Ci sono vecchi negazionismi e nuovi negazionismi. I vecchi negazionisti erano pseudo storici che hanno inventato le teorie più strampalate per negare la Shoa, ridurre i Lager a un set cinematografici in stile Hollywood, arrampicarsi sui vetri scivolosi di una Storia totalmente inventata, dove gli Ebrei erano dei complottisti malvagi che volevano succhiare il sangue delle razze pure. Per il fascismo italiano il negazionismo era più da bar: in fondo Mussolini aveva fatto anche delle cose buone, i treni arrivavano in orario, c’erano le pensioni, i reati erano diminuiti, o forse persino spariti, e se non avesse seguito quel cattivone di Hitler…
Per anni abbiamo ascoltato la favola del fascismo buono e un po’ ingenuo e dei fascisti come dei benefattori dell’Italia, e sulla Resistenza qualcuno aveva addirittura ipotizzato che si fosse trattato di una guerra civile e che tutti i morti, partigiani e aderenti alla Repubblica Sociale, meritassero la stessa dignità e l’identico trattamento.
Sarebbe facile demolire la fragile impalcatura di queste opinioni, ma oggi circola una nuova e più insidiosa versione aggiornata del negazionismo.
La Destra italiana e tutta la corte di giullari da salotto televisivo, travestiti da sapientoni che ronza intorno al duo Salvini-Meloni sostiene l’idea che l’antifascismo è oramai superato e che l’antifascismo in assenza di fascismo è un inganno che presunti poteri forti hanno inventato ai danni del popolo sfruttato. Come si vede questo nuovo negazionismo non nega che il fascismo sia stato una pagina oscura e sbagliata della Storia italiana, ma si limita a liquidare la questione come anacronistica: il fascismo non esiste più, quindi non ha ragione di esistere l’antifascismo. Ciò che si vuole depotenziare non è il fascismo, ma l’antifascismo e con esso tutti i valori, i riferimenti, che hanno rappresentato una diga potente nei confronti dei rigurgiti fascisti che hanno macchiato la storia repubblicana. I nuovi negazionisti, leghisti, meloniani e tutto l’arcipelago delle sigle dell’estrema destra sono molto più pericolosi del vecchio negazionismo e preparano l’avvento di un nuovo fascismo che ci deve preoccupare.
A tutta questo variegato mondo di politici, intellettuali, giocolieri e mangiatori di fuoco basterebbe ricordare un prezioso libro di Umberto Eco, uscito alla fine dell’altro secolo, intitolato Il fascismo eterno, nel quale si legge che il fascismo italiano è stato una dittatura e che al di là del Ventennio ci sono alcune caratteristiche tipiche di quella filosofia politica che persistono e lo rendono, in qualche modo eterno, ripetibile anche in futuro. Il fascismo è una tentazione dell’anima, un modo di concepire la realtà, le relazioni umane, offre una nebulosa di valori, quali il culto della tradizione, il rifiuto delle differenze, la condanna del libero pensiero e della critica, il nazionalismo esasperato, l’esaltazione della guerra e infine un populismo qualunquista, in cui il popolo è solo la comparsa al servizio del leader, capo carismatico. Sarebbe sufficiente l’esame approfondito di questi elementi ideologici per confutare l’idea che il fascismo sia morto e quindi anche l’antifascismo. Sono proprio i nostalgici dell’antico regime che non avendo il coraggio intellettuale e morale di dichiararsi sinceramente fascisti indossano l’abito neutro del politico e del pensatore di Destra, nella speranza di fascistizzare nuovamente il nostro Paese, senza dichiararlo apertamente.
Per le forze democratiche e progressiste il compito è sempre lo stesso, da più di settant’anni: rigettare nella pattumiera della Storia le illusioni dei negazionisti e innervare di Giustizia quella Libertà riconquistata il 25 aprile del 1945.
Argomenti: giorgia meloni