Francesco abbatte i muri economici e la pandemia ci apre gli occhi su ciò che non vedevamo

L’esclusione con la sfida mortale del Covid-19 si dimostra quel che è, le sue drammatiche conseguenze, già presenti in quella che proprio lui ha definito una “economia che uccide”,

Papa Francesco
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

19 Agosto 2020 - 16.49


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Le crisi non solo eventi indipendenti dalla nostra volontà. Sono anche occasioni per capirci meglio e trovare soluzioni innovative rispetto a quel che ci appariva possibile, o “normale”. Papa Francesco torna a leggere la gravissima crisi determinata dal Covid-19. E lo fa con la sua capacità di andare al di là delle apparenze.

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“La pandemia ha messo allo scoperto la difficile situazione dei poveri e la grande ineguaglianza che regna nel mondo. E il virus, mentre non fa eccezioni tra le persone, ha trovato, nel suo cammino devastante, grandi disuguaglianze e discriminazioni. E le ha aumentate”. Francesco trova ovviamente anche il punto che unisce il mondo in questo momento difficilissimo. “Tutti siamo preoccupati per le conseguenze sociali della pandemia. Tutti.” Ma questa unità va capita,e in certo qual modo indirizzata al di là di conseguenze che sarebbero ancor più gravi della crisi in sé. “ Molti vogliono tornare alla normalità e riprendere le attività economiche. Certo, ma questa ‘normalità” non dovrebbe comprendere le ingiustizie sociali e il degrado dell’ambiente”. Dunque, osserva Bergoglio, è normale voler tornare alla normalità, ma la normalità non è asettica, non è un semplice tornare. Infatti osserva che “la pandemia e’ una crisi e da una crisi non si esce uguali- sottolinea-: o usciamo migliori o usciamo peggiori. Noi dovremmo uscire migliori, per migliorare le ingiustizie sociali e il degrado ambientale”.
Dunque cade una prima illusione che aggraverebbe la situazione. Da una crisi non si esce come si è entrati. Vuol dire che si deve cambiare, altrimenti gli errori, le logiche sbagliate, sarebbero ancor più gravi oggi di quanto non fossero prima. Ecco il punto. La vera catena guardando alla normalità sarebbe non rendersi conto che c’era un errore. E non riconoscerlo davanti a una crisi darebbe effetti ancor più gravi di quelli prodotti in precedenza. “Sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi! Sarebbe triste se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione e non sia universale e per tutti.”
Dunque Francesco coglie il problema del “normalismo”. Se dare priorità ci è apparso normale oggi davanti agli effetti devastanti che si avrebbero con questa mentalità davanti all’emergenza si coglie tutta l’importanza di dire che da una crisi non si esce uguali, ma migliori o peggiori. Se l’erroneità accettata prima venisse confermata oggi i suoi prodotti sarebbero devastanti perché grave era l’elemento di sottovalutazione dell’errore precedente che avevamo accettato.

“E che scandalo sarebbe se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato”.

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Il punto d’arrivo del discorso di Francesco non poteva che essere questo: l’esclusione. L’esclusione con la sfida mortale del Covid-19 si dimostra quel che è, le sue drammatiche conseguenze, già presenti in quella che proprio lui ha definito una “economia che uccide”, si manifesterebbero e confermerebbero una lettura che ieri poteva apparirci iperbolica, adesso invece sarebbe fotografata nella sua realtà. Francesco abbatte i muri economici e trova nella pandemia la forza per aprirci gli occhi su ciò che non vedevamo. Da una crisi non si esce come si era, ma migliori o peggiori. Perché la crisi è una rottura dell’apparenza, e dimostra la sostanza del punto in questione.

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