Quando la televisione è grande! Lo è stata la settimana scorsa con una puntata della Grande Storia di Raitre dedicata alla storia della scuola e della istruzione in Italia. Con un conduttore particolare e insolito: il cantautore Roberto Vecchioni, che oltre a scrivere bellissime canzoni ha anche passato molti anni della sua vita ad insegnare nei licei milanesi. E’ stata grande ieri sera con uno spettacolo insolito (uso la parola spettacolo a proposito di un documentario non impropriamente perché vi si evidenziava la cifra spettacolare), costruito intorno alle lettere che si scambiarono in un anno e mezzo (dal settembre del 1943 fino al fatidico aprile del 1945) Benito Mussolini e la sua amante Clara Petacci, meglio conosciuta come Claretta. La donna che non abbandonò Mussolini fino alla fine, fino a morire accanto a lui.
Gli autori del programma, capitanati da Giuseppe Giannotti , hanno costruito uno spettacolo sullo stile epistolare ricorrendo alla commistione dei generi (il teatro e il documento). Uno dei quei programmi che rimangono nella cineteca per la scansione drammaturgica ma anche per la ricostruzione (avvalendosi anche della recitazione di Maja Sansa e Michele Placido) non solo degli ultimi giorni del fascismo ma anche dello spirare di due anime dannate che si amano fino alla fine. La sorpresa che il programma ci ha riservato è la forza del personaggio di Claretta che la storiografia fino ad oggi ci aveva descritto quasi come un cagnolino fedele ai piedi del suo duce amante.
Invece in queste lettere Claretta appare una donna forte e coraggiosa che sostiene con il suo amore ma anche con la forza della parola un uomo avvilito, un cadavere vivente come lui ama descriversi. Un uomo abituato al comando e alle folle oceaniche che sente di essere diventato lo zimbello del mondo, un uomo che forse desidera soltanto la morte e la fine di questa immane tragedia che lui stesso ha avviato. Claretta lo tiene in piedi, gli ricorda il suo passato glorioso, lo incoraggia a tornare ad essere quello che è stato e che non potrà più essere, ora che è diventato un fantoccio nelle mani di Hitler.
Il programma è molto importante perché inaugura un fatto storico: la collaborazione fra una delle reti generaliste della Rai (Raitre per l’esattezza, quella più votata e attrezzata per questo genere di operazioni) e la più interessante delle reti tematiche, Rai Storia, che fino ad oggi, come le altre 12 reti Rai nate con il digitale terrestre, è stata relegata ai margini, con pochi fondi e senza l’attenzione e il sostegno della “casa madre”. Che sia l’inizio di una nuova era?
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