Roma, l'occupazione festosa di Palazzo Nardini: la storia non si svende
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Roma, l'occupazione festosa di Palazzo Nardini: la storia non si svende

Il Palazzo, un gioiello del '400, e che è stato la sede del movimento femminista rischia di essere venduto a un privato. Diventerà un resort di lusso? C'è chi dice no. Perché #romasogna

Palazzo Nardini occupato
Palazzo Nardini occupato
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9 Giugno 2018 - 16.07


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Occupato. Come un tempo. Come quando  in via del Governo Vecchio 39 a Roma, c’erano le donne. Da qui partì la battaglia per i diritti e la rivoluzione femminista. Oggi all’urlo di #romasogna Palazzo Nardini è stato occupato di nuovo dai ragazzi e dalle ragazze del Valle Occupato, del Rialto, di Scomodo, di Stalker, la base  creativa dell’associazionismo romano. Perché Palazzo Nardini, che è di proprietà della Regione Lazio, rischia di essere venduto, trasformato in un lussuoso resort a 5 stelle.

La storia. E’ una storia lunga e complessa quella di palazzo Nardini. Si trova nel centro di Roma, fu costruito tra il 1470 e il 1480, e prende il nome dall’arcivescovo di Milano, Stefano Nardini, che alla metà del XV secolo fu nominato governatore di Roma dal papa Paolo II. Sede del governatore di Roma fino al suo trasferimento, nel 1755, a Palazzo Madama, diede il nome alla strada in cui è ubicato: via del Governo Vecchio.

In vendita? Quando la notizia della messa in vendita è trapelata, pubblicata su un sito di aste immobiliari, la Soprintendenza speciale di Roma ha avviato un procedimento per vincolarlo interamente, rendendolo così inalienabile. Eppure c’è chi quel vincolo vorrebbe aggirarlo. Sono 6500 mq, praticamente un tesoro nel centro della Capitale, che farebbe comodo ai mattonari di professione, qualcuno dice anche alla famiglia Armellini. Nel progetto si vocifera che il cortile rinascimentale potrebbe essere adibito a garage.

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Restituirlo alla città. Scrive Vittorio Emiliani, giornalista e presidente del Comitato per la bellezza: “Viene da chiedersi: possibile che, con tutte le esigenze culturali insoddisfatte che presenta la capitale, Palazzo Nardini non possa essere utilizzato se non come resort o tramezzato per farne appartamenti di lusso? Possibile che non possa essere usato per scopi culturali importanti restituendo così dignità ad un rione sempre più involgarito dal turismo di massa?”
Azione dal basso. Domanda legittima. Fatto sta che c’è chi dice no. Il messaggio che corre su Twitter è questo: “Oggi 9 giugno 2018, via del governo vecchio 39, palazzo nardini #RomaSogna fino a stasera tutti*! All’attenzione di tutti coloro che abitano, attraversano e vivono questa città, con o senza documenti, casa o portafoglio, ma con a cuore Roma e il suo futuro…”. L’idea è quella di partire da questa occupazione per riproporre alle istituzioni il tema degli spazi abbandonati in città. Avviare un confronto. Il Teatro India diventerà il laboratorio dove ragionare su cosa è Roma, di cosa ha bisogno,  quanta fame di luoghi di cultura, condivisione, creatività sociale. Il vice sindaco di Roma, Luca Bergamo è arrivato a Palazzo Nardini per parlare con i ragazzi e le ragazze che hanno aperto il portone e sono finalmente entrati.  Vedremo cosa ne verrà fuori, se finalmente un tavolo per non inchiavardare, chiudere, lucchettare, vendere un patrimonio che è comume, ma metterlo a disposizione delle forze che fanno rete. 
E’ un’azione dal basso ma potente. Un avvertimento festoso e pacifico. Gli occupanti hanno portato disegni, fumetti, musica, stanno recitando poesie, nel cortile scorazzano allegre due paperelle a dispetto delle auto che potrebbero arrivare.
Roma sogna e vuole continuare a sognare. Anche tenendosi Palazzo Nardini, un pezzo della sua storia. Un pezzo del suo futuro.

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