L’altro giorno Beppe Grillo ha detto parlando dei giornalisti: “Siete dei congetturisti: una parte di responsabilità dell’ignoranza e della non conoscenza da parte di tantissime persone è vostra. Non siete dei media, siete dei mediocri: ci vedremo tra cinque anni e faremo il resoconto di quello che sarà successo”.
Per carità, da molto tempo la categoria del giornalisti è colpevole di ogni male. Quando racconta fa scandalismo, esagera, viola la privacy, quando non racconta è serva del potere, pagata dai padroni e via dicendo.
Luoghi comuni. I giornalisti sono come qualsiasi categoria: ce ne sono di bravi, di meno bravi, di straordinari e di capre. Di liberi e di meno liberi, di coraggiosi e di pavidi. Bisognerebbe con onestà intellettuale giudicare caso per caso, articolo per articolo.
Ma è prerogativa grillina odiare la libera informazione, con poche eccezioni e tra queste i loro leccaculi (perdonate l’espressione grossolana ma di questo parliamo) che si sono fatti megafoni della loro propaganda.
Però, di fronte a tali accuse, qualcosa bisogna dirla: i giornalisti saranno pure in parte responsabili dell’ignoranza. Ma è difficile accettare il pulpito dal quale viene la predica. Grillo e i grillini che hanno dato dignità politica ai terrapiattisti, ai no vax, alle scie chimiche. Grillo e i grillini che hanno portato al governo e in parlamento gente che ancora parla dei Savi di Sion e che non crede allo sbarco dell’uomo sulla luna o la xylella che per qualcuno si debella con sapone o onde elettromagnetiche. Grillo e i grillini, ricettacolo di ogni sorta di complottismo d’accatto e ispiratori diretti o indiretti di menzogne e fake news con le quale è stata inondata la rete e contro le quali perfino Facebook è dovuto intervenire chiudendo pagine sfornatrici di bufale.
I giornalisti strano responsabili dell’ignoranza. Grillo e grillini sono responsabili di Di Maio, Toninelli, Barbara Lezzi, Laura Castelli e di una lunga schiera di militanti, consiglieri e simpatizzanti che fanno concorrenza alle barzellette sui carabinieri.
Unicuique suum. O no?
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