una questione grave. Ho dato una risposta forse sopra le righe ad una esagerazione vera, quella dell’intolleranza, che oramai sta dilagando e non può essere ridotta a mero folclore da campi di calcio. Io ho conosciuto Daffe solo nei giorni scorsi, quando l’ho incontrato per il conferimento della cittadinanza. Ora che ho potuto parlarci sono convinto di avere fatto benissimo ad agire così. Omar è un uomo molto impegnato nel sociale, presiede un’associazione che invia costantemente aiuti umanitari in Africa; è un ragazzo serio, positivo, che lavora per gli altri.”

“Che reazioni ha incontrato il suo gesto tanto netto”

Non ho riscontrato dissensi all’interno della mia comunità. Io sono agazzanese da generazioni e conosco bene la mia gente. Nel nostro piccolo territorio vivono poco più di duemila persone. Ci conosciamo tutti, da sempre: sono certo di aver bene interpretato il pensiero dei miei concittadini. Certo, ci sono state reazioni negative. Qualcuno fuori dal territorio, mi ha accusato di aver cercato visibilità di esagerazione, di mancanza di senso dell’opportunità. Era naturale che fosse così. D’altronde è tempo di discutere d’intolleranza e razzismo e cominciare a individuarne confini e rimedi. Meglio esagerare che sottovalutare come ha fatto la Federazione calcistica che si è limitata a seguire, pedissequamente il regolamento.

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Lei, è stato eletto sindaco a ventisei anni, a capo di una giunta civica. Ci racconta come mai un artista giovane e promettente, si è lasciato tentare dalla politica?”

Io ho sempre seguito con interesse le vicende pubbliche. Il mio Comune è stato teatro per anni di una dura lotta per scongiurare l’installazione di una discarica di rifiuti industriali. Dire dura non è esagerato. Alcuni cittadini, fra cui mio padre, sono stati incriminati per aver tentato di bloccare le ruspe. La lista civica che mi ha chiesto, nel 2016, di accettare la candidatura a sindaco è stata espressione di questa battaglia vincente e del comitato che l’ha condotta. Essendo nata su problemi concreti del territorio, la lista vede la presenza di persone di orientamento politico anche diverso; ha esponenti legati alla destra e alla sinistra. Litighiamo sui massimi sistemi, ma cerchiamo soluzioni comuni alle emergenze del territorio. Personalmente sono schierato a sinistra (non al centro sinistra), ma come sindaco sono espressione di uno schieramento civico e aperto, alle prese con problemi seri e ineludibili, come quello del debito cittadino (fra i più alti d’Italia) o della gestione del territorio. Qualche risultato lo stiamo ottenendo, con fatica e impegno. Io sono molto legato al mio lavoro di musicista jazz, tanto quanto lo sono alla mia comunità. Entrambi richiedono dedizione, studio, ascolto degli altri, creatività e apertura mentale e Non esiste niente di scontato né in musica (tantomeno nel jazz) né in politica. Comunque ritengo quest’esperienza, pur bellissima, una parentesi. Nel mio futuro vedo il mio sassofono, la mia cattedra al Conservatorio di Piacenza, la mia piccola azienda di strumenti musicali.

 

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