Il giornalista Rai Stefano Mensurati è stato un picchiatore fascista. Si può dire. Lo ha stabilito la Cassazione, che oggi ha assolto un blogger condannato a pagare 400 euro di multa all’ex conduttore di Radio Anch’io per averlo così definito nel 2005, quando la Rai era investita dalle polemiche per aver affidato un incarico così importante a una persona con un passato di adesione al Fronte della Gioventù.
Ma la Cassazione prima di tutto osserva come Mensurati stesso abbia ammesso di essere stato in gioventù un picchiatore di destra. E lo ha fatto in un’intervista di Antonello Caporale sul Venerdì di Repubblica. A leggere la sentenza fa sorridere la trattazione di una questione eminentemente politica con un rigido linguaggio giurisprudenziale, ma va detto che il ragionamento degli ermellini non fa una piega.
Spiegano infatti giudici: “è stato lo stesso Mensurati in quella intervista ad ammettere di essere stato un simpatizzante, negli anni Settanta, del ‘Fronte
della Gioventù’, e di ”aver fatto a botte con i ‘rossi’, anche se più che darle le ho prese”. “Alla luce di questi dati – scrive la Suprema Corte, nella sentenza 745 – appare del tutto ingiustificata la richiesta di un intervento punitivo dello Stato, in danno di chi lo ha collocato, nel passato, all’interno
di uno schieramento che questo tipo di dialettica della violenza, avente precise radici storiche, non ha mai rinnegato”.
“La non smentita circostanza, narrata da Mensurati, secondo cui egli ha avuto, in questi risalenti episodi di violenza, il ruolo di soccombente – prosegue la
Cassazione – non incide sulla efficacia della ammissione di aver svolto una specifica militanza politica e sulla perfetta aderenza alla verità dell’attribuita qualifica di ‘picchiatore’, nel cui significato non è pacificamente compreso il ruolo di vincitore negli episodi di violenza reciproca”.
“L’ammissione autoironica di averle prese – spiegano gli ‘ermellini’ – nulla sposta sul significato delle sue affermazioni: l’ammissione di aver avuto scarso valore in questa pratica politica, non smentisce di avervi partecipato”.
Infine la Cassazione ricorda che nel 2005 la Rai – “cioè il complesso
di maggiore incidenza sulla formazione e sulla informazione
della pubblica opinione, finanziato da risorse pubbliche” – era
investita dalle polemiche “per aver affidato uno dei ‘programmi
di punta’, ‘Radio anch’io’, a un giornalista (Mensurati), la cui
ben precisa posizione politica non corrisponde a quella della
maggioranza degli italiani e ai principi costituzionali in cui
essi incondizionatamente credono”. E l’espressione incriminata
e ora ‘sdoganata’, “era proporzionata alla polemica” di quei
giorni.