Unità renziana e Gramsci si rivolta nella tomba

Il quotidiano ripartirà con organico dimezzato, stipendi minimi e vocazione gossippara.

Unità renziana e Gramsci si rivolta nella tomba
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12 Marzo 2015 - 18.07


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di Claudio Visani

Il fondatore Antonio Gramsci probabilmente si rivolterà nella tomba, ma c’è il via libera alla rinascita de l’Unità in salsa nazional-popolare-renziana. Con 44 sì, 6 no e 7 astenuti i giornalisti dello storico quotidiano del Pci, e negli ultimi anni della sinistra-sinistra italiana, hanno approvato l’intesa già siglata dal Comitato di redazione, dalla nuova società editoriale (Gruppo Veneziani, il costruttore lombardo Pessina e la fondazione Eyu del Pd) e dal vecchio editore, la Nie di Matteo Fago & co. in liquidazione. Incassato il parere positivo della redazione, per poter partire alla cordata editoriale manca ancora il via libera del Tribunale fallimentare di Roma, il cui giudice per uno strano caso del destino di cognome fa De Renzis.

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Salvi 25 giornalisti su 56. Ritorno in edicola il 25 aprile

L’accordo consentirà la riassunzione di 25 dei 56 redattori del giornale (ma 5 saranno pagati dal Pd e non dell’editore), il via al progetto editoriale e, probabilmente, il ritorno in edicola del quotidiano il 25 aprile, giorno altamente simbolico di una storia che però non c’è più. Nove mesi dopo la sospensione delle pubblicazioni (l’ultimo numero fu stampato il 30 luglio del 2014) dovrebbe dunque nascere la nuova l’Unità. Secondo le prime indiscrezioni, sarà un giornale di 48 pagine, con il primo sfoglio dedicato all’attualità politica, all’economia, alla cronaca e allo sport, e con una seconda parte – si dice – centrata sul “life style”: sorta di contenitore unico sulle “tendenze della società”. Ci sarà cioè una netta suddivisione tra “hard e soft news”, fortemente voluta dal socio forte della nuova società, Guido Veneziani, che ha costruito i propri successi editoriali proprio sulla forza del nazional-popolare. La GVE, che fa capo all’imprenditore calabrese, ha infatti nel suo portafoglio una quindicina di testate che spaziano dal gossip (Stop, Top, Vero) al self-made per casalinghe (Uncinetto, Rakam), dai temi religiosi (la rivista Miracoli) alla tivù commerciale (Vero-Tv). Un purpurì che nel 2013 gli ha comunque assicurato una vendita media giornaliera di 830mila copie, seconda soltanto a Mondadori (2,4 milioni) e alla Cairo Comunication (1,7 milioni).

Da quotidiano di Gramsci e del Pci a giornale dell’editore del gossip

L’anima “gossippara” del Veneziani editore, tuttavia, fa storcere il naso ai giornalisti della vecchia l’Unità e ai lettori affezionati all’idea di un giornale politico e di partito fedele alle idee del fondatore Antonio Gramsci. C’è stata una fase dove sembrava, addirittura, che la stragrande maggioranza dei giornalisti del quotidiano rinnovato dovesse provenire dalle altre testate del gruppo, tranne 5. Poi, dopo che i curatori e la magistratura fallimentare di Roma avevano definito “inadeguata” la proposta di acquisto della sola testata da parte della cordata editoriale invitandola a riformulare l’offerta anche per il “ramo d’azienda” (quindi vecchia redazione compresa), Veneziani, Pessina e il Pd hanno corretto il tiro e i 25 ex giornalisti de l’Unità – sia pure nella forma pasticciata di 20 assunti dall’editore e di 5 pagati dal partito – dovrebbero garantire un minimo di continuità all’anima politica al quotidiano. Ma non alla linea editoriale, che è destinata a cambiare da sostanziale voce critica del renzismo ad altra grancassa di Renzi e del suo Pd. Importante sarà, a questo proposito, la figura del direttore. Il nome ancora non si conosce, ma Guido Veneziani, il socio forte della cordata, ha già annunciato che sarà “uno molto giovane”, quindi probabilmente slegato dalla storia de l’Unità.

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Contratti al ribasso, due sole redazioni e corrispondenze da Emilia e Toscana

In sintonia con il “Jobs Act” – così almeno sembrerebbe – i 25 giornalisti della nuova l’Unità verranno assunti con contratti in deroga al contratto nazionale dei giornalisti: 2.000 euro di minimo e 2.300 di massimo, a prescindere dalla qualifica. Per di più, gli assunti con contratto classico a tempo indeterminato (articolo 1) saranno appena 16: in 10 soltanto staranno nella redazione romana, 6 andranno in quella milanese, gli altri 9 saranno assunti con la forma meno tutelata del “collaboratore fisso” o “corrispondente” (articolo 2) e sparsi tra Roma, Milano, Firenze e Bologna: in queste due ultime città le storiche redazioni lasceranno il posto a semplici corrispondenze. Il piano prevede poi l’assunzione di 4 poligrafici.

