Passeggiando per Londra in questi giorni ci si potrebbe imbattere in alcuni manifesti molto provocatori. Il cancro non sarà l’ultima cosa che mi fott*rà (Cancer won’t be the last thing that f*ucks me) è il titolo della campagna ideata dall’agenzia BBH in collaborazione con l’associazione no profit GirlVsCancer. L’obiettivo è rompere il tabù del sesso per chi ha attraversato la malattia del cancro e aiutare chi, dopo la malattia, non si sente idonea al piacere sessuale.
Non siamo abituati a vedere nella stessa frase due parole molto dissonanti tra loro come sesso e cancro, ma «questa campagna contribuirà a cambiare questa percezione», hanno commentato le autrici su un quotidiano londinese. «Questa iniziativa ha avuto inizio due anni fa quando uno dei dipendenti di BBH ha appreso dell’esistenza di sex toys progettati per le donne affette da cancro e ha mobilitato l’agenzia per sostenere questa causa».
Secondo una ricerca condotta da BBH è emerso che il 60% delle donne con il cancro ammette di sperimentare disfunzioni sessuali, mentre almeno una su tre non riceve nessuna informazione pretrattamento su possibili effetti collaterali sessuali dovuti alle malattie.
L’agenzia ha quindi un’associazione con cui stringere una collaborazione, trovando GirlVsCancer, fondata nel 2022 da Lauren Mahon che ha affrontato essa stessa il cancro al seno nel 2016. Il titolo provocante ma audace ha conquistato subito Mahon e insieme hanno lavorato anche a tre cortometraggi molto coraggiosi oltre alla campagna out-of-home.
«La campagna ha un grande impatto, i contenuti dei video sono anche fin troppo espliciti, ma è necessario dare uno ‘schiaffo’ comunicativo per sollevare il problema» commenta Amalia Vetromile, fondatrice dell’APS Mamanonmama e del movimento Sex and the Cancer – quello che le donne non dicono. L’associazione si batte per il diritto delle donne a riavere una sessualità soddisfacente dopo la malattia.
«Il nome del nostro progetto Sex and the Cancer, creato da Mark Adam Bells, è volutamente provocatorio, anche se poi affronta tutta la complessa problematica della sindrome urogenitale. Credo che a fianco alla provocazione sia necessaria la formazione dei medici e del personale sanitario, l’informazione e il supporto alle donne, l’accessibilità alle terapie disponibili», commenta Vetromile.
Secondo i dati, in Italia quasi 2 milioni di italiane convivono con una diagnosi di tumore e provano vergogna a parlare dei propri problemi intimi col medico, convinte che nulla si possa fare – afferma sempre Vetromile.
E’ per questo motivo che l’associazione ha creato uno sportello d’ascolto tramite una piattaforma di telemedicina, offrendo un servizio gratuito di consulenza su tutto il territorio nazionale grazie ad un team di specialisti volontari. Lo sportello si trova facilmente sul loro sito (qui il link).
Sempre l’associazione, la cui mission è promuovere la consapevolezza non solo tra i pazienti ma anche tra infermieri e medici che spesso sono impreparati ad affrontare tali delicate tematiche, ha in programma il 26 ottobre prossimo la quarta edizione del Convegno Nazionale Sex and The Carcere presso la Sala Promoteca del Campidoglio.