Il quotidiano Liberazione si "sospende" da gennaio

Dal 1° gennaio il quotidiano Liberazione sospende le pubblicazioni in via cautelativa. Pesano i tagli dei governi. Un'altra sconfitta per la democrazia.

Il quotidiano Liberazione si "sospende" da gennaio
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17 Dicembre 2011 - 18.26


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Un fulmine a ciel sereno? Non proprio. Da mesi il quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista dedicava aperture alla possibile, imminente chiusura di una voce fuori dal coro. E con Liberazione la chiusura di tante altre testate più o meno storiche (giornali di cooperative e di partito). Ieri la decisione. In via cautelativa.

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Certamente sul quotidiano di Via del Policlinico, a Roma, pesa il fatto che l’editore-partito, non essedno più in parlamento, si ritrova, già di suo, impossibilitato a ripianare i debiti, pesa (e questo vale per una parte delle testate a rischio) la ingiusta comunanza, tra i beneficiari del fondo, di giornali veri e giornali “finti”, per cui i contributi “a pioggia” penalizzano le realtà trasparenti che ne hanno diritto. Da anni sonnecchiano in Parlamento proposte per una nuova legge sui contributi per l’editoria, da anni vengono ignorate.


Ieri dunque le lavoratrici e i lavoratori e di Liberazione si è aperto del tutto quel baratro che avevano iniziato a vedere già da un po’, il culmine di una crisi iniziata tre anni fa e che aveva già portato ai tagli drastici lo scorso anno. Questo il comunicato dell’assemblea che coinvolge sia giornalisti che poligrafici.

La Mrc, società editrice di Liberazione, ci ha comunicato che dal prossimo primo gennaio, il giornale sospenderà in via cautelativa le pubblicazioni. E’ questo il risultato immediato, spiega l’editore, della cancellazione retroattiva del finanziamento pubblico per i giornali cooperativi, di idee e di partito decisa dal governo Berlusconi e confermata dal governo Monti.
Questo colpisce una redazione già provata da una pesante ristrutturazione: 23 esuberi di giornalisti su 30 e 14 esuberi di poligrafici su 20. Ora tutti e 50, con le nostre famiglie, restiamo senza futuro. E la testata, piccola ma con vent’anni di storia alle spalle, vede spegnersi la propria voce.
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Il nostro è il primo di una serie di giornali, le stime dicono almeno cento, che se il finanziamento non verrà ripristinato immediatamente, sono destinati a morire. I lavoratori e le lavoratrici a rischio sono oltre 5mila, a cui vanno aggiunti quelli dell’indotto. Sappiamo perfettamente di essere una goccia nell’oceano, siamo solidali con tutti i lavoratori, pensionati e precari colpiti dalla crisi e dalle ricette inique del governo Monti: di loro raccontiamo tutti i giorni sulle nostre pagine.

Vogliamo però che sia chiaro a tutti che sono in campo da tempo diverse proposte alternative che permetterebbero di reperire le risorse necessarie senza gravare sui conti dello Stato. Intervenire subito per salvare la nostra e le altre testate, i nostri e tutti i posti di lavoro oggi minacciati è ancora possibile. E’ però una questione di giorni, anzi di ore.

C’è bisogno di scelte politiche chiare e operative per non consegnare tutta l’informazione nelle mani di pochi colossi editoriali, com’è successo per le televisioni. L’appello del Presidente Napolitano in difesa del pluralismo dell’informazione è ancora in attesa di una risposta. Da oggi i lavoratori e le lavoratrici di Liberazione sono in assemblea permanente e impegnati in iniziative di sensibilizzazione e di lotta. E fanno appello ai lavoratori delle altre testate, ai lettori, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni, ai movimenti, ai cittadini per costruire insieme, subito, momenti di mobilitazione.

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Le lavoratrici e i lavoratori di Liberazione il Comitato di redazione la Rappresentanza sindacale unitaria

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