Se i cosiddetti “No Vax”, come sembra, monopolizzano qualunque forma di dissenso, appare chiaro che qualunque forma di dissenso rischia seriamente di sparire. Se estremisti di destra come di sinistra ingrossano le folle di chi preferisce la morte al vaccino, allora persino i seguaci degli U.F.O. possono correre il rischio di sembrare scienziati veri.
Eppure, mai come adesso avremmo disperatamente bisogno di dissenso. Perché mai come adesso non abbiamo più un modello di sviluppo da seguire. Da una parte, ha vinto il consumismo, come tanti temevano, o piuttosto ha stravinto, dato che alla sua guida si è imposto un unico distributore planetario delle merci, Amazon. Dall’altra, ha perso la civiltà industriale, come altri presagivano, perché l’uso dei combustibili fossili ci avvelena l’aria. E siamo finiti tutti, tra plastica e carbone, su un pianeta irriconoscibile che ci detta, oggi più che mai, le proprie regole per ricordarci che è venuto assai prima di noi.
Questo deserto del dissenso è anche, inevitabilmente, il deserto della classe politica. Non sembra esserci, in nessun posto, una nuova generazione della classe dirigente. Si vedono solo vecchi, e nessun giovane all’orizzonte. Ma la colpa non può che essere dei vecchi. Perché sono sempre stati i vecchi a spingere al proscenio i giovani che consideravano meritevoli. Viene in mente Enrico Berlinguer. Ma può venire in mente anche Giulio Andreotti. Si chiama ricambio. Come il ricambio dell’aria.