Vaccinarsi contro il Covid è un atto che ha fatto segnare un’alta diseguaglianza tra Nord e Sud del mondo. L’università di Trento, con Giuseppe Veltri del dipartimento di sociologia e ricerca sociale, ha partecipato a una ricerca internazionale per studiare l’orientamento della cittadinanza di sei Paesi europei sulle priorità nella distribuzione dei vaccini. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista medica internazionale `eLife´.
Dallo studio, che è stato coordinato dalla Technische Universität München e ha coinvolto oltre 6mila persone, emerge un generale sostegno a favore del trasferimento dei vaccini contro Covid-19 a soggetti vulnerabili dei Paesi più poveri. A schierarsi per una copertura vaccinale equa a livello globale sono state soprattutto le donne, le persone più giovani e quelle con più alta istruzione. «Le più restie a trasferire i vaccini al di fuori del nord del mondo sono sembrate le persone con maggiore rischio di malattia grave», spiega il professor Giuseppe Veltri.
Per misurare l’opinione pubblica riguardo alla distribuzione dei vaccini in Europa, il gruppo di ricerca ha reclutato un campione di 6.030 persone favorevoli alla vaccinazione ma non ancora vaccinate in Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Svezia. Gli esperimenti sono stati condotti in Germania nell’aprile 2021, nel mezzo della terza ondata di Covid-19, e negli altri cinque Paesi nel giugno 2021, in un periodo di relativa tregua. L’esperimento on line chiedeva di dare priorità nella somministrazione del vaccino tra una persona del loro Paese, con un solido sistema sanitario, e una persona in un paese a basso reddito con meno risorse per la sanità pubblica.
Il gruppo di partecipanti comprendeva persone diverse per età, rischio di morte da Covid-19 e status occupazionale. I partecipanti di tutti e sei i Paesi hanno dato la priorità alle persone più vulnerabili, indipendentemente dal fatto che queste vivessero nel loro Paese. Hanno anche dato la priorità alle persone occupate, a quelle impiegate nei settori più a rischio e a quelle che hanno perso reddito durante la pandemia rispetto alle persone disoccupate. A parità di caratteristiche, in Italia, Francia, Svezia e Spa