Triste il paese che di fronte a 800 morti al giorno sostituisce la pietà con l’indifferenza

I dati della pandemia sono terribili, le timide misure prese dal governo hanno solo rallentato la seconda ondata e gli studiosi si raccomandano inascoltati. Ma si parla solo di come festeggiare

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10 Dicembre 2020 - 21.34


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Lo spunto viene da un ‘festante’ comunicato del Torino Airport: “Riprende forza la domanda di viaggi aerei da e per Torino in vista delle Festività natalizie 2020. Dal 13 al 20 dicembre saranno operati 208 voli da e per Torino Airport: si tratta di 153 voli in più rispetto agli 8 giorni precedenti, pari a un aumento del +278%. Le compagnie aeree tornano dunque ad investire sullo scalo piemontese, confermando il clima di fiducia verso una concreta ripartenza del settore”.
Per carità, la notizia è positiva sotto certi punti di vista. Ma negativa su altri: siamo in piena pandemia, giorni fa abbiamo contato quasi mille morti in un giorno, oggi sfiorati i novecento, il dato più basso è stato di 499 morti.
Abbiamo ‘macinato’ circa 4-5 mila morti a settimana e le timidissime misure prese dal governo hanno rallentato di pochissimo la diffusione del virus con un indice tamponi/positivi che sta al 10% ed è molto alto.
Eppure nessuno si è fermato a chiedersi: come mai ogni giorno ci sono centinaia di morti come nei peggiori giorni della prima ondata e nessuno sembra più interessarsene?
Come mai i bollettini quotidianamente danno conto di una vera e propria strage e quasi nessuno si ferma a chiedersi come sia potuto accadere (per non farlo più) ma le uniche preoccupazioni sono gli spostamenti di Natale, lo shopping ed è stato perfino necessario alzare la voce per opporsi alla riapertura degli impianti di sci?
Il dato che imbarazza e lascia sbalorditi è che in questi giorni non ci sia da parte dell’opinione pubblica una forte richiesta di maggiore sicurezza e di norme stringenti ma, al contrario, qualsiasi restrizione viene vissuta non come una protezione ma come una limitazione.
Eppure, come già avvenne la scorsa estate, molte ‘Cassandre’ (ossia quelli che predicono il futuro ma non vengono creduti) che sono numerosi studiosi ipotizzano la ‘tempesta perfetta’ nel combinato disposto di restrizioni leggere, feste di Natale, voglia di evadere, inverno che favorisce i contagi e medicina territoriale che al momento è ancora inefficiente come lo era a marzo.
I loro avvertimenti sono vissuti con fastidio perché si deve parlare solo di Natale, di shopping, cenoni, veglioni o dei vaccini che arriveranno ma ancora non sono arrivati e, quindi, nel frattempo si muore.
Tra 15 giorni è Natale, poi Santo Stefano, Capodanno e in fine l’Epifania. Tra Natale e la Befana ci saranno due settimane intense.
C’è da sperare che qualcuno pensi ai morti di questi giorni che non vedranno il nuovo anno, a circa 65 mila famiglie senza un padre, una madre, un nonno e faccia il meglio per evitare che tanti altri non arrivino vivi a gennaio o in tempo per avere il vaccino.
Se è vero che è triste un paese che ha bisogno di eroi, è orribile un paese che trasforma gli eroi di ieri – medici e infermieri – nei reietti di oggi e che di fronte a migliaia di morti a settimana sostituisce la pietà con l’indifferenza.

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E. Con.

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