Dall'apartheid vaccinale a quello delle cure

I Paesi ricchi si sono già assicurati il triplo delle dosi di Plaxovid – il principale anti-virale per il Covid 19 in commercio prodotto da Pfizer e raccomandato dall’Organizzazione mondiale della Sanità – anche se...

Dall'apartheid vaccinale a quello delle cure
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

21 Novembre 2022 - 18.03


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Dall’apartheid vaccinale all’apartheid delle cure. I Paesi ricchi si sono già assicurati il triplo delle dosi di Plaxovid – il principale anti-virale per il Covid 19 in commercio prodotto da Pfizer e raccomandato dall’Organizzazione mondiale della Sanità – rispetto ai Paesi a basso e medio reddito. Nonostante questi rappresentino l’84% della popolazione mondiale e abbiano un tasso di vaccinazione, e quindi di protezione dalla malattia grave, di gran lunga inferiore: la percentuale della popolazione vaccinata con ciclo primario completo è ancora sotto il 20% nei Paesi a basso reddito mentre in quelli ad alto reddito si supera il 74%.

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 L’Italia ad esempio – dove la percentuale di popolazione vaccinata con il ciclo iniziale completo supera l’81% – si è già assicurata 600 mila trattamenti, pur avendone utilizzate finora poco più di 82.000.

 A rivelarlo è il nuovo studio realizzato dalla People’s Vaccine Alliance, di cui Oxfam e Emergecy sono membri, diffuso alla vigilia della riunione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, che discuterà ancora sulle regole di proprietà intellettuale relative a terapie e test Covid-19. 

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 Un’analisi che – utilizzando i nuovi dati raccolti da Airfinity – evidenzia anche che solo un quarto degli ordini di Plaxovidandrà ai Paesi in via di sviluppo. E come allo stesso tempo alcuni Paesi a medio reddito potranno arrivare a pagare per un ciclo di Plaxovid fino 250 dollari a dose, ossia 10 volte il costo di un farmaco generico equivalente.

 “Nella prima fase della pandemia, anteporre gli interessieconomici del settore farmaceutico senza limitare i diritti legati alla tutela della proprietà intellettuale ha causato una enorme disuguaglianza nell’accesso ai vaccini tra Paesi ricchi e poveri, che è costata milioni di vite. Adesso si sta riproponendo lo stesso schema per i trattamenti antivirali – rimarcano Sara Albiani, policy advisor su salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency – Ancora una volta Pfizer detiene un monopolio che impedisce ai Paesi più poveri di accedere alle cure, essenziali per salvare vite umane e ridurre l’impatto della pandemia su sistemi sanitari già fragili”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti raccomandato l’uso di Paxlovid per ridurre i tassi di ospedalizzazione e mortalità, chiedendo un accesso globale equo alle terapie come parte della strategia di mitigazione del long Covid: proprio il Paxlovid, secondo un recente studio, non ancora sottoposto a revisione, ne ridurrebbe infatti il rischio. 

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 “I trattamenti anti-virali orali sono facili da somministrare e sarebbero fondamentali nei Paesi a basso reddito dove non ci sono strutture sanitarie in grado di fronteggiare nuovi picchi di contagi – aggiungono Albiani e Miccio – Eppure, al momento, sono accessibili quasi esclusivamente nei Paesi più ricchi, dove la popolazione è già significativamente protetta  grazie ai vaccini e dove si può contare su diversi tipi di cure e un’assistenza sanitaria, che consente di sopravvivere in molti casi anche agli effetti più gravi che il virus può causare”.

Esistono altri 77 altri farmaci per la cura del Covid in fase di sperimentazione avanzata, ma i prezzi resteranno proibitivi

In più si deve considerare come al momento ci siano centinaia di altri potenziali farmaci per la cura del Covid-19, tra cui almeno 77 in fase avanzata di sperimentazione clinica, che potrebbero essere efficaci e avere un campo di applicazione più ampio. Tuttavia, le norme sulla proprietà intellettuale conferiscono a un ristretto numero di aziende il monopolio della fornitura, della distribuzione e del prezzo, con la conseguenza che i Paesi a basso e medio reddito non potranno usufruirne a prezzi accessibili.

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 L’appello all’Organizzazione Mondiale del Commercio

A giugno, dopo un anno e mezzo di negoziati, l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) ha respinto le proposte di deroga alle norme sulla proprietà intellettuale per tutte le tecnologie mediche Covid-19, adottando un testo di compromesso che riguarda solo i vaccini e i relativi brevetti.

