Ancora una volta parole chiare che non sono suonate bene alle orecchie dei falsi cristiani sovranisti.
Beato non è chi ha la pancia piena ma chi si dedica al prossimo. Lo sottolinea il Papa in occasione dell’udienza generale nell’Aula Paolo VI.
Bergoglio ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi: “Iniziamo oggi una serie di catechesi sulle Beatitudini nel Vangelo di Matteo, – spiega ai fedeli e ai pellegrini arrivati da tutto il mondo – testo che apre il ‘Discorso della montagna’ e che ha illuminato la vita dei credenti e anche di tanti non credenti. È difficile non essere toccati da queste parole, ed è giusto il desiderio di capirle e di accoglierle sempre più pienamente. Le beatitudini contengono la ‘carta d’identità’ del cristiano, perché delineano il volto di Gesù stesso, il suo stile di vita”.
Spiega Francesco che “Gesù inizia a insegnare una nuova legge: essere poveri, essere miti, essere misericordiosi. Questi ‘nuovi comandamenti’ sono molto più che delle norme. Infatti, Gesù non impone niente, ma svela la via della felicità – la sua via – ripetendo otto volte la parola ‘beati’. Ma cosa vuol dire la parola ‘beato’? Il termine originale greco makarios non indica uno che ha la pancia piena o se la passa bene, ma è una persona che è in una condizione di grazia, che progredisce nella grazia di Dio sulla strada di Dio, povertà , pazienza, servizio per gli altri: questi saranno felici, beati”.
Avverte il Pontefice che “Dio, per donarsi a noi, sceglie spesso delle strade impensabili, magari quelle dei nostri limiti, delle nostre lacrime, delle nostre sconfitte. È la gioia pasquale, di cui parlano i fratelli orientali, quella che ha le stimmate ma è viva, ha attraversato la morte e ha fatto esperienza della potenza di Dio. E’ la strada per andare alla gioia”. Da qui il consiglio di Francesco: “Ci farà bene prendere oggi il Vangelo di Matteo, capitolo V, e leggere le Beatitudini, e forse alcune volte in più nella settimana per capire questa strada tanto bella e sicura della felicità che ci propone il Signore”.
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