Il Cdr si dice comunque soddisfatto

Il Comitato di redazione si dice comunque soddisfatto dell’esito del referendum interno che, scrive, “conclude in modo positivo, anche con il sostegno dei fiduciari di Firenze, Bologna e Milano, una trattativa che era iniziata tutta in salita, che non lasciava sperare in più di qualche unità di nuovi occupati”. Ringraziando la Fnsi e le associazioni territoriali di stampa di Roma, Firenze, Bologna e Milano per l’aiuto fornito, i giornalisti de l’Unità sottolineano che “questo risultato non sarebbe stato possibile senza il dispositivo coraggioso e articolato del tribunale fallimentare di Roma, che ha valorizzato i lavoratori tutelandone diritti e professionalità”.

“Un pensiero particolare – continua il Cdr – lo rivolgiano a Carla Cantone, segretario dello Spi Cgil che in questi difficili mesi ci ha sostenuto e ospitato presso quella che era la storica sede del Pci romano in via de’ Frentani a due passi dalla redazione ‘leggendaria’ de l’Unità a San Lorenzo. Buon sangue non mente: un grande sindacato si schiera sempre per i lavoratori. Grazie Carla! Auspichiamo che la nuova impresa editoriale guidata dal gruppo Veneziani e con una fondamentale partecipazione della fondazione Eyu del Pd, parta con il piede giusto, per il bene di tutti: giornalisti e informazione politica. Per quanto ci riguarda continueremo a tutelare i nostri colleghi, che ancora si trovano in condizione di forte emergenza, e soprattutto quelli che continueranno a stare in cassa integrazione. Sono ancora molti i nodi da sciogliere, prima che questa triste vicenda si concluda. Non ultimo quello dei colleghi costretti a pagare di tasca propria i danni per diffamazione che avrebbe dovuto pagare la Nie in liquidazione. La nostra battaglia non finisce qui, ma da oggi procederemo con qualche certezza in più”.

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Critici invece la Fnsi e le Associazioni stampa regionali

La Fnsi e le Associazioni regionali di Stampa di Emilia Romagna, Lazio, Lombardia e Toscana esprimono, invece, “preoccupazione per le modalità che hanno portato all’accordo fra la Nie in liquidazione e l’Unita Srl di Guido Veneziani per la cessione della testata e del ramo d’azienda addetto alla realizzazione del giornale”. “Pur prendendo atto della volontà della maggioranza della redazione di sottoscrivere l’intesa, il sindacato – si legge in una nota della Fnsi – non può non rilevare che oltre al progetto editoriale, che rimane ancora non chiaro, non convincono le scelte imposte sulla riduzione dell’organico, sulle mansioni, sul taglio delle retribuzioni e sui criteri di selezione dei 25 giornalisti della nuova Unità. Tali criteri, infatti, sono in aperto contrasto con le norme del contratto nazionale di lavoro giornalistico. Va, comunque, apprezzato che il Tribunale fallimentare di Roma abbia voluto, con il proprio provvedimento, dare la priorità alla salvaguardia dei livelli occupazionali. Restano criticità sulle quali il Sindacato continuerà a vigilare anche per assicurare alla redazione un miglioramento delle condizioni generali dell’accordo”.

E “Gli audaci, in tasca l’Unità”, dicono che…

La pagina Facebook de “Gli audaci, in tasca l’Unità”, in sostanza un nucleo di giornalisti e lettori storici del quotidiano fondato da Gramsci, infine, scrive: “Il fatto che dopo 220 giorni di assenza dalle edicole le persone si dimostrino ancora attente alla questione l’Unità è un buon segno. Che ci si interroghi sul futuro del giornale in maniera critica è una salvezza e un’occasione di crescita. Ci sarà davvero di che indignarsi il giorno in cui nessuno si domanderà chi sia l’editore del quotidiano di Gramsci e quale sia il suo progetto editoriale. E’ legittimo che desti preoccupazione il fatto che più della metà della redazione perda il lavoro e debba aspettare dei mesi prima di vedersi accreditati tutti gli arretrati. Sono legittimi i dubbi che riguardano i criteri di selezione per i lavoratori della nuova Unità perché in contrasto con le norme sindacali e legittimi i dubbi sull’indipendenza di quei 5 giornalisti che saranno direttamente a libro paga del Nazareno. Legittime le critiche al fatto che Guido Veneziani e il Partito Democratico non si facciano carico della situazione di quei cronisti colpiti da cause temerarie e lasciati soli, dall’accordo firmato tra le parti, a combattere questa battaglia di democrazia e a pagare di tasca propria spese legali inaccessibili. Legittimi gli allarmi lanciati riguardo le pagine culturali che rischiano di diventare un sottoprodotto di infima lega.

Ci sentiamo perfettamente legittimati a mettere in guardia rispetto a qualsiasi ipotesi di disastro perché abbiamo a cuore l’Unità e lo abbiamo ampiamente dimostrato con questo presidio, anche quando tanti sembravano fottersene. Oltre che legittimo è doveroso porsi e porre delle domande perché il nostro orizzonte di riferimento politico e culturale non è lo stesso di Iva Zanicchi che invitava a votare Berlusconi dicendo ‘e diamogliela una possibilità’. Chi si aspetta un pubblico passivo che gioisce per il ritorno in edicola e punto ha sbagliato target di riferimento. Gli applausi per i nuovi assunti arriveranno ma, come dice Veneziani, ‘business is business’. Prima vedere cammello”.

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