 “In vista dei colloqui che si terranno domani a Ginevra, lanciamo un appello urgente agli Stati membri dell’Omc, affinché concordino immediatamente un’estensione della deroga sulle norme di proprietà intellettuale che includa i trattamenti e i test, tale da consentire ai Paesi in via di sviluppo di produrre per i propri cittadini e di esportare, garantendo cure essenziali a prezzi contenuti.- concludono Albiani e Miccio – La salute pubblica deve prevalere sugli interessi commerciali, non si può consentire che siano le aziende a decidere chi debba vivere e chi debba morire”.

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Genocidio sanitario

17,5 milioni di persone sono morte per la pandemia, quasi 30 mila al giorno, da quando l’Organizzazione Mondiale del Commercio, 20 mesi fa, ha iniziato a discutere la proposta di sospensione delle regole che tutelano proprietà intellettuale di vaccini, terapie e diagnostica Covid-19.

 È l’allarme che Oxfam e Emergency, membri della People’s Vaccine Alliance, avevano lanciato alla vigilia dell’incontro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), tenutosi dal 12 al 15 giugno a Ginevra.

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 Meno di un quinto degli abitanti dell’Africa al momento ha ricevuto un ciclo vaccinale completo.

A giugno 2022, meno di un quinto degli africani ha ricevuto un ciclo vaccinale completo. Le strategie usate per promuovere l’accesso ai vaccini nei paesi a basso reddito si sono basate sulle donazioni. Per più di un anno i vaccini non sono stati disponibili e, una volta iniziate le spedizioni nei Paesi poveri, spesso le dosi si sono rivelate inutilizzabili, perché troppo vicine alla scadenza. Minando la fiducia tra l’Ue e i Paesi africani, oltre che la capacità dei diversi Paesi di pianificare efficaci campagne vaccinali. D’altro canto, terapie e test rimangono ancora un miraggio nei Paesi più poveri.

 Nonostante le immani difficoltà, l’Africa è stata più efficiente di Portogallo e Austria nella somministrazione dei vaccini ricevuti.

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Nonostante le difficoltà logistiche l’Africa ha somministrato però il 70% delle dosi ricevute, più di quanto non abbiano fatto paesi europei come Portogallo (68%), Austria (58%), Cipro (69%).  Un risultato notevole se si pensa che i Paesi africani hanno limitati budget sanitari, con una spesa pro-capite 33 volte inferiore a quella dei Paesi ad alto reddito.

 In gioco la credibilità stessa dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Oxfam, Emergengy e la People’s Vaccine Alliance denunciano quindi come l’attuale stallo all’Omc sulla sospensione delle regole sulla proprietà intellettuale rischia di compromettere i negoziati in corso e la stessa credibilità dell’organizzazione, soprattutto perché l’economia globale sta affrontando la prospettiva di una recessione unita all’aumento dei prezzi di cibo e carburante.

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L’attuale apartheid vaccinale rischia peraltro di replicarsi con la prossima generazione di vaccini o terapie anti Covid, sancendo un precedente pericolosissimo per le prossime pandemie.

 La pandemia ha prodotto 40 nuovi miliardari anche nel settore farmaceutico che ha registrato negli ultimi due anni profitti da capogiro. Imprese come Moderna e Pfizer hanno realizzato 1.000 dollari di profitto al secondo grazie al solo vaccino Covid-19 e, nonostante abbiano usufruito di ingenti risorse pubbliche per il suo sviluppo, fanno pagare ai governi le dosi fino a 24 volte in più rispetto al costo di produzione stimato, anteponendo gli utili alla tutela della salute globale in un mondo in cui l’87% dei cittadini nei Paesi a basso reddito non ha ancora completato il ciclo vaccinale.

“È scandaloso che alcuni abbiano accumulato ricchezze, negando a miliardi di persone l’accesso ai vaccini o approfittando dell’aumento dei prezzi alimentari ed energetici – sottolineava in quell’occasione a Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International -. A oltre due anni dall’inizio della pandemia, con più di 20 milioni di morti stimate dovute al Covid-19 e una crisi economica drammatica, i leader dei governi hanno il dovere morale di promuovere misure nell’interesse dei più, soprattutto delle persone più vulnerabili, e non dei pochi”. 

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La risposta è venuta. Una risposta vergognosa. Di chi ha raffazzonato un accordo fatto per salvare la faccia, non vite umane”.

Ma Oxfam ed Emergency sono organizzazioni molto toste. E non demordono. Continuano a denunciare, documentare, proporre. Perché sanno di stare dalla parte giusta. E nessuno potrà dire “non sapevo”. E nessuno potrà aggiungere “sì va bene, ma quali sono le alternative”. Oxfam ed Emergency le alternative le hanno indicate. Non assumerle, dai potenti della Terra, è un crimine. Contro l’umanità. 

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