Se fino a ieri il viceministro della salute Pierpaolo Sileri giudicava ‘improbabile’ una seconda ondata di Covid-19, ora il virologo Massimo Andreoni, alla guida di malattie infettive di Tor Vergata di Roma, è del parere opposto: “Ritengo probabile una seconda uscita dell’epidemia. Non avrà certamente le dimensioni della prima e comunque sarà diversa da come ci aspettiamo. Si tratterà probabilmente della prosecuzione di quella che abbiamo attraversato. Il virus non ha smesso di circolare e continuerà a farlo. Mette ancora paura, lo dimostra il focolaio del San Raffaele di Roma. Noi in questo momento in ospedale stiamo intubando il quarto paziente arrivato da quella struttura”.
“Abbiamo imparato a controllare bene il virus e capito che per interrompere la sua trasmissione bisogna isolare i casi e usare mascherina e distanziamento” dice Andreoni. “Ora quando c’è un nuovo focolaio si attuano subito le misure che bloccano l’ulteriore diffusione dell’epidemia. Nella prima fase invece spesso ci si muoveva in ritardo. E in più il virus stava già circolando quando sono stati scoperti i primi casi in Lombardia. Ad autunno, probabilmente il virus circolerà un po’ di più, per l’arrivo del freddo e l’aumento dei contatti negli ambienti chiusi. Bisogna ricordare che la movida all’aperto è comunque molto meno pericolosa rispetto a quella dei locali al chiuso. Dentro bisogna usare la mascherina, uno strumento che a gennaio non avevamo e sul quale dovremo ancora fare affidamento”.
Quanto ai farmaci e alle terapie adottate in generale, il virologo ammette che “i progressi fatti nell’ambito delle strategie terapeutiche sono oggettivamente modesti. Abbiamo un farmaco antivirale, il Remdesivir, che ha dimostrato una certa attività ma non è in grado di risolvere completamente l’infezione. E gli altri medicinali che stiamo utilizzando e ci possono aiutare ma anch’ essi non sono risolutivi nei casi più gravi. Del resto gli studi clinici non ci stanno dando risultati particolarmente rilevanti. A Roma abbiamo visto cosa il virus può ancora fare alle persone fragili. Ritengo che non sia corretto far passare il messaggio di un virus più debole”.
Argomenti: covid-19