Oggi 25 novembre viene celebrata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Secondo i dati, i femminicidi in Italia da inizio anno sono stati 91: una donna uccisa ogni tre giorni.
Il lockdown ha visto triplicare il fenomeno, ha sottolineato il presidente del consiglio Conte. Ma il fenomeno è mondiale: il segretario dell’Onu Antonio Guterres lo ha definito “una pandemia ombra”.
Secondo Sergio Mattarella è “un’emergenza pubblica”.
Le parole di Mattarella – “La ricorrenza di oggi induce a riflettere su un fenomeno che purtroppo non smette di essere un’emergenza pubblica. Le notizie di violenze contro le donne occupano ancora troppo spesso le nostre cronache, offrendo l’immagine di una società dove il rispetto per la donna non fa parte dell’agire quotidiano delle persone, del linguaggio privato e pubblico, dei rapporti interpersonali”, ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Le istituzioni hanno raccolto il grido di allarme lanciato dalle stesse donne e dalle associazioni che da decenni sono impegnate per estirpare quella che è, ancora in troppe situazioni, una radicata concezione tesa a disconoscere la libertà delle donne e la loro capacità di affermazione. Per questo resta fondamentale, per le donne che si sentono minacciate, rivolgersi a chi può offrire un supporto e prevenire la degenerazione della convivenza in violenza”, ha aggiunto.
Emergenza globale – “La violenza contro le donne e le ragazze è un’emergenza globale che richiede un’azione urgente a tutti i livelli – ha scritto su Twitter -, in tutti gli spazi e da tutte le persone. Ribadisco il mio appello a porre fine a questa pandemia ombra una volta per tutte”. Le donne inoltre stanno subendo di più anche la crisi economica legata alla pandemia di coronavirus: nel secondo trimestre in Italia si sono perse quasi mezzo milione di occupate.
I dati della violenza – In occasione della giornata “Non una di Meno” torna in piazza, abiti neri e fazzoletto fucsia, prima alle 11 a Montecitorio e poi tra le 16 e le 17, a Ponte Garibaldi, dove fu uccisa Giorgiana Masi. “Porteremo in piazza i dati della violenza domestica, economica e istituzionale sulle nostre vite ma presenteremo – spiegano le organizzatrici – anche il conto al governo per il prezzo pagato al confinamento in casa, per l’enorme quota di lavoro di cura e assistenza gratuito, precario o malpagato su cui si regge la società e su cui in particolare si è gestita l’emergenza sanitaria
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