“C’è posto per tutti”. Le parole semplici del bambino di Castiglione della Pescaia dette al babbo che insulta e picchia un giovane senegalese reo di aver cercato un po’ di ombra sotto il gazebo suonano come uno slogan straordinario, che dovrebbe segnare i nostri giorni a venire. I bambini lo sanno, in questo mondo c’è posto per tutti, semmai va riordinato, redistribuendo con giustizia anche il mal tolto, tirando giù i muri che si sono alzati e impedendo che altri se ne alzino. I più difficili da abbattere, quelli alzati dentro la testa di molti, costruiti nel cuore di tanti.
L’episodio di Castiglione della Pescaia ci indica una speranza, ci conforta, ci sprona a proseguire nell’impegno difficile a far valere la giustizia contro l’ingiustizia più grande che è la discriminazione, comunque motivata, e anche da quelli che cominciano a vomitare partendo dall’ormai stantio “Io non sono razzista, ma…”.
“C’è posto per tutti!”, ci dicono i bambini, anche i bambini di chi è razzista e di chi dovrebbe essere sottoposto ad attenta analisi per capire se sono adeguati a proseguire nella patria potestà. Qualche anno addietro si discusse dell’opportunità di toglierla ai mafiosi, per liberare dalle catene del codice mafioso i figli dei capi di Cosa nostra. Il tema resta perché c’è ancora, forte, il potere mafioso. Ma altro male del nostro tempo è il razzismo pericolosamente diffuso. Per questo, non troverei scandaloso prevedere un periodo di “patria potestà sorvegliata” per chi si macchia di reati legati al razzismo e alla discriminazione.
Un percorso di rieducazione dei grandi perché non guastino i piccoli, naturalmente propensi a non immaginare neanche alcuna discriminazione.
Dunque, “C’è posto per tutti” è la bandiera dei nostri piccoli, se non ci si mette di mezzo la cattiveria dei grandi. Mi diceva un’amica che, qualche tempo fa, disse alla figlia di invitare a casa una amichetta della quale la figlia parlava sempre con affetto. Per una merenda. Il giorno seguente l’amichetta viene a casa, si fa merenda insieme, si gioca, si sente musica, quindi saluti, baci, i ringraziamenti della piccola ospite alla mamma dell’amica per la bella merenda. Chiusa la porta, la mia amica chiede alla figlia come mai non le avesse detto che l’amica era di colore, non per altro, solo per curiosità. E la figlia:”Mamma, perché avrei dovuto dirti di che colore era l’amica, che importa?!”.
"C'è posto per tutti": perché solo i bambini potranno salvarci dal razzismo
Le parole semplici del bambino di Castiglione della Pescaia dette al babbo che insulta e picchia un giovane senegalese spiegano tante cose e ci indicano una speranza
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Onofrio Dispenza Modifica articolo
4 Agosto 2020 - 10.12